La Comunità Ebraica di Napoli è il centro organizzativo dell’ebraismo per tutto il territorio dell’Italia meridionale e quindi per Campania, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia. Un’area in cui i numerosi insediamenti, esistenti dalla più remota antichità, cessarono di esistere per iniziativa dei sovrani di Spagna Ferdinando II d’Aragona ed Isabella di Castiglia, i quali dopo aver sconfitto definitivamente i mori e liberato l’Europa dalla presenza mussulmana, con il decreto dell’Ahlambra del 29 marzo 1492 disposero la cacciata dai loro possedimenti di tutti gli ebrei che non si fossero immediatamente convertiti al cristianesimo.
Si hanno riscontri certi dell’esistenza della Comunità napoletana già dal primo secolo d.C.. Gli eventi della storia e le dominazioni che si sono succedute nella città hanno determinato le sorti della Comunità che è andata crescendo e stabilizzandosi, oppure decimandosi, sino a scomparire, così come accadde in più riprese ed in ultimo definitivamente nel 1541 a seguito dell’infausto decreto dell’Ahlambra. Gli ebrei fecero definitivamente ritorno nel capoluogo partenopeo nel 1831, sotto la dominazione borbonica. Contribuirono alla rinascita della comunità i banchieri tedeschi Rothschild, che in quegli anni si erano stabiliti a Napoli. Dopo l’unità d’Italia vennero presi in affitto i locali dell’attuale sede della sinagoga, in via Cappella Vecchia, nel quartiere San Ferdinando, vicinissimi a Piazza dei Martiri, poi acquistati e divenuti di proprietà della Comunità.
Nel 2015 a capo di questa storica ed importante Comunità è stato designato il rabbino Ariel Finzi, classe 1960, nato a Torino, ingegnere elettrotecnico, con esperienza professionale nel settore industriale, sposato e che nel giugno dell’anno scorso ha festeggiato trent’anni di felice matrimonio con la dottoressa Tiziana Fiz. Il Rabbino giunto in questa sede si è trovato a guidare una comunità attiva che sebbene non particolarmente numerosa per il numero dei residenti, è un punto di riferimento in quanto accoglie gli studenti di fede ebraica che vengono a svolgere i loro studi universitari nella città ed altri stranieri in transito per il capoluogo campano.
Il rabbino Ariel Finzi, è arrivato a Napoli con il titolo di Maskil, conseguito presso il Collegio Rabbinico di Torino, malgrado tutti gli impegni dell’incarico, affrontando un lungo e complesso ciclo di studi, nel mese di marzo appena trascorso ha conseguito il titolo rabbinico maggiore. La tesi con cui è stato concluso il ciclo di studi superiori, che è la riprova che nell’ebraismo nulla è escluso dallo studio e dall’approfondimento, ha ad oggetto una profonda indagine in merito alla consapevolezza ed alla passione nell’adempimento di un precetto. L’elaborato tutto scritto in ebraico, prende le mosse della vita di Eli Cohen (1924 – 1965), un agente segreto che operò per conto di Israele in Siria. Uomo dotato di grandissime capacità che riuscì a diventare organico nello stato in cui si era infiltrato sino a ricoprire l’incarico di viceministro della difesa.
Considerata una delle spie più intrepide che si conoscano, fornì preziose informazioni ad Israele, anche durante la “Guerra dei sei giorni” nel 1967, consentendole di ottenere importanti vittorie sull’esercito siriano nei combattimenti sulle alture del Golan. Catturato vene processato, torturato e condannato a morte mediante impiccagione. La sua storia eccezionalmente avventurosa è diventata oggetto di una serie molto fortunata su Netflix col nome “The Spy”.
Il Rabbino Ariel Finzi sin dalla sua designazione ricopre l’importante incarico di responsabile del “Progetto Meridione”, per conto dell’Ucei, che si ripropone di valorizzare e riscoprire le radici storiche dell’ebraismo nel meridione d’Italia. Un progetto ambizioso per il quale occorre molto coraggio ed impegno, ed a cui anche dalla Sicilia guarda con grande interesse in attesa di tempi nuovi.