MESSINA – Dopo la conferenza stampa a Reggio Calabria, Legambiente ha voluto un convegno a Messina per approfondire quella parte del rapporto Pendolaria 2023 legata all’area dello Stretto. Al centro del confronto il trasporto ferroviario ma inserito in un contesto di mobilità sostenibile che coinvolgono le scelte sulla mobilità integrata di Sicilia e Calabria e inevitabilmente la realizzazione del Ponte sullo Stretto. Il sindaco di Messina Federico Basile e l’assessore alla mobilità Salvatore Mondello hanno sottolineato l’attenzione dell’Amministrazione comunale nei confronti della sostenibilità ambientale con scelte non sempre facili da fare accettare ai cittadini.
I vari piani viabili incentivano l’uso del mezzo pubblico, il trasporto integrato con la metroferrovia e in prospettiva con la metromare per collegare da sud a nord la città, da Tremestieri a Torre Faro, alleggerendo il carico sulle arterie cittadine. “Siamo sempre aperti al confronto con Legambiente come con tutte le associazioni che rappresentano le diverse istanze – ha detto Mondello – sono fondamentali la partecipazione e il dialogo costruttivo”. Le politiche locali non si muovono autonome, sono indirizzate, condizionate dalle determinazioni europee e dalle scelte regionali e nazionali. Ci sono delle scadenze precise imposte dall’Europa, ad esempio, sulla diminuzione delle emissioni di Co2, del 55% entro il 2030 e del 100% entro il 2050, ma non si sta facendo abbastanza secondo Cinzia Oliva presidente Legambiente Messina, ed Enzo Colavecchio, presidente Legambiente dei Peloritani e ancora meno al Sud dove le risorse stanziate vengono ridimensionate o si disperdono senza centrare le esigenze dei territori. Anna Parretta, presidente Legambiente Calabria e Tommaso Castronovo presidente Legambiente Sicilia evidenziano il persistente divario infrastrutturale tra il Sud ed il Nord del Paese.
In Sicilia e Calabria circolano meno treni, i convogli sono mediamente più vecchi e si muovono su linee in larga parte a binario unico e non elettrificate con tempi di percorrenza che li rendono poco competitivi rispetto al trasporto su gomma. “Servono collegamenti più sicuri e frequenti – dicono – con l’adeguamento delle linee anche ai fini dell’alta velocità, treni tecnologicamente avanzati, stazioni rinnovate ed accoglienti. Abbiamo bisogno del triplo degli investimenti programmati, già da diversi anni, per migliorare ed ampliare l’offerta del servizio e il materiale rotabile oltre ad informazioni puntuali nel rispetto dei diritti dei passeggeri”. In Piemonte ad esempio, si stanziano 500 milioni di euro l’anno, in Sicilia 250.
Nell’Isola ci sono ogni giorno 506 corse contro le 2.173 della Lombardia che ha il doppio della popolazione ma un estensione inferiore. Tra le linee peggiori c’è la Catania-Caltagirone-Gela, mentre la Palermo Trapani via Milo è chiusa dal 2013 e la Caltagirone Gela dal 2011. “In Sicilia sono 1.267 i km di linee a binario unico, l’85% del totale di 1.490 km, – ha sottolineato Gabriele Nanni responsabile del rapporto Pendolaria – mentre non sono elettrificati 689 km, pari al 46,2% del totale. Imbarazzanti i tempi di percorrenza: ad esempio per andare da Trapani a Ragusa si impiegano 13 ore e 14 minuti, cambiando quattro treni regionali. In tutto ciò il dibattito pubblico e le risorse economiche per risolvere i problemi di mobilità del Mezzogiorno sembrano ruotare attorno alla realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina con una spesa complessiva autorizzata di 11,63 miliardi di euro, suddivisi in nove anni. Un’opera definita più volte da Legambiente inutile e insensata e dal forte impatto ambientale e paesaggistico”.
A supportare la tesi dal punto di vista tecnico è stato Antonino Risitano già professore ordinario di Costruzioni di Macchine prima al Politecnico di Torino e poi all’UniCt. Il docente, che è anche autore della relazione allegata all’esposto presentato da Verdi, Pd e Sinistra italiana, ha evidenziato la non fattibilità dell’opera per alcuni parametri di resistenza che non si possono raggiungere e la sua inaffidabilità nel tempo. Giuseppe Inturri professore associato di Trasporti all’Università di Catania ha parlato della poca consistenza del processo decisionale in atto che porta alla grande, rispetto a quello messo in campo dal precedente presidente del Consiglio Mario Draghi e dal ministro Enrico Giovannini che prevedevano un piano di rafforzamento del traghettamento con degli investimenti su navi e aliscafi e mobilità ferroviaria, e allo stesso tempo un progetto di fattibilità del Ponte per valutare costi e benefici con un aggiornamento degli studi esistenti, risalenti al 2001, con previsioni di traffico e popolazione.
In Sicilia si prevede che nel 2080 si passi dai circa cinque milioni di abitanti a 2,9 milioni. Il tema dei pendolari e del trasporto su ferro diventi una priorità, ha ribadito anche Giovanni Russo presidente Associazione ferrovie siciliane di Messina che ha evidenziato le difficoltà di chi quotidianamente utilizza navi e treni parlando di una necessaria visione unica nella gestione dei servizi nell’area dello Stretto. “La mia opinione sul Ponte è diversa rispetto a Legambiente – ha detto Russo – a prescindere da questo credo che sia prezioso l’apporto che i dati di Pendolaria possono dare, per indicare dove si deve intervenire per colmare i molti disservizi”. La Sicilia ha bisogno di potenziare le linee ferroviarie con nuovi treni, di puntare su elettrificazione e collegamenti più veloci. Filippo Palazzo commissario straordinario per la linea Palermo-Trapani per l’asse Palermo-Catania-Messina ha rassicurato sull’impegno di Fs.
Ha parlato di investimenti per 20 miliardi di euro di cui 17 già finanziati, con cantieri su sei lotti sulla Palermo Catania già avviati ed altri in via di apertura. Si sta lavorando anche sulle interconnessioni con i porti come quello di Augusta e gli aeroporti di Palermo e Catania, mentre si dovrà in futuro ragionare anche sul collegamento ferroviario con Comiso così come ha chiesto Giorgio Massari, assessore allo Sviluppo economico di Ragusa.