PALERMO – In Sicilia, troppo spesso, andare a lavoro significa perdere la vita: sono stati 41 i decessi da gennaio a settembre di quest’anno, numeri che portano l’Isola in sesta posizione tra le regioni per maggior indice di incidenza.
Tale indicatore è calcolato sul numero di infortuni mortali ogni milione di occupati e per questi 9 mesi del 2022 si attesta al 31,3, contro una media nazionale che si ferma al 25,5. Si ferma al 7,1% il numero di infortuni mortali in Sicilia sul totale nazionale. Il peggioramento è netto rispetto ai dati raccolti nell’anno precedente: nel 2021, nei primi 9 mesi dell’anno, la Sicilia era al 15° posto per indice di incidenza per effetto dei suoi 35 casi mortali, pari al 4,8% sul totale nazionale. Inoltre, l’indice di incidenza, calcolato da gennaio a settembre 2021 si era fermato a 22, circa 10 punti in meno rispetto a quest’anno.
L’analisi è stata svolta dall’osservatorio del lavoro Vega engineering, su dati Inail, distingue in Italia le zone per diverso colore, rosso, arancione, giallo e bianco, così come si faceva fino a pochi mesi fa, durante la pandemia. Se l’anno scorso la Sicilia era classificata in “zona gialla” per indice di incidenza, terza su quattro colori, quest’anno è in “zona arancione”, la seconda.
In zona rossa si trovano la Valle d’Aosta, il Trentino Alto Adige, la Calabria e l’Umbria. In zona arancione, insieme alla Sicilia, si trovano la Basilicata, la Puglia, il Molise, la Campania, la Toscana, le Marche e il Piemonte. In zona gialla, invece, il Veneto, il Lazio, l’Emilia Romagna, la Lombardia, l’Abruzzo, la Sardegna. In zona bianca, purtroppo, solo la Liguria e il Friuli Venezia Giulia. In totale i morti nella penisola, fino al 30 settembre 2022, sono stati 574: in percentuale, la regione che segna il maggior numero di decessi, 93 in tutto, è la Lombardia (16,2%), seguita dal Lazio, al 9,2% e 53 morti, e dal Veneto, al 9,1% e 52 morti. La regione con meno decessi è il Friuli Venezia Giulia, con 2 morti sul lavoro e una percentuale sul totale dello 0,3%.
Se si guarda ai dati provinciali da gennaio a settembre 2022, è Catania, al decimo posto della graduatoria nazionale, che registra i dati peggiori, con 14 casi in totale e un indice di incidenza del 50,6. Siracusa si trova al 15esimo posto, con 5 decessi e un indice pari a 46,2. Al 17esimo e al 18esimo posto si posizionano Enna e Trapani, con, rispettivamente, 2 e 5 morti. Quindi si scende alla posizione 36, con Caltanissetta, e alla 42 con Agrigento. Palermo si trova ancora più in basso, in zona gialla, al 59esimo posto; in zona bianca, infine, ci sono Messina e Ragusa. In termini di genere, i casi di morte riguardano in buona parte uomini: su 574 in totale sul dato nazionale, sono 533 i decessi maschili, mentre sono 41 sono stati quelli femminili. Per nazionalità, sono 469 i morti di nazionalità italiana, contro i 105 stranieri. Per età, la più alta percentuale di decessi (38%), riguarda la fascia d’età che va dai 55 ai 64 anni, mentre il 25,4% dei decessi riguarda la fascia d’età che va dai 45 ai 54 anni. Ancora molto c’è da fare, insomma, sia a livello istituzionale che da parte dei datori di lavoro, nel creare le condizioni migliori per lo svolgimento delle attività lavorative, in tutti i settori.
Dal 2009 il governo ha introdotto modifiche importanti soprattutto riguardo alla formazione per il datore di lavoro e all’operatività del preposto, che è diventato ancora di più figura chiave dell’organigramma aziendale in materia di sicurezza, nell’ottica della vigilanza sulla corretta applicazione delle procedure.