Sono passati oltre 30 anni dalla proclamazione della Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza che, per la prima volta, ha riconosciuto ai minorenni di tutto il mondo, i diritti civili, sociali, politici, culturali ed economici. Il 20 novembre di ogni anno si celebra la Giornata Mondiale dei diritti dei bambini e delle bambine; in quasi tutti i Paesi del mondo che hanno ratificato i principi dell’Onu, i minori, non solo godono dei diritti fondamentali, ma sono protetti e tutelati. La Convenzione dell’Onu ha ispirato la nascita della Carta di Treviso, primo documento deontologico al mondo, sottoscritto l’anno successivo, il 5 ottobre del 1990 nella città veneta, dall’Ordine Nazionale dei Giornalisti, Federazione Nazionale della Stampa, Telefono Azzurro, con l’obiettivo di tutelare i minori nei media. In un universo in continua evoluzione digitale, il tema della difesa della privacy dei minori nei media è adeguatamente promosso e sostenuto? Ne abbiamo parlato con Tiziano Toffolo, trevigiano ma ormai siciliano di adozione, presidente dell’Associazione Carta di Treviso, tra i promotori del documento e per diversi anni membro “esperto” della Commissione “Informazione e Minori” del Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, intervistato in esclusiva per il Quotidiano di Sicilia.
“La Carta di Treviso, dal 1990, ha fatto sicuramente aumentare la consapevolezza sul tema della difesa dei diritti dei bambini e degli adolescenti, soprattutto sulla protezione della loro privacy nei media, per una crescita serena ed un armonioso sviluppo psichico, in tutti i momenti della loro vita. A Treviso, a seguito del caso mediatico di Serena Cruz, la bambina filippina contesa da due famiglie per la sua adozione, su forte sollecitazione delle associazioni di volontariato della città, l’Ordine nazionale dei Giornalisti, la Federazione della Stampa, in collaborazione del Telefono Azzurro, organizzarono un convegno dal titolo “Da Bambino a notizia, i Giornalisti per una cultura dell’infanzia” sotto l’Alto Patrocinio del Presidente della Repubblica. Durante le due giornate di convegno, qualificati gruppi di studio hanno formulato la Carta di Treviso, un decalogo di intenti e con principi di alto valore etico a tutela dei minori nei media. Nel novembre del 1995, per completare l’iter operativo della Carta, è stato varato il “Vademecum 95” che fissava con precisione, le regole attuative dei principi della Carta di Treviso. In occasione dei suoi 15 anni, nel 2005, la nostra Associazione Carta di Treviso ha organizzato un convegno organizzato alla presenza di giornalisti provenienti da tutta Europa in cui è stato presentato il nuovo testo della Carta, aggiornata ai mezzi di informazione e comunicazione digitali”.
“La Carta di Treviso inoltre, nel 2006, ha avuto un altro significativo passaggio ‘storico’ con la pubblicazione del nuovo testo sulla Gazzetta ufficiale, da parte del Garante della privacy, donandole così valenza di legge. In tutti questi anni ha assunto una sempre maggiore rilevanza, e non solo a livello nazionale; sia l’Onu, sia l’Europa, l’hanno adottata per una auspicata Carta europea e internazionale su informazione e minori nei nuovi media digitali. Dal primo gennaio 2021 è parte integrante del Testo unico dei doveri del Giornalista che, all’articolo 5 recita: “Nei confronti delle persone minorenni il giornalista applica la Carta di Treviso che fa parte integrante del Testo unico. al quale viene allegata”.
Con l’entrata in vigore della Carta di Treviso, documento deontologico fondamentale per i giornalisti italiani, ma anche documento di riferimento etico per tutto il mondo dei comunicatori, soprattutto quelli digitali, aumenta la tutela dei minorenni quando sono oggetto di informazione o protagonisti nei nuovi media?
“A più di trent’anni dalla nascita e con questi importanti interventi avvenuti negli anni, la Carta di Treviso conferma la sua validità e attualità ma al tempo stesso testimonia la necessità di un continuo e rapido aggiornamento degli strumenti normativi di tutela per quella delicata fascia di popolazione rappresentata dagli adolescenti e pre-adolescenti che giornalmente frequentano il mondo della rete. Se infatti trent’anni fa non c’era alternativa nel campo dell’informazione – la platea era rappresentata sostanzialmente dai media tradizionali – oggi non è più così”.
