“Proprio sotto casa mia, a Punta Bianca, quindici giorni fa c’è stato uno sbarco fantasma che noi abbiamo integralmente documentato con foto e filmati. Ne abbiamo contati cinquanta, di migranti, ma quelli che sono poi stati identificati erano meno di dieci”.
La denuncia di MareAmico Agrigento
A parlare è Claudio Lombardo, un medico di 61 anni che, oltre a lavorare per la Asp di Agrigento, da un quarto di secolo si occupa di Ambiente ed è presidente provinciale dell’associazione MareAmico.
E’ lui a fornirci una stima che, se risultasse veritiera, costringerebbe a riconsiderare completamente la maniera di affrontare la gestione dei migranti nel Mediterraneo da parte dell’Italia.
Viminale, 7.722 migranti in tutto
Secondi i dati diffusi dal Viminale, infatti, dall’inizio dell’anno a oggi, in Italia sarebbero sbarcati 4.722 migranti in tutto.
Sarebbero, visto che, secondo altre stime accreditate, quelle appunto delle associazioni impegnate a monitorare il fenomeno sul territorio, il numero sarebbe più che doppio.
E questo per via di quegli “sbarchi fantasma” di cui non c’è traccia nei dati ufficiali del Ministero dell’Interno.
Considerando infatti che, a spanne, il numero dei migranti giunti con grande clamore mediatico su navi delle Ong è stato dall’inizio dell’anno di parecchio inferiori a mille, è di tutta evidenza che gli altri quattromila migranti ufficialmente sono stati identificati dopo esser giunti a terra autonomamente.
Diecimila migranti sbarcati, seimila “fantasma”
“Da quel che abbiamo potuto riscontrare di persona – ha affemato Lombardo – e dalle informazioni che ci giungono da altre regioni come Calabria, Puglia e Sardegna, possiamo stimare che almeno altri seimila migranti siano giunti in Italia da gennaio a oggi: più di diecimila complessivamente, insomma”.
Le dichiarazioni del procuratore Patronaggio
Durante la sua audizione, nei primi di luglio, davanti alle Commissioni Affari costituzionali e Giustizia della Camera in vista dell’esame del cosiddetto Decreto sicurezza, il procuratore della Repubblica di Agrigento Luigi Patronaggio
aveva ricordato come nei pochi giorni in cui “si agitava il caso della Sea Watch 3 (con soli 42 migranti a bordo ndr), in silenzio, oltre duecento migranti erano sbarcati con vari mezzi, salvataggi di Guardia di finanza e Guardia costiera o barchini”.
Una dichiarazione che sembrerebbe confermare certe stime.
I vari tipi di sbarco fantasma
Lombardo ha spiegato che ci sono vari tipi di sbarchi fantasma, articolati a seconda del tipo di approdo: in Puglia e in Calabria i migranti giungono dal Mar Egeo, quasi sempre con barche a vela, in Sardegna arrivano provenienti dall’Algeria, e su tutte le coste siciliane, da Trapani a Licata, sui barchini.
“La gran parte della traversata verso la Sicilia – ha sottolineato Lombardo – viene compiuta con la cosiddetta nave-madre. Poi, vicino la costa, i migranti vengono fatti salire a gruppi su imbarcazioni più piccole, che possono contenere fino a settanta persone. Il sistema è stato documentato con immagini e foto in due diverse operazioni di Frontex, l’ultima del 21 giugno scorso”.
Frontex e le immagini della nave-madre
“I migranti – ha continuato Lombardo – vengono trasbordati su piccoli pescherecci in legno, di dimensioni inferiori ai venti metri così da non essere individuati da radar e altri sistemi di rilevazione. Questi barchini giungono o di notte o su spiagge deserte e subito i migranti di dileguano, abbandonandoli. Sono quasi tutti tunisini, perché i migranti economici hanno quest’unica possibilità di entrare in Italia, e dunque in Europa, per via della legge Bossi-Fini”.
Anche il procuratore Patronaggio – parlando alla fine di giugno davanti alla Commissione regionale antimafia dopo aver ricevuto minacce di morte legate alla vicenda dei migranti da parte di organizzazioni di estrema destra – aveva dichiarato che “Organizzazioni tunisine gestiscono ‘navi-madre’ per condurre le piccole imbarcazioni piene di migranti vicino alle coste italiane”. Il magistrato ha confermato la presenza di “grossi pescherecci” gestiti dagli scafisti nordafricani facendo riferimento al fenomeno degli “sbarchi fantasma” sulle coste agrigentine, “dove i migranti dopo il loro arrivo spesso fanno perdere le loro tracce”.
Identificazioni, Interpol e Isis
A volte, come spesso avviene a Lampedusa, le piccole imbarcazioni vengono intercettate dalle motovedette della Guardia di Finanza o della Capitaneria di Porto e dunque lo sbarco fantasma diventa reale e i migranti possono essere identificati, ma il sistema è il medesimo: nave-madre e barchino. Poi sono anche gli sbarchi fantasma… senza barca. Quando il tempo è buono e le condizioni lo permettono, gli scafisti lasciano i migranti sulla costa e ripartono.
Lombardo ha sottolineato come nel 2017 MareAmico abbia documentato l’arrivo di tremila persone solo nella provincia di Agrigento, e di questi soltanto quattrocento furono identificati: circa il 15%.
“Il vero pericolo – ha sottolineato – è proprio quello dei migranti non identificati. Noi ne parlavamo da tempo ma nessuno sembrava darsene per inteso fin quando, il 31 gennaio dello scorso anno, il quotidiano britannico Guardian non pubblicò la notizia che l’Interpol aveva diffuso una lista di cinquanta tunisini affiliati all’Isis giunti a Torre Salsa con uno ‘sbarco fantasma’. Ebbene, quest’anno, da gennaio ad agosto sono state già abbandonate a Torre Salsa e sulle coste agrigentine più di venti barche”.
Le barche abbandonate e la proposta di riutilizzarle
Proprio partendo dalle barche abbandonate, inquinanti, l’associazione ambientalista aveva cominciato a interessarsi del fenomeno degli “sbarchi fantasma” già dal 2013.
“Le barche – ha sottolineato Lombardo – vengono abbandonate in spiaggia per tanto tempo marcendo e inquinando. O in qualche caso, che è anche peggio, vengono bruciate. Il problema è che la legge italiana non consente di riutilizzare questi scafi. Così vengono prima sequestrati, poi confiscati e infine affidati all’agenzia delle Dogane per essere distrutti con altissimi costi a carico dello Stato. Avevo dunque chiesto nel marzo scorso alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e alla Prefettura di interpretare il maniera estensiva una circolare del 2003 che consente di affidare i beni sequestrati agli organi di Polizia che ne facciano richiesta, allargando la platea ad associazioni no profit e cooperative di pescatori. Ma, finora, non se ne è fatto nulla”.
E intanto l’Oim parla di 850 morti nel Mediterraneo nel 2019