Con la legge regionale 7 del 2019 la Regione Sicilia ha messo in atto un serio tentativo di riformare la macchina burocratica malata da decenni di elefantiasi.
Una riforma che è comunque legata inevitabilmente ad una revisione del personale attualmente in forza alla Regione. Mancano le professionalità necessarie a redigere i progetti, soprattutto quelli necessari ad ottenere i fondi del Pnrr.
Questa situazione è stata più volte denunciata dal governatore: “La Regione – aveva detto tempo addietro Nello Musumeci – non era fatta per risolvere i problemi, è stata la più grande industria per 70 anni. Avevamo 19.000 dipendenti: 5.000 sono andati in pensione, ne abbiamo 13.000 e il 50% appartiene alla fascia A e B, assolutamente non funzionali a rendere efficiente la macchina regionale. Qui non si fa un concorso dal 1991. Ed è con questa macchina che io devo fare i conti giorno dopo giorno”.
Un vulnus evidenziato in più occasioni anche dal vice presidente Gaetano Armao: “La palla al piede della Regione è la burocrazia”, ha detto”. La semplificazione amministrativa per rendere attraverso la Pa un “servizio” efficiente al cittadino è attualmente al palo.
Il bando per i termovalorizzatori sembra finito nel dimenticatoio e le discariche sono sature. In Sicilia, ne funzionano solo 3 per oltre un milione di tonnellate di rifiuti. Il Governo Musumeci ha concluso il proprio impegno in Sicilia, ma del tanto atteso bando per i termovalorizzatori in Sicilia non si sa ancora nulla. In queste settimane si lavora per spedire i rifiuti fuori dall’Isola, ma dalla Regione Siciliana arriva una rassicurazione: la gara per gli impianti verrà pubblicata entro l’autunno e i termovalorizzatori non saranno più una chimera.
Il 9 agosto è stato firmato dal dirigente generale del dipartimento Acqua e rifiuti, Calogero Foti, il decreto che autorizza fino a luglio 2023 la Sicula Trasporti Spa (azienda di proprietà dei fratelli Antonello e Salvatore Leonardi attualmente in amministrazione giudiziara) a conferire i rifiuti che escono dall’impianto di trattamento meccanico biologico di proprietà dell’impresa, fino all’impianto di termocombustione della Holdig AVR-Afvalverwerkig BV a Rotterdam, in Olanda.
Una pratica che comporterà probabilmente un aumento dei costi dagli attuali 140 euro a tonnellata a 400 euro a tonnellata. Costi che dovranno essere sostenuti dai Comuni e quindi direttamente dai cittadini.
Quella delle Province è un’altra riforma mancata: nel caos con un commissariamento dopo l’altro.
L’unica novità è che si è insediata l’assemblea dei sindaci, passaggio peraltro già previsto. Cancellate dall’ex governatore Crocetta sono state sostituite dai Liberi Consorzi i quali però non hanno fondi sufficienti per occuparsi delle proprie competenze come la manutenzione ordinaria di scuole e strade.
Le responsabilità di questo stallo che dura ormai da troppi anni e le conseguenze si sono ampiamente viste, sono derivate sì dai gravi difetti di progettazione della riforma regionale, ma anche dal disimpegno finanziario dello Stato.
Intanto una legge regionale ha tentato di reintrodurre l’elezione diretta da parte dei cittadini dei vertici delle nuove province, ma la norma è stata dichiarata illegittima dalla Corte costituzionale.
La riforma è stata modificata più volte, adottando talvolta soluzioni opposte a quelle precedenti, e la Regione siciliana è stata anche condannata dal Tar a trasferire a Liberi Consorzi e Città metropolitane le nuove funzioni e le risorse necessarie a esercitarle.
Ancora molto lavoro c’è da fare per il turismo, nonostante l’Isola sia ricca di attrattive e più volte si faccia battere da altre regioni che sono inferiori in termini di estensione, chilometri di coste, zone archeologiche,ecc. Eppure le potenzialità sono infinite, ma i dati dei pernottamenti parlano chiaro. Per quanto riguarda il 2018 eravamo a quota 15 milioni. Nel 2019 il numero è rimasto costante: 15,1. Nel 2020 c’è stato il crollo a 6,6 milioni. Nel 2021 è risalito a 9,5 milioni. Ultimo dato disponibile per il 2022 (Dipartimento Turismo della Regione) è quello di 7,3 milioni di pernottamenti da gennaio a luglio. Se si manterrà questo trend il totale dei pernottamenti di quest’anno sarà più o meno lo stesso di 4 anni fa.
È chiaro che sulla diminuzione delle presenze turistiche, soprattutto nel 2020, è intervenuta la pandemia, ma facendo un paragone con un territorio ben più piccolo come la provincia autonoma di Bolzano scopriamo che i turisti hanno preferito realtà più piccole rispetto alla Sicilia proprio in quei periodi pandemici. A fronte dei 6,6 milioni della Sicilia nel 2020 infatti si contrappone la cifra di ben 21,7 milioni del territorio di Bolzano.
Anche l’Isola di Malta, assolutamente più piccola della Sicilia riesce a surclassarci in termini di pernottamenti: nel 2018 16,6 milioni contro i 15 milioni in Sicilia.
In questi cinque anni di legislatura la parte di bilancio dedicata agli investimenti invece di crescere, è diminuita, anche se di poco. Il raffronto è stato fatto consultando i bilanci di previsione 2018/2020 perché i rendiconti sul sito ufficiale della Regione siciliana si fermano al 2019.
Il totale degli investimenti 2018 è di 2,4 milioni di euro. Tra le voci vi sono quelle relative alla gestione di beni demaniali e patrimoniali (2 milioni di euro), per Statistica ed informatica (4 milioni), valorizzazione dei beni di interesse storico (6 milioni), difesa del suolo (2 milioni), 2 milioni per interventi a seguito di calamità naturali, 68 per edilizia residenziale, 17 milioni per sviluppo settore agricolo, 9,4 milioni per sviluppo mercato del lavoro.
Nel Bilancio 2021 vengono previsti: Investimenti fissi per 481,14 milioni, Contributi agli investimenti per 1.447,55 milioni. Altri trasferimenti in conto capitale per 13,89 milioni e Altre spese in conto capitale per 177,36 milioni per un totale di spese in conto capitale di 2,1 milioni.
Lo ha rimarcato in più occasioni l’ormai ex governatore della Regione siciliana e oggi ministro del Sud e del Mare, Nello Musumeci.
Musumeci ha sempre difeso il lavoro fatto rispetto “alle macerie” trovate al suo insediamento: dalla spesa dei fondi europei ai concorsi per l’amministrazione regionale che sono nuovamente ripresi, agli investimenti per le infrastrutture e alla decisione di fare ripartire la gara per i termovalorizzatori.
Certo, il Covid resta tra i momenti più duri del suo mandato, con la scelta di chiudere gli accessi della Sicilia per diversi mesi “ma sono contento di averlo fatto perché chi pensava che la Sicilia sarebbe diventata una sorta di campo da guerra si è dovuto ricredere”.