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Migranti, in Sicilia nel 2020 gli sbarchi sono triplicati

Il 2020 è stato un anno infuocato non solo dal punto di vista sanitario ma anche da quello dell’immigrazione. Infatti, i migranti sbarcati clandestinamente in Sicilia (26.702) sono più che triplicati rispetto al 2019 (anno in cui ne sbarcarono 7.123).

Anche se questi dati rappresentano la maggior parte degli sbarchi avvenuti in tutta la Penisola, non possono essere rappresentativi della reale situazione italiana, in cui, in tutto il 2020, sono sbarcate, in totale, 34.134 persone. La gran parte di questi migranti, circa il 38%, provengono dalla Tunisia. Un Paese che non si è mai ripreso del tutto dopo la rivoluzione del 2011 contro il regime di Ben Ali e che è stato messo in ginocchio dalla pandemia da Covid-19 e dalla crisi economica che ne è derivata, la quale ha privato molte persone (soprattutto i giovani) del lavoro e della dignità che doveva essere loro garantita dalla democrazia.

Nonostante il numero degli sbarchi sia aumentato esponenzialmente nell’ultimo anno, resta comunque di gran lunga inferiore rispetto a quello registrato nel 2016, anno in cui il fenomeno dell’immigrazione ha raggiunto il suo apice con più di 180 mila sbarchi. Motivo per cui le teorie del centrodestra italiano, secondo le quali il Governo starebbe consentendo un’invasione di migranti clandestini incontrollata, causata dalla politica dei “porti aperti”, sono del tutto prive di fondamento.

Tuttavia, anche se non c’è stata nessuna invasione, i numeri registrati in Sicilia in quest’ultimo anno sono stati enormi, soprattutto se consideriamo che la maggior parte degli arrivi sono avvenuti nei mesi estivi (luglio e agosto). Questo picco ha portato inevitabilmente ad una gestione caotica del fenomeno migratorio da parte del Governo nazionale, con il conseguente sovraffollamento degli hotspot dell’Isola. A pagare di più, come sempre, sono stati i migranti, che, dopo aver dovuto affrontare un viaggio inumano per arrivare in Europa, hanno passato molti giorni in centri di prima accoglienza che ospitavano molte più persone di quante ne potevano contenere. Un problema che, se in tempi normali era “accettabile”, in tempi di pandemia è diventato molto pericoloso, con il rischio reale di trasformare gli hotspot in dei veri e propri focolai di Coronavirus.

Fortunatamente, la diffusione del virus tra le persone sbarcate non è stata elevata, anzi, le statistiche ufficiali hanno evidenziato che il contributo dei migranti al contagio da Covid-19 è stato minimale. Alla gestione caotica dello Stato centrale, inoltre, si è anche aggiunta la confusione derivata dall’ordinanza regionale numero 33 del 22 agosto del presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, la quale pretendeva (senza averne, in realtà, nessun diritto) uno sgombero immediato di tutti i migranti ospitati negli hotspot siciliani. Ordinanza che, ovviamente, si è risolta in un nulla di fatto.

Anche se al momento degli arrivi è stata l’Isola a pagare lo scotto maggiore, secondo gli ultimi dati disponibili del ministero dell’Interno, in realtà, in Sicilia, in questo momento, sono presenti 6.480 migranti, ovvero solo l’otto per cento del totale dei clandestini attualmente accolti nell’intero territorio nazionale (79.938). La Regione che conta più presenze è la Lombardia, che ne ospita 10.494 al 31 dicembre 2020, seguita da Emilia-Romagna (8.329), Lazio (7.491) e Piemonte (7.275). La Regione che accoglie meno migranti, invece, è la Valle d’Aosta, dove sono presenti sul territorio 79 migranti.