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Migranti, l’emergenza umanitaria è a Lampedusa, non solo a Kabul

La Procura della Repubblica di Agrigento, guidata da Luigi Patronaggio, ha aperto un’inchiesta sull’organizzazione criminale, la stessa che potrebbe aver tenuto in un lager libico gli egiziani, siriani, magrebini e subsahariani, responsabile del maxisbarco di ieri a Lampedusa.

A bordo di un peschereccio che stava per affondare, 539 migranti, fra cui tre donne e un bambino, sono stati soccorsi al largo dell’Isola dalle motovedette della Capitaneria e della Finanza.

Erano stremati. E soprattutto mostravano, come denunciato dagli esponenti di Medici senza frontiere, i segni delle violenze e delle crudeltà subite durante la prigionia vissuta prima di affrontare il viaggio verso le coste italiane.

I terribili segni di torture

I medici di Msf come Alida Serrachieri, responsabile dell’ong sull’isola, ha scoperto su molti dei migranti giunti ieri i segni delle torture subite in Libia.

E di persone torturate con un ferro rovente, picchiate, storpiate, ha parlato il medico anestesista Alessandro Trainito (nella foto), sottolineando come uno dei migranti avesse addirittura una pallottola nello stomaco.
Da anni Trainito gira il mondo, nelle zone di guerre, ad aiutare i più bisognosi di cure. Ha fatto chirurgia di guerra a Gaza, in Iraq, in Libano, in Africa.
E adesso, a Lampedusa, ascolta le storie dei migranti e le riscontra: c’erano, ha sottolineato, “i segni evidenti di vere e proprie torture”.
Msf operererà per tutta l’estate, in collaborazione con le autorità locali, per fornire supporto con particolare attenzione all’individuazione delle persone fragili a cui garantire l’accesso a cure adeguate.

Emergenza Mediterraneo

Nel Mediterraneo, insomma, si sta vivendo un’emergenza umanitaria della quale il mondo intero deve farsi carico, come sta avvenendo in altre parti del mondo.

Ieri il sindaco di Lampedusa, Totò Martello, lo ha detto a chiare lettere parlando con il Qds.it, e sottolineando la necessità di accendere i riflettori sugli “altri Afghanistan”.

Alle popolazioni africane occorre “garantire corridoi umanitari gestiti dalle istituzioni internazionali”.

E come fa da anni, ormai, Martello è tornato a chiedere all’Unione europea “strumenti e misure specifiche per il sostegno ai territori di confine, come Lampedusa, impegnati in prima linea sul fronte dell’accoglienza”.

Sottolineando che occorre “ripensare ai criteri che hanno portato a scrivere il nuovo Patto su migrazione e diritto d’asilo”.

Ieri arrivate 820 persone

Due sbarchi, con un totale di 27 tunisini, sono stati registrati poco prima della la mezzanotte a Lampedusa dove ieri, dalle nove fine giornata, sono giunte con 13 imbarcazioni complessivamente 820 persone.

Gli ultimi due barchini – con 19 e 8 tunisini – sono stati intercettati da una motovedetta della Guardia di finanza sulla quale sono stati trasbordati.

All’hotspot di contrada Imbriacola, all’alba, c’erano 1.097 ospiti, a fronte di 250 posti disponibili.

Stamani, ottanta lasceranno la struttura e verranno imbarcati sul traghetto di linea per Porto Empedocle.

A mezzogiorno attraccherà la nave quarantena Azzurra dove verranno trasferiti altri 245 migranti.

L’hotspot scoppia

Lampedusa, insomma, lamenta Martello, “sta affrontando ancora una volta da sola il peso dell’accoglienza umanitaria” e l’hotspot di contrada Imbriacola è l’avamposto di questa battaglia.