Ambiente

Nell’Italia bloccata dal Coronavirus una buona notizia, l’aria è più pulita

ROMA – Nell’Italia bloccata dall’emergenza Coronavirus, girando tra città fantasma, dove anche gli orari di punta assomigliano alle prime ore di una ordinaria domenica pomeriggio, la prima cosa che salta all’occhio è il paesaggio spoglio, privato di quel via vai umano che anima i centri urbani. Ma a ben vedere, concentrandoci su un altro senso, l’olfatto, è possibile percepire un ulteriore, evidente, cambiamento intorno a noi. Non v’è dubbio, infatti, che l’aria è più pulita grazie alla minore concentrazione di auto e altri veicoli.

Non è soltanto una sensazione. Dopo quasi un mese di restrizioni, zone rosse e chiusure di scuole e attività imposte dal virus, l’inquinamento è decisamente calato. I livelli di biossido di azoto, un marcatore dell’aria cattiva, si sono ridotti chiaramente come mostrano le immagini del satellite Sentinel 5 del programma europeo Copernicus, gestito da Commissione Europea e Agenzia Spaziale Europea (Esa). Le foto sono state pubblicate su Twitter da Santiago Gassò, ricercatore dell’Università di Washington e della Nasa, e si concentrano sul Nord Italia, anche se è possibile ritenere che pure il Sud, dove il coprifuoco è recente, possa beneficiare, pro tempore, di un’atmosfera più salubre.

I sensori Tropomi (Tropospheric Monitoring Instrument) a bordo del satellite hanno rilevato il progressivo ridursi della nube rossa di biossido di azoto, il gas nocivo emesso dai combustibili fossili, quindi in particolare dai veicoli a motore e dalle strutture industriali. Un effetto simile è stato fotografato dai satelliti all’inizio di marzo in Cina, dove i livelli di biossido di azoto sono calati del 30%, attraverso le immagini raccolte dalla Nasa e dai satelliti di monitoraggio dell’inquinamento dell’Agenzia spaziale europea (Esa).

Un toccasana per un Paese come l’Italia che è primo in Unione europea per morti premature proprio da biossido di azoto (NO2), pari a 14.600, e ozono (circa 3 mila). Inoltre l’Italia è seconda per il particolato fine PM2,5 (poco meno di 59 mila) e nel gruppo di quelli che sforano sistematicamente i limiti di legge per i principali inquinanti atmosferici. In Sicilia, stando agli ultimi dati dell’Arpa, le principali criticità arrivano dall’alta concentrazione dei già citati inquinanti soprattutto nelle aree urbane di Palermo e Catania, nonché nelle zone industriali.

Questo anche a causa dell’elevato tasso di motorizzazione nell’Isola, il più alto tra le regioni italiane. Lo dimostra Catania che ha un rapporto tra mezzo e abitante (numero di autovetture per mille abitanti) che risulta essere 668,2, molto di più di Milano (427,8) e della media nazionale. E tra le auto in circolazione domina la porzione più antiquata. Nel centro etneo la quota a standard emissivo Euro 0 riguarda un’auto su cinque, e in generale (dicono i numeri Autopromotec-Aci) circa 15% del totale del parco auto isolano è ad euro 0, mentre tra euro 0 ed euro 3 si trova più del 50% del totale. Dunque, in attesa dei dati ufficiali dell’Arpa, si può già ipotizzare un miglioramento dell’aria anche al di quà dello Stretto. (A.L.)