Il Museo archeologico di Francavilla di Sicilia (MaFra) è un Museo trasversale, pensato per un pubblico plurale: affascinante come un libro illustrato ed elettrizzante come un viaggio nel tempo grazie alla sua innovativa Sala immersiva. Un Museo che, secondo le linee guida del Mibact, è semplice nel linguaggio, intuitivo e facile a leggersi anche dai bambini, che qui troveranno tracce di racconti fantastici le cui radici affondano nei grandi miti della cultura greca.
La campagna di comunicazione relativa al MaFra è inserita all’interno delle attività della Rete dei Musei Comunali della Sicilia, un progetto promosso dell’Anci Sicilia al quale, a oggi, hanno già aderito 88 Comuni e 180 Musei, ma il numero è destinato a crescere. L’Associazione dei Comuni siciliani, attraverso tale Rete ha l’obiettivo di valorizzare e promuovere il patrimonio museale della nostra regione con un progetto che guarda alla storia, al presente e al futuro della cultura e dell’identità siciliana, nell’ottica di un sistema culturale territoriale integrato, condiviso e sostenibile.
Francavilla di Sicilia è ubicata nel cuore della Valle dell’Alcantara, in un’area pianeggiante fra l’omonimo fiume e il San Paolo, nel versante Nord-Orientale del territorio etneo. Il sito, grazie alla ricchezza del suolo e dell’acqua, ma anche alle naturali vie di comunicazione (dal mar Ionio, attraverso l’Alcantara, e dal Tirreno valicando i Nebrodi e i Peloritani) risulta frequentato già in età preistorica. Materiali ceramici testimonierebbero già agli inizi del VII secolo a.C. l’esistenza di un insediamento di Greci Calcidesi pervenuti dalla colonia di Naxos attraverso la valle dell’Alcantara (l’antico Akèsines) su un preesistente sito indigeno. La città greca rimane anonima (Kallipolis?). Di questa sono stati messi in luce nell’area della città moderna alcuni lembi di abitato e di necropoli.
Un grande santuario occupava il settore Nord della città (via Don Nino Russotti), in contiguità con l’Alcantara. La composizione dei ricchi depositi votivi rinvenuti documenta nel santuario il culto delle dee Demetra e Kore. Nell’area archeologica di contrada Fantarilli, ai piedi della collina del Castello, a pochi passi dal Museo archeologico, si può vedere un lembo dell’abitato di V sec. a.C. che nell’assetto urbano ma anche nelle tecniche costruttive edilizie rivela affinità culturali con la vicina Naxos, allorché fu conquistata e “rifondata” nel 476 a.C. da Ierone di Siracusa.
Il sito sarebbe stato abbandonato alla fine del V secolo a.C. forse in coincidenza con la conquista di Naxos da parte di Dionisio I nel 403 a.C. La ripresa demografica, documentata da alcuni interventi di ristrutturazione delle case e alcune modifiche nell’impianto stradale, si ha in concomitanza forse con la nascita della vicina Tauromenion (358 a.C.) o con l’avvento di Timoleonte in Sicilia (338 a.C.). Nel corso del terzo venticinquennio del III sec. a.C. il sito venne completamente abbandonato per cause ancora misteriose.
Francavilla di Sicilia è incorniciato dai Monti Peloritani e si trova in una posizione centrale perché punto principale di transito delle località vicine. Si dice che venne chiamata Francavilla dal francese franc-ville, vale a dire città franca, perché per molto tempo fu esonerata dal pagamento delle tasse perché appartenente alla monarchia. Altri narrano che sia legato ad una leggenda locale: infatti, porterebbe il nome di una fedele ancella, che permise a un sogno d’amore un po’ sfortunato di divenire realtà, quello della bella Angelina.
