PALERMO – Inizia malissimo la campagna elettorale in Sicilia che si contraddistingue non tanto per i contenuti, quanto per le continue polemiche. In particolare nel centrodestra sono mesi che le due più alte cariche si punzecchiamo e si criticano mostrando il fianco ad una opposizione che di certo approfitterà di questa débacle per avere la meglio alle prossime elezioni. Perché al cittadino non piacciono le polemiche, ama i fatti e di certo ha una maggiore credibilità chi porta avanti un programma, invece di criticare i metodi degli altri. Il rischio sarà quello di verificare purtroppo a quale percentuale arriverà l’astensionismo in Sicilia.
Nello specifico la crisi del centrodestra vede contrapposti i due leader, Gianfranco Miccichè di Forza Italia che è presidente dell’Ars e Nello Musumeci di Diventerà Bellissima e attuale governatore della Sicilia. Il primo non perde occasione per criticare i metodi del presidente della Regione, che, secondo Miccichè non ha mai coinvolto nelle decisioni di governo i partiti della coalizione, e ha indispettito il Parlamento. “Spero ancora, fino all’ultimo – ha aggiunto Miccichè – che lui possa capire i suoi errori e cambiare atteggiamento, per il bene e l’unità della coalizione di centrodestra”.
E a chi gli contesta di dialogare con i partiti di opposizione piuttosto che con quelli del centrodestra, il presidente dell’Ars risponde che solo con la sua capacità di mediazione vengono approvate le leggi in Aula, perché la maggioranza è debole. “Ieri grazie alle opposizioni abbiamo votato cinque leggi che erano rimaste ferme perché mancava il numero legale per il voto – ha detto Miccichè -. Non ho fatto inciuci con opposizione, ho garantito che ci fosse la presenza in Aula tale da far passare le leggi. Se la maggioranza avesse avuto la forza di vincere con i numeri io avrei potuto farne a meno di avere questi rapporti continui con opposizione”.
Alle parole di sfiducia del presidente dell’Ars risponde il governatore Musumeci che non ci sta a farsi delegittimare proprio sotto elezioni. “Non mi farò delegittimare da chi ha già spaccato la coalizione due volte facendo vincere la sinistra, da chi oggi in Sicilia guida metà del suo partito e non si capisce cosa mi rimproveri. Per me il centrodestra è un valore e un ideale. Se verrà diviso, ognuno si prenderà le proprie responsabilità” e “Se non dimostreranno che sono socio di Matteo Messina Denaro o che, a differenza di quanto mi risulta, esistono candidati più competitivi di me, no. Non ritirerò la mia candidatura”.
Sulla crisi interna del centrodestra interviene Pino Firrarello, ex senatore e figura storica della Democrazia Cristiana e di Forza Italia nel catanese ed in Sicilia: “Purtroppo in Sicilia sta succedendo quello che sarebbe successo a Roma se non avessero trovato una soluzione che richiama a Mario Draghi – ha detto -. Stiamo pagando il costo della disintegrazione totale dei partiti politici. Oggi non ci sono persone che vengono preparate ad affrontare le amministrazioni locali e neppure quelle regionali e nazionali”. “La Sicilia dunque – ribadisce Firrarello – è un caso che esplode prima ma siamo sul punto di dire che questo non è più un Paese governabile con queste istituzioni”. “Draghi – conclude Firrarello – che con buona volontà un po’ di riforme le sta facendo, o affronta anche il problema istituzionale dell’Italia o altrimenti come Paese faremo una brutta fine…”.