ENNA – In carriera da oltre cinquantacinque anni, un’attività fittissima, dividendosi tra composizione e concerti. Curioso, vivace, appassionato. Racconta in note ciò che non si può comunicare con la parola senza filtri. Maestro di quella musica che rapisce l’immaginario dello spettatore bucando lo schermo, il premio Oscar Nicola Piovani continua a insegnarci che la vita è bella.
Prodotto e organizzato dal Saint Louis College of Music e dall’Associazione culturale Globart, con la direzione artistica di Stefano Mastruzzi e Roberto Grossi, si svolgerà dal 22 al 28 luglio in terra di Sicilia.
La “speciale” edizione 2024 quest’anno è promossa dall’Ente Parco Archeologico di Morgantina e della Villa Romana del Casale, che comprende, oltre ai siti archeologici di Mazzarino (CL), Aidone e Pietraperzia, il meraviglioso barocco di Piazza Armerina, in provincia di Enna.
Nella splendida piazza Cattedrale, il prossimo 24 luglio alle 21.30, riecheggeranno le “Note a margine” di un orgoglio italiano famoso in tutto il mondo. Accompagnato dal sax di Marina Cesari, dal contrabbasso di Marco Loddo e dalle percussioni di Vittorino Naso, un viaggio raccontato con lo straordinario tocco al pianoforte di Nicola Piovani.
È la sua prima partecipazione al “Between Music&Arts Festival”, volto a favorire lo scambio culturale e a stimolare la riflessione sull’importanza delle diversità valorizzando le identità plurali come ricchezza. Aspetti questi ulteriormente sottolineati dalla nascita del “Between songwriting camp”, il primo grande campus di produzione artistica del Mediterraneo. Cosa pensa dello scenario attuale?
“Riferendoci a quello musicale, il presente è babelico, soprattutto d’estate: tanta musica, ovunque, tanti generi, tanti festival, tante opere, tante discoteche. Difficile distinguere il grano dal loglio”.
Non ricorda un solo giorno della sua vita in cui, in qualche modo, non ci sia stata la musica.
“È vero: innanzitutto come ascoltatore. Rapportarmi con la musica è un’attività quotidiana molto naturale”.
Come accadde che se ne innamorò?
“Non lo rammento: a cinque anni suonavo ‘La morettina lava alla roggia’ con la fisarmonica. A sette il preludio del primo atto della Traviata, sempre con la fisarmonica. E poi il pianoforte… E sempre col gran gusto di suonare e di ascoltare”.
Sulla scia di memorie e aneddoti, uno spettacolo fatto di esperienze, ricordi, emozioni che arrivano dritto al cuore della Sicilia. Cos’è per lei questa terra?
“È la prima volta che visito Piazza Armerina – e ne sono molto felice! – ma ho frequentato tanto quest’isola, da quando ci sono venuto con Paolo e Vittorio Taviani a girare “Kaos” sull’Etna. E poi ho avuto a Catania amici fraterni che frequentavo assiduamente. Ora non ci sono più, e Catania è per me sempre un po’ deserta. Le occasioni di lavoro per tornare in Sicilia non mi mancano. Ogni anno qualche concerto mi riporta su questa terra fascinosa. Ma se non ci fossero queste occasioni, ci verrei lo stesso, per non perdere la bella consuetudine”.
Com’è condividere con il pubblico la propria vita?
“È un bel modo di vivere, del quale faticherei a fare a meno. Finché il pubblico viene ad ascoltare la mia musica, io sono felice di suonargliela”.
Oggi la parola d’ordine è “sharing”, in tutti gli ambiti. Cosa le piacerebbe riuscire a trasmettere alle nuove generazioni?
“Un vecchio proverbio che ho assunto a guida per la mia vita: “Parere e non essere, è come filare e non tessere”.
Quarant’anni di carriera ripercorrendo alcuni incontri significativi, a partire da quello con Federico Fellini, che omaggerà (e non solo lui) con il suo progetto artistico “Note a margine”. Mai intellettualistico, mai teorico o professorale. Aveva la naturalezza del poeta. È questo che l’ha contagiata?
“Chiunque ha vissuto accanto a Federico Fellini ne è stato contagiato: impossibile non lasciarsi incantare dalla sua poetica del quotidiano”.
Per certi aspetti, la stessa sensazione che si prova assaporando l’indimenticabile colonna sonora de “La vita è bella”. La musica è per sempre e i compositori non muoiono mai davvero?
“Mi piace leggere libri di fisica moderna (quelli divulgativi, naturalmente, già molto difficili per me). E questi mi inducono a evitare di immaginare un futuro, per i musicisti e per tutti. Buchi neri, antimateria, stringhe… La differenza fra la realtà e il percepito è gigantesca. Tutto muore e tutto vive nello stesso momento. Anche Beethoven. Quello che so per certo è che il nulla non esiste”.
C’è chi sostiene che fra un po’ l’intelligenza artificiale farà quei lavori molto meglio di Beethoven. Anche lei è di questo avviso?
“I cultori del distopico amano immaginare che l’AI sostituirà i compositori. Probabile, e probabile che sostituirà anche gli ascoltatori, gli spettatori… e anche gli intervistatori e gli intervistati”.
Sappiamo che la passione per l’arte è sacrificio. Come si diventa Nicola Piovani?
“Ripensando alla carriera, ci vuole molta fortuna. Io ne ho avuta più di quella che m’aspettassi”.