Sanità

Monoclonali sempre meno usati nella lotta al Covid, ecco perché

Sono 5.861 i pazienti Covid che hanno ricevuto anticorpi monoclonali in Italia, un numero che cresce molto lentamente, in funzione del progressivo aumento delle persone fragili vaccinate.

Le prescrizioni settimanali di questi farmaci nel periodo 28 maggio -3 giugno sono state infatti 135, il 45,6% in meno della settimana precedente, quando erano state 248. Questi i numeri del nono Report sull’utilizzo degli Anticorpi Monoclonali per Covid-19, realizzato dall’Agenzia italiana del Farmaco (Aifa).

Gli anticorpi monoclonali sono farmaci specifici contro il Covid-19, autorizzati in via emergenziale e disponibili anche in Italia a partire dal 10 marzo scorso per persone particolarmente fragili con infezione recente da Sars-Cov-2 e senza sintomi gravi.

Il monitoraggio vede una continua diminuzione delle prescrizioni settimanali: si è passati infatti dalle 945 registrate tra il 16 e il 22 aprile alle 135 dell’ultimo rilievo. Cala anche, per attestarsi allo 0,7%, il rapporto delle prescrizioni rispetto alle nuove diagnosi Covid avvenute nello stesso arco di tempo, ovvero 19.206: anche questo è indice del fatto che si infettano meno le persone più a rischio.

Rispetto alle nuove diagnosi, la regione con la prevalenza di utilizzo più alta è la Valle d’Aosta, con 3 richieste rispetto a 70 nuovi casi, pari al 4,3%. A seguirla, le Marche (16 richieste su 511 positivi, pari al 3,1%) e la Liguria (6 prescrizioni su 327 diagnosi, il 1,8%,).


In termini di numeri assoluti, però, dall’inizio del monitoraggio ad aver dispensato più monoclonali sono Veneto (773 dosi), Lazio (764), Toscana (712), Puglia (494). A chiudere la classifica: Pa di Trento (25), Molise (13) e Pa di Bolzano (3).
Fino ad oggi, infine, le prescrizioni sono state effettuate da 191 strutture presenti in tutte le 21 regioni o province autonome e la maggior parte dei pazienti (3.315 su 5.861) ha ricevuto la combinazione dei due anticorpi bamlanivimab e etesevimab.