Nel quartiere medievale, ai piedi della rocca con i resti del castello normanno, Palazzo Cagnone, sede del MaFra, è un edificio del XVI secolo intitolato alla nobile famiglia Cagnone che lo ha abitato nel 1700. Si conserva intatto sia negli arredi che nella pavimentazione settecentesca in maiolica di Caltagirone. Al suo interno ospita un piccolo giardino di agrumi, mentre l’ex palmento e la cantina, dopo l’intervento di restauro del 2006, si possono individuare nell’ampio salone dei congressi. Già sede della Biblioteca civica, Palazzo Cagnone è destinato a divenire un polo culturale. La sua posizione, ai piedi della rocca, crocevia degli itinerari naturalistici degli appassionati di trekking alla scoperta delle Gurne (i laghetti) del fiume Alcantara, si rivela strategica per integrare l’offerta turistica di servizi e svaghi per i visitatori, che possono così spaziare dall’esperienza in mezzo alla natura nella Riserva fluviale dell’Alcantara fino alla conoscenza del passato greco di Francavilla grazie alla presenza proprio del Museo archeologico.
Nel 1987, con l’istituzione della Soprintendenza di Messina, venne avviata una campagna di scavi sistematica a Contrada Fantarilli – finanziata da fondi europei (Por 2000-2006) e condotta dall’archeologo Umberto Spigo – che nel 2007 portò alla realizzazione del primo Antiquarium, in via Liguria. Da questo nucleo di oltre 200 reperti prende corpo l’attuale collezione del MaFra che oggi riunisce a Francavilla, per la prima volta dalla scoperta del 1979, anche decine di pezzi sinora custoditi nei musei archeologici Paolo Orsi di Siracusa e in quello di Naxos.
Alla creazione del nuovo Museo Archeologico di Francavilla all’interno di Palazzo Cagnone, da sempre ritenuto la sede più idonea per riunire la collezione archeologica, si lavora dal 2015: il progetto ha trovato concordi l’Amministrazione comunale di Francavilla di Sicilia e il Parco Naxos Taormina, che nel 2019 ha iniziato la progettazione dello spazio museale coinvolgendo suoi professionisti.
Il MaFra occupa alcune sale dello storico Palazzo Cagnone, edificio del XVI secolo che sorge nel centro storico, all’interno del quartiere medievale, ai piedi dell’altura sovrastata dal Castello Normanno. L’esposizione, preceduta da un video di introduzione al territorio fruibile al piano terra, si snoda nelle tre sale del primo piano. La prima sala è dedicata al periodo protostorico: vetrine e apparato didattico documentano l’esistenza di un insediamento di Siculi, risalente alla fine dell’età del Bronzo (XIII-XII sec. a.C.). La seconda sala è dedicata alla città greca, fondata dai Calcidesi di Naxos che risalirono il corso del fiume Alcantara già nel corso del VII sec.a.C., alla ricerca di terre coltivabili, ma oggi parzialmente sigillata dall’abitato moderno, ad eccezione di un settore visitabile in Contrada Fantarilli. Gli scavi hanno riportato alla luce strutture d’abitato che documentano, tra distruzioni e ricostruzioni, una continuità insediativa dal VI al III sec.a.C. (VI –V sec. a.C.; dal 476 a.C. fino alla fine del V-inizi IV sec. a.C.; IV-III secolo a.C.). I numerosi reperti esposti ci parlano di vita quotidiana: di case con tetti in tegole, decorati con antefisse a testa di gorgone o di sileno; di donne dedite alla tessitura; di vasellame per conservare le derrate alimentari, o utilizzato per bere, per mangiare; per illuminare la notte; di contatti commerciali (monete).La terza sala è dedicata al Santuario suburbano della dea Demetra e della figlia Persefone, uno dei complessi sacri di maggiore rilievo della Sicilia greca, per la ricchezza dei depositi votivi (pinakes, protomi, statuette in terracotta). In questa sala sono esposti anche i reperti dalla necropoli di V secolo a.C. Il percorso si conclude con l’esperienza immersiva di un viaggio virtuale indietro nel tempo, alla scoperta della Francavilla greca.
“Siamo molto felici di far parte della Rete dei Musei, progetto che abbiamo subito condiviso, grazie anche al lavoro dell’assessore Gianfranco D’Aprile. Questa iniziativa dell’Anci Sicilia, siamo sicuri avrà un impatto importante sulla qualità dell’offerta turistica e culturale che si vuole portare a conoscenza di visitatori e turisti, una rete che mette insieme un patrimonio di grande valore storico, umanistico, artistico e culturale, che darà sicuramente i suoi frutti e che noi come amministrazione abbiamo subito accolto e sostenuto. L’auspicio è che questo progetto continui a crescere, portando benefici e opportunità alle comunità locali e all’intero settore museale siciliano”.