Per rappresentare il dramma dei 5stelle ci vorrebbe un Arthur Miller de “noantri”, ma se Dio è morto, come si diceva più di 50 anni fa, perché dovrebbero vivere le stelle? L’ipotesi, poi trasformata in ecologismo compostabile, di Beppe Grillo non è peregrina, né priva di una tesi ideologica. Il movimento, al di là del “vaffa” di matrice grillina, aveva in Casaleggio l’ideologo, il Suslov della rivoluzione grillina. Questa si basava sulla fine del lavoro industriale, di stampo fordista, che la recessione tedesca ci fa toccare con mano, ben descritta dal premio Nobel Rifkin, e sul principio della sprofessionalizzazione della politica.
La politica viene da Polis e quindi è di proprietà ed interesse dei cittadini non dei professionisti della politica. Mentre questo prima non poteva essere realizzato per difficoltà di partecipazione ora la Rete lo consente. Questo è il paradigma ideologico che ha portato quattro gatti, di cui uno visionario, e l’altro soriano, a far diventare un movimento di uno vale l’altro a diventare la prima forza politica del paese 6 anni fa, non un secolo fa. Questo era il dogma dei due mandati, chiunque può entrare, quindi partecipare alla dimensione politica, svolgere un compito servizio, e poi smettere per consentire ad altri la partecipazione. Tutto questo si è infranto nelle umane tentazioni, caste, privilegi prima aborriti, ambizioni.
Poi c’è l’altra dimensione, tipicamente umana, l’invidia, la rabbia, l’arrivismo, la sete di potere, tra Grillo e Conte. Ma sono due facce della stessa medaglia, un Giano bifronte. La verità è che il movimento è morto con Casaleggio, l’unico che avesse le idee e la tecnica per diffonderle. Oggi senza idee, con scarsi e grigi epigoni, rispetto a Dibba e Taverna, Raggi e Toninelli, Cancelleri e Di Maio, sembrano tutti commessi viaggiatori di emendamenti senza anima e poesia. Si è passati dal dilettantismo partecipativo all’impiego da studio professionale presso il Capo studio, che se ti comporti bene ti da la paghetta. Oggi ci sono spoglie mortali del fu movimento, e su queste forse il miglior leader non è né Conte né Grillo, ma Taffo. Almeno lui ci mette l’ironia.