Il cannocchiale

Moldova, dopo il referendum un Paese spaccato

Le elezioni di domenica 20 ottobre in Moldova, hanno fatto emergere con chiarezza una serie di problemi, molti dei quali già noti, su cui l’Unione europea dovrebbe riflettere seriamente. La vittoria del Sì al referendum che chiedeva di inserire nella costituzione del paese l’obiettivo dell’integrazione nella UE, è stata conseguita con uno scarto di una decina di migliaia di voti su quasi 1,5 milioni. Per quanto possa essere difficile dimostrare l’ingerenza russa nelle elezioni, alcune fonti stimano che i voti manipolati potrebbero essere stati circa 130.000, l’8% del totale. Quindi, se i sondaggi accreditavano il “Si” al 60% dei consensi, bisogna comprendere è che almeno il 40% della popolazione è contraria alla strada per l’Europa, e almeno il 10% è propenso ad accettare vantaggi immediati rispetto all’obiettivo di entrare nella UE tra 8 anni.

Nel corso della storia la Moldova ha subito la dominazione ottomana e poi russa, ha fatto parte della Romania e dal 1940 al 1991 è stata una Repubblica sovietica. Ciò ha lasciato in eredità anche la composizione etnica, in maggioranza rumena, ma con molte minoranze, tra cui quella russa in Transnistria e quella turca in Gaugazia, che complessivamente costituiscono più del 10%, entrambe contrarie all’occidente. Mosca continua ad esercitare una forte influenza, soprattutto economica sulla Moldova, che spiega le divisioni del paese. Poiché Putin ha già dimostrato in Ucraina di non voler cedere terreno nello spazio post sovietico e di essere disposto ad usare la forza per raggiungere questo risultato, la Ue dovrebbe fare bene i conti prima di illudere i moldavi. Ancorché gli abitanti siano solo 3,6 milioni, il paese è molto arretrato. Se i 27 non sono disposti a spendere quanto necessario, sarebbe meglio che evitassero di cacciarsi in una situazione che, da un lato porterà alla spaccatura del Paese e dall’altra potrebbe generare tensioni che facilmente degenererebbero in un altro conflitto armato.