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Migranti, Mare Jonio, il centrosinistra adesso preme su Conte per lo sbarco, tre evacuati

Appelli dalla nave, dalla Chiesa, dal Centrosinistra.

Ma niente.

Dalla Mare Jonio non si sbarca.

A meno che le condizioni di salute dei naufraghi soccorsi non lo impongano.

Nel pomeriggio di ieri per tre dei migranti c’è stata così l’evacuazione medica a Lampedusa.

Per gli altri 31 rimane in vigore il divieto firmato dal ministro dell’Interno Matteo Salvini e siglato anche dai colleghi M5s Elisabetta Trenta e Danilo Toninelli.

Al pressing del centrosinistra, con il segretario dem Nicola Zingaretti che è tornato a chiedere una soluzione (“il Governo non faccia finta di niente, stiamo parlando di esseri umani”), fa da contraltare la cautela del premier incaricato Giuseppe Conte: “chi sbarca in Italia sbarca in Europa”.

“Detto questo – ha aggiunto ieri Conte – non sarebbe affatto saggio pensare che non occorra perseguire una politica seria, rigorosa sull’immigrazione”.

E il capo della Lega Nord e (ancora) ministro dell’Interno Matteo Salvini cerca di dividere le due forze che stano faticosamente cercando di mettere in piedi un governo: “se il Pd vuole riaprire i porti e far ricominciare il business dell’immigrazione clandestina lo dica agli italiani”.

Al quinto giorno appena fuori dalle acque territoriali italiane la situazione sulla Mare Jonio si fa sempre più insostenibile.
Ci sono persone, denuncia Mediterranea, “che hanno patito torture e sofferenze inimmaginabili. Istituzioni italiane, europee, ascoltate il cuore. Fateli Scendere”.

Ma a scendere, su una motovedetta della Guardia costiera che li ha portati a terra, sono stati soltanto in tre, per urgenze mediche segnalate dai sanitari che si trovano sulla nave: un diciannovenne con possibili lesioni renale, un diciottenne che accusa forti dolori intestinali e una trentenne in grave stato confusionale e con difficoltà di deambulazione.

“Devono scendere tutti in barella? A che punto volete arrivare?”, ha scritto la Ong.

E il caso Mare Jonio è entrato prepotentemente nell’agenda dei quotidiani confronti tra M5S e Pd per la formazione del Governo.

Vicenda, secondo Zingaretti, “che conferma come in Italia sull’immigrazione bisogna cambiare tutto. Coinvolgere con autorevolezza l’Europa, unire sicurezza, legalità e umanità è possibile”.

Marina Sereni, della segreteria nazionale Dem, si è appellata ieri “a chi ha l’autorità e la possibilità affinché, in questa ennesima assurda e disumana vicenda, si faccia prevalere il rispetto della Costituzione, delle leggi e del diritto internazionale e si facciano sbarcare tutte le persone ancora a bordo”.

E ha informato che il Pd sta lavorando “ad un nuovo governo che abbia tra i suoi obiettivi prioritari la modifica dei decreti sicurezza”.

Nicola Fratoianni (Sinistra Italiana) ha chiesto “cosa aspetti Conte a far finire lo spettacolo indecoroso di decine di esseri umani bloccati da giorni”.

La leader radicale e senatrice di +Europa Emma Bonino, ha rilevato che “malgrado le promesse di discontinuità, sulla vicenda della Mare Jonio e della Alan Kurdi la condotta del presidente del Consiglio e quella dei ministri del M5S Toninelli e Trenta continua a essere uguale a quella di Salvini”.

Toninelli e Trenta hanno infatti sottoscritto il divieto che il ministro ha firmato per la Alan Kurdi di Sea Eye, 13 migranti soccorsi a bordo, che aveva chiesto di entrare in porto a Lampedusa.

Ma, fiutata l’aria, la nave in mattinata ha girato il timone verso Malta.

Intanto, in barba ai “porti chiusi”, 21 tunisini sono stati rintracciati ieri alle prime luci dell’alba a Lampedusa: l’ennesimo sbarco fantasma.

Uno di quelli di cui Salvini non parla, continuando a propinare agli italiani la bufala dei “porti chiusi”