Quindi, in considerazione della sempre più precoce età di utilizzo dei social media, è necessario non sottovalutare i potenziali rischi – ma purtroppo non tanto più potenziali – derivanti dall’utilizzo della rete, sempre più coinvolgente, da parte dei ragazzi, ma purtroppo anche dei bambini in età pre-adolescenziale.
“Mi sento qui obbligato a ricordare dei fatti tragici di una gravità inaudita: la cosiddetta ‘blackout challenge di TikTok’, ha causato la morte di bambini in tutto il mondo, tra cui la recente tragedia della povera Antonella, 13enne di Palermo – purtroppo queste tragedie sono già cadute in un totale oblio (si sa, la nostra memoria è labile). Secondo un report pubblicato da The Verge, la folle sfida che si è diffusa in modo esponenziale sui social, non prevedeva i balletti tipici del medium, ma invitava a strangolarsi fino a svenire; e milioni di ragazzi hanno creduto a questa follia criminale per ottenere più followers. Per non farci mancare niente, nel frattempo, sono in forte aumento i casi di phishing (furto di identità digitale) e molte altre ‘devianze’ definite dagli addetti ai lavori, con termini inglesi che molti di noi non conoscono”.
Nonostante siano concretamente previsti dei limiti di età per l’accesso ai social network, non esistono dei dati ufficiali che dimostrino che queste norme vengano rispettate alla lettera.
“Per moltissimi giovani, la rete è fonte informativa primaria, però con rischio reale delle fake news. Inoltre, con sempre maggiore frequenza, internet è diventato il regno di casi di ‘cyberbullismo’ che vengono sistematicamente condivisi sui social. Questi deleteri fenomeni trovano nei social l’amplificazione ideale che può provocare situazioni di emulazione e di allarme sociale, con conseguenze fatali per le giovani vittime. Nonostante le molteplici azioni di Enti e Associazioni per debellare questo triste e preoccupante fenomeno, i casi di cyberbullismo sono in aumento. Noi, come associazione Carta di Treviso, dichiariamo spesso, e con vigore, che sono i social i principali responsabili dell’aumento del cyberbullismo; ancora oggi non ci sono i dovuti efficaci controlli su quanto viene pubblicato, controlli delegati virtualmente a fantomatici algoritmi”.
Purtroppo non esistono ancora strumenti adeguati, è una situazione fluida che complica le cose; infatti le norme deontologiche della Carta di Treviso sono di fatto applicabili solo per gli iscritti all’Ordine dei Giornalisti.
“Infatti, i diffusori di fake news e gli autori che diffondono video di ogni genere nei social, sono di fatto ‘non punibili con le normative deontologiche’ e, soprattutto, con l’impossibilità di bloccare preventivamente news e materiali dannosi. Fortunatamente esiste la Polizia postale italiana, che può intervenire solo dopo l’avvenuta pubblicazione dei materiali incriminati, e quindi con l’impossibilità di bloccarne in assoluto la diffusione e questo nonostante tempestive normative nazionali ed europee sul diritto all’oblio. È necessaria quindi una forte campagna – che mira soprattutto alla prevenzione – ‘per una maggiore Cultura della tutela’; un progetto per creare una piena consapevolezza sui rischi che corrono gli adolescenti per l’utilizzo della rete e dei social, tema che non è ancora presente in modo adeguato negli scenari della politica e dell’opinione pubblica, nonostante continui gravi casi avvenuti – e che continuano ad accadere – con protagonisti i minori”.
“Dobbiamo però dare atto all’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, presieduta da Carla Garlatti, di azioni concrete; nei giorni scorsi infatti, ha segnalato al Presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni, le questioni da affrontare con urgenza a tutela dei diritti di bambini e ragazzi. Questioni che sono scomparse dagli scenari dell’opinione pubblica italiana. Ci auguriamo con il nostro progetto di poter smuovere ‘le coscienze di chi di dovere’, ma in particolare quelle delle famiglie, delle mamme e dei papà a cui sta a cuore la crescita serena dei propri figli. È un augurio che facciamo a tutti i ragazzi – bambini e bambine – in una occasione così speciale come la ricorrenza della Convenzione dell’Onu per i diritti dell’Infanzia e dell’adolescenza, che ho definito recentemente ‘la mamma’ della Carta di Treviso”.