La nipote di Matteo Messina Denaro, nonché avvocato del boss dopo l’arresto, Lorenza Guttadauro, lavora al Ministero dell’Istruzione.
È la figlia di Rosalia Messina Denaro, sorella del boss di Castelvetrano, che avrebbe manifestato “piena ed incondizionata aderenza alle regole di Cosa nostra” e aiutato il boss a trasferire i suoi celebri “pizzini” e il cui ruolo sarebbe stato determinante prima e dopo l’arresto del fratello.
Lorenza Guttadauro è un nome ben noto a chi ha seguito la vicenda del boss Messina Denaro. Figlia di Rosalia Messina Denaro, avvocato, ha difeso lo zio e aveva mostrato anche sorpresa per la nomina ricevuta. La professionista ha anche difeso la zia Anna Patrizia, sorella di Messina Denaro, e il fratello Francesco, arrestati con l’accusa di essere il braccio operativo del capomafia.
Adesso, dopo la morte dello zio, la nipote di Matteo Messina Denaro ha cambiato strada: si è cancellata dall’Ordine degli Avvocati, si è trasferita a Roma e ha ottenuto un lavoro al Ministero dell’Istruzione, per l’esattezza all’Ufficio scolastico regionale della Regione Lazio.
A rivelare il nuovo impiego della nipote di Messina Denaro è l’edizione palermitana di “La Repubblica”, che ha ottenuto anche una replica del Ministero dell’Istruzione sulla vicenda: “È stata assunta a seguito di rituale concorso, è impiegata presso l’ufficio pensioni di un’articolazione provinciale”.
Sulla famiglia Messina Denaro e i numerosi contatti della sua intricata rete si indaga ancora. La madre e il padre di Lorenza Guttadauro sono ancora in carcere, la prima per il ruolo avuto nella gestione di Cosa nostra e della latitanza del boss, il secondo in quanto ritenuto il “postino” del capomafia di Castelvetrano. Anche il marito e il fratello Francesco – nipote prediletto del boss – si trovano in carcere.
Si indaga sull’identità di alcuni personaggi menzionati nei pizzini di Messina Denaro, in primis “Parmigiano” e “Fragolina”; personaggi che potrebbero conoscere i segreti del boss e delle tante storie di mafia rimaste senza verità con la morte del boss mai pentito.
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