PALERMO – Come coniugare sicurezza e legalità alla parola lavoro che, troppo spesso, è solo accompagnata dai termini efficienza e produttività? Se ne sta occupando la Commissione parlamentare d’inchiesta sulle condizioni dei lavoratori in Italia, sullo sfruttamento e sulla tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro pubblici e privati. Istituita con deliberazioni della Camera dei Deputati e della Commissione X del Senato della Repubblica, rispettivamente del 28 gennaio 1955 e del 3 marzo 1955.
L’obiettivo era quello di svolgere un’inchiesta sulle condizioni dei lavoratori delle aziende, e in particolare sull’applicazione della legislazione a tutela della salute dei lavoratori, sul rispetto dei contratti, sulle condizioni morali e umane nei luoghi di lavoro, anche allo scopo di proporre “provvedimenti atti a migliorare e perfezionare il sistema protettivo del lavoratore e la sua rigorosa applicazione”. Da quel 1955 a oggi molta acqua è passata sotto i ponti ma, soprattutto, troppe bare hanno dimostrato che quanto fatto non è stato sufficiente.
Ieri, 30 settembre, la Commissione monocamerale è approdata nell’Isola al fine di effettuare “un lavoro di audizione e di indagine perché riteniamo importante una presenza sul territorio soprattutto là dove ci sono stati gravi incidenti sul lavoro”, ha dichiarato la presidente Chiara Gribaudo che ha guidato la delegazione composta anche da Giovanna Iacono, Antonio Pagano e Marcello Coppo. Il riferimento di Gribaudo era alla strage di Casteldaccia avvenuta lo scorso 6 maggio, in cui cinque operai morirono a causa dalle esalazioni di idrogeno solforato mentre stavano eseguendo alcuni lavori all’interno di una vasca di sollevamento delle acque reflue che si trova vicino a una cantina vinicola. Una strage perché “Ci sono indagini in corso, posso dire solo che gli operai non avevano le maschere di protezione e quando li abbiamo recuperati erano già deceduti nonostante i tentativi del personale sanitario di rianimarli”, disse ai cronisti il comandante provinciale dei Vigili del fuoco di Palermo, Girolamo Bentivoglio Fiandre.
Prima della visita a Casteldaccia, dove la Commissione ha deposto una corona di fiori per ricordare le cinque vittime, nella mattinata ha effettuato una visita a Fincantieri, dove ha incontrato sia la proprietà sia i sindacati dei lavoratori e “ancora una volta è emerso fortemente il dato che la maggior parte dei lavoratori vittime di infortunio sono quelli delle società che in quel luogo lavorano in appalto non dei dipendenti diretti di Fincantieri”, ha dichiarato la presidente Gribaudo.
La visita a Palermo è succedanea a quella che la medesima Commissione ha effettuato nello scorso mese di settembre a Brandizzo, in provincia di Torino, che il 30 agosto 2023 fu teatro di un incidente mortale quando un treno investì e uccise cinque operai che stavano lavorando sui binari vicino alla stazione piemontese. La Relazione presentata allora dalla Commissione partì dall’incidente per riflettere su come migliorare le attuali condizioni di sicurezza nei luoghi di lavoro, in particolare sulle strade ferrate e in loro prossimità, arrivando alla soluzione che rischio di incidenti sul lavoro nel comparto ferroviario “è possibile”.
Nel caso della strage di Casteldaccia, ancora una volta, è accusato il sistema dei subappalti che, troppo spesso, allarga le maglie dei controlli. A questo si aggiunge il fatto che il sistema di prevenzione e controllo, in Sicilia, non è competenza dell’Inl, l’Ispettorato nazionale del lavoro, ma la struttura è controllata e gestita direttamente dalla Regione siciliana. Questo ha significato, nel tempo, che gli adeguamenti nazionali in termini di formazione e risorse non ricadono direttamente sulla Sicilia, come dimostrato dall’adeguamento di personale che l’Inl ha ritenuto opportuno fare tramite un bando nazionale per il reclutamento di un contingente complessivo di 750 unità di personale non dirigenziale, a tempo indeterminato, da inquadrare nell’area funzionari, famiglia professionale di ispettore vigilanza tecnica salute e sicurezza ma che, proprio per l’autonomia della Regione siciliana, non riguarderà l’Isola.
“La nostra visita di oggi è solo la prima parte del nostro intervento in Sicilia e a tal proposito – ha dichiarato Gribaudo – stiamo avviando un’interlocuzione diretta con la Regione siciliana proprio per capire quali siano i problemi e quale sia il modo migliore per risolverli”. Pochi ispettori, visite nelle aziende con periodicità annuale, subappalti più simili a catene di Sant’Antonio, purtroppo, non fanno altro che aumentare il lavoro in nero e, inevitabilmente, si sta correndo il rischio che il numero ufficiale degli infortuni sul lavoro dell’Isola sia solo una piccola parte di quelli che avvengono perché la fragilità economica e sociale di quanti accettano di lavorare senza assunzione li espone anche a essere vittima di misere elargizioni economiche per nascondere quanto sia successo.
“Stiamo cercando – ha concluso Gribaudo – di fotografare la situazione attuale per produrre una relazione, non essendo noi un organo legislativo, che possa essere prodromica alle opportune modifiche ai sistemi di controllo e della legislazione. Ci sono, in media, tre morti per lavoro al giorno e non possiamo più permetterci di chiudere gli occhi. È arrivato il momento di agire con fermezza e ritenere questa una priorità per il Paese. È necessaria un’attenzione diffusa, costruita e consapevole a partire da chi sta all’interno delle istituzioni e che coinvolga direttamente i lavoratori. Purtroppo ci stiamo rendendo conto che il sistema dei subappalti deve essere monitorato costantemente perché, nonostante esista una stringente legislazione, la sua applicazione non è puntuale. A fronte dell’abbassamento dei costi, spesso necessario per vincere la gara, la formazione è l’attività maggiormente penalizzata”.