Così deve aver detto colui che ha trovato in un bar di Trieste a farsi un ombrina, come tutti i suoi onesti concittadini, Gianni Cuperlo, il gabbiano Livingstone della Sinistra italiana. Lo avevamo detto in tempi non sospetti che mancava l’anima della sinistra d’antan, in questa disfida di Barletta per il trono di spade del PD.
La Schlein è oltre la sinistra in un’aurea progressista sui diritti civili, praticamente deideologizzati, delle singole nicchie di minoranze spesso variabili e non ascrivibili a un partito organizzato. Il passo da Occupy PD a iscriversi formalmente a una sezione, anzi a un circolo che sa più di radical chic, sa di posticcio e esclusivamente legato a gestire uno spazio di interdizione. Dall’altro lato il pragmatico Compagno B sospettatissimo di essere quinta colonna di R, il fattore Rottamatore della Ditta. Bonaccini rappresenta un Emilia che lavora e produce, e non beve più la Vecchia Romagna degli Errani e dei Bersani.
Questa mossa del malinconico mitteleuropeo Cuperlo, dalla frontiera slava trasferitosi all’Alma Mater bolognese per studi sociologici e di comunicazione, sa finalmente di antico e genuino. Nemmeno i suoi sodali di Dems – Orlando, Provenzano, Furfaro – lo sostengono, nascosti come D’Alema, suo vecchio mentore della FGCI, dietro alla Giovanna d’Arco neopiddina. Figuriamoci il bulimico partito romano di Bettini e Zingaretti.
Nessuno si vuole sacrificare in una posizione che perfino i Giovani Turchi, ormai invecchiati, duri e puri giudicano antistorica. Un’idea poetica di un partito di classe senza più i banchi, di scuola e lavoro, dove ci si poteva affermare, prospettando diritti collettivi di massa, campagne liberate e restituite ai contadini, che in Emilia ormai vengono dal Pakistan o dall’est asiatico. Un partito che parli di diritti a dei lavoratori che vedono almeno tre loro compagni morire sul posto di lavoro ogni giorno.
Cuperlo è l’ultimo soldato sul fronte orientale, il tenente Drogo della Fortezza Bastiani nel deserto dei Tartari che è diventato il territorio della sinistra italiana ed europea. Lui con quegli occhi azzurri slavi e malinconici legge i suoi libri, Rigoni Stern, Pasternak, Bulgakov, Magris, e pensa a un passato in cui era giovane ed era l’ultimo segretario della mitica Sinistra giovanile. Dove sono finiti i tanti compagni, come sono grassi e borghesi adesso, e il nostro sogno, quel sentimento sull’avanzamento dei popoli verso un progresso unitivo, che ci faceva commuovere alle feste popolari, quell’odore di piadina e d’inchiostro, bypassato da tweet e post di sua scarsa dimestichezza, dov’è finito il sogno dell’avvenire?
Il gabbiano Cuperlo sta eretto sul molo della Barcolana e scruta l’orizzonte, cerca un alito di vento che aiuti le sue ali a planare sull’ultimo congresso di un partito in cui il suo desiderio è chiaro. Che l’idea del volo della Sinistra si fissi nelle pupille dei vecchi compagni, come un ricordo, prima che si rattrappisca definitamente. E venga impagliato.
Ps: Se io fossi un compagno mi sentirei comunque un Giuda a non votare Cuperlo. Potrebbe essere l’ultimo mio voto prima che la frontiera scompaia.
Cosi è se vi pare.
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