PALERMO – Anno nuovo, classifiche nuove ma… stesso fondo del barile raschiato – tanto per cambiare – dalle province siciliane.
La graduatoria annuale stilata da Italia Oggi e dall’Università La Sapienza di Roma sulla qualità della vita in Italia, giunta quest’anno alla ventunesima edizione, ci restituisce uno scenario desolante delle realtà dell’Isola, confermando il divario sempre più incolmabile – esistente dalla notte dei tempi e tutt’altro che vicino dall’essere superato – tra l’area settentrionale e quella meridionale della Penisola. Due Italie che viaggano a velocità opposte con un Nord sviluppato, competitivo, capace di reggere il confronto con le regioni d’Oltralpe, con una sola parola vivibile, e un Sud in costante affanno, che arranca, dove insomma, come riportato nella presentazione del report, “nel Mezzogiorno e nelle Isole, il ‘buon vivere’ è ancora un miraggio: in 35 province su 38 la qualità della vita è risultata scarsa o insufficiente (nelle rimanenti tre è accettabile). Il che significa, in termini di popolazione, che il 44% degli italiani vive con una qualità di vita insoddisfacente”.
Andiamo ai numeri. Delle nove province siciliane, solo quattro migliorano le performance dell’anno precedente. Una magra consolazione perché il progresso registrato non basta a svettare la classifica: sono infatti tutte spalmate al di sotto della 90^ posizione, segno che in Sicilia la qualità della vita è sempre più inaccettabile. Se lo scorso anno a chiudere la classifica era la calabrese Vibo Valenzia, quest’anno la maglia nera è passata alla nostra Girgenti, ultima tra le 107 province (che con la riduzione delle province sarde da otto a cinque non sono più 110 ma per l’appunto 107) e “caso paradigmatico di realtà del Sud con problemi strutturali atavici irrisolti”.
LE “MENO PEGGIO”
Pur avendo conquistato qualche posizione in più rispetto allo scorso anno, le quattro province che risalgono la china non possono essere etichettate come migliori, bensì come “meno peggio” stando alla loro collocazione a livello nazione: Messina recupera due posizioni ma è pur sempre 95^, Palermo si piazza all’98° posto, mentre lo scorso anno era 106^, Siracusa passa dalla 107^ alla 100^ posizione e Catania, al 104° posto, risale di cinque posizioni. Risultati positivi se presi singolarmente ma che analizzati e inseriti in un quadro di insieme non fanno ben sperare: nessun exploit (il maggiore incremento è quello riportato dalla provincia palermitana, che di gradini in avanti ne fa appena sette), nessun piazzamento degno di lodi (tra le province in risalita si ferma alla 95^ posizione).
LE BOCCIATE
Non essendo la matematica un’opinione, se solo quattro delle province isolane migliorano la propria performance, le altre l’hanno peggiorata. Ragusa perde otto posizioni e scende al 93° posto, Enna, in 99^ posizione scende di ben nove, Trapani passando dalla 99^ alla 101^ ne lascia per strada due, Caltanissetta che era al 96° posto crolla al 103^ e infine tocca quest’anno ad Agrigento con sei posizioni in meno rispetto allo scorso anno, chiudere la classifica.
Le classifiche di questo genere non sono di certo la Bibbia, ma consentono di tracciare le direzioni verso cui sono orientati i soggetti presi in esame e, contestualmente, di operare confronti sia con quanto fatto dagli altri, sia con quanto fatto dalla stessa realtà rispetto al passato. Ma di fronte a uno scenario, come quello delineato, le siciliane non fanno altro che confermare di non aver ancora imboccato la strada giusta.
AGRIGENTO – Il sole, il mare, le temperature miti, le bellezze naturalistiche e storico-culturali Sud non bastano per vivere meglio. La provincia agrigentina è stata additata da tutti come la peggiore d’Italia, ma il sindaco della Città dei Templi, Lillo Firetto, non ci sta. Chiede di contestualizzare i dati e di analizzarli con attenzione, per evitare di fare tutta l’erba un fascio e perdere di vista elementi fondamentali di questo genere di analisi.
“L’indagine di Italia Oggi – afferma il sindaco della Città dei Templi – non fotografa il presente. I dati statistici fanno riferimento al periodo tra il 2013 e il 2017. Inoltre, non riguardano in modo specifico il comune di Agrigento ma l’intera provincia. L’indagine, inoltre, non tiene conto dell’insufficienza di infrastrutture, vedi i lavori ancora infiniti sulla Agrigento-Palermo, non tiene conto dei ritardi che abbiamo dovuto subire prima di poter parlare di nuova rete idrica ad Agrigento, un progetto previsto da anni e che solo ora potrà vedere il primo cantiere, e delle poche strumentazioni diagnostiche negli ospedali”.
“Sento di dover fare una serie di osservazioni – aggiunge – anche a tutela e sostegno del lavoro degli altri comuni della provincia e delle azioni che alcune brillanti iniziative stanno determinando sul territorio: mi riferisco all’aumento del numero dei visitatori nella Valle dei Templi, al Premio nazionale del Paesaggio, alle eccellenze di alcune imprese nell’ambito del turismo relazionale, all’alto standard di alcuni settori della ristorazione, improntati a un contesto di sostenibilità e di qualità, che hanno avuto riconoscimenti nazionali e internazionali”.
“So bene – conclude il primo cittadino – quali sono state le conquiste della città di Agrigento in questi anni, che ci hanno consentito di guadagnare 44 posizioni nella classifica del Sole24ore che analizza Agrigento città sul tema dell’ambiente”.
Irene Milisenda