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No Green Pass a UniPa, le ragioni del professor Dominici

Le disposizioni governative hanno reso obbligatorio il Green Pass anche per l’università. Professori, studenti e personale sono tenuti ad averlo per accedere ai locali dei vari Atenei, per lezioni ed esami in presenza.

Una risoluzione che ha determinato una serie di proteste, alcune delle quali anche in Sicilia. Si pensi alla lettera indirizzata al Rettore dell’Università di Catania, o alle iniziative portate avanti a Palermo, che hanno visto protagonista Gandolfo Dominici, professore associato di Marketing presso la facoltà di Economia del capoluogo siciliano.

Il docente, promotore di due lettere/appello, una al Consiglio d’Europa ed una al Rettore dell’Università di Palermo, ha trovato il consenso di professori e studenti.

Qds.it lo ha intervistato per approfondire le ragioni della sua protesta e le proposte portate avanti.

Le ragioni della protesta: “Non siamo no vax, vogliamo più sicurezza”

“Voglio innanzitutto specificare che non siamo no vax. La maggioranza di coloro i quali hanno aderito a questa iniziativa è vaccinata. Non siamo ideologicamente contro i vaccini, diciamo che questi vaccini hanno dei meriti, ma che non sono la panacea di tutti i mali, soprattutto in relazione alla variante Delta, sviluppatasi proprio contemporaneamente alla vaccinazione di massa.

Riteniamo che il Green Pass, nella sua versione attuale, sia pericoloso. Come ha sottolineato il dottor Fauci e come evidenziano numerosi paper e i dati di Israele e Regno Unito, i vaccinati possono contagiare e contagiarsi. Un dato di realtà che ho potuto riscontrare anche personalmente. Non vogliamo tornare in Dad e quindi riteniamo che anche questi contagi vadano monitorati e vada evitato l’ingresso in luoghi a rischio di chi è positivo.

La nostra è una proposta cautelativa, vorremmo cioè che i test (possibilmente quelli salivari, visto che si devono ripetere frequentemente), fossero fatti gratuitamente e per tutti, vaccinati e non. Non soltanto all’università, ma in tutti quei luoghi e quelle situazioni dove è più alto il rischio di contagio. Cosa c’è di male in tutto ciò? Perché la nostra proposta è stata bollata come una bestemmia?Non abbiamo detto nulla di antiscientifico o che non sia provato. Antiscientifica, semmai, è stata la reazione alla nostra iniziativa. Siamo, evidentemente, al mono pensiero”.

“Sono convinto – prosegue il prof. Dominici – che andando avanti così entro novembre ci saranno nuove chiusure e non si potrà più fare attività in presenza all’università. Abbiamo soltanto avanzato un’idea, più efficace dal punto di vista della sicurezza sanitaria, che è inoltre in linea con ciò che dice il Consiglio d’Europa.

Una proposta che concilia la legislazione, la Costituzione Italiana, le risoluzioni della Corte Europea dei diritti dell’Uomo e il regolamento europeo sul Green Pass.

L’Italia, dopo la marcia indietro della Francia (che ha introdotto i test salivari gratuiti nelle scuole), è l’unico paese appartenente al Consiglio d’Europa che sta andando in direzione opposta. Mi chiedo, a tal proposito, quanto può resistere il nostro paese facendo politiche simili? Soprattutto in questa fase di erogazione Recovery Fund, con il rischio di finire all’indice come l’Ungheria. Proprio per questo motivo la mia lettera appello ha fatto scalpore. C’è stata una levata di scudi, ci sono state accuse e reazioni al limite della querela. Dopo la diffusione a mezzo stampa della lettera inviata al Consiglio d’Europa è iniziato Il putiferio e gli attacchi poderosi alla lettera al Rettore di UniPa. Una lettera, voglio sottolinearlo, del tutto moderata e sottoscritta da colleghi vaccinati. Sono stato anche accusato in quanto economista e non medico di non avere voce in capitolo… Von Hayek, premio Nobel per l’Economia, diceva che un economista che sa soltanto di economia, non solo è inutile ma è anche pericoloso. Io non dico di aver misurato la carica virale, sia chiaro… Ma se io elenco una serie di dati di fatto, analizzo quanto dicono studiosi di vari ambiti e pongo una soluzione faccio il mio mestiere: perché l’economia è questo, trovare soluzioni bilanciate e razionali per la gestione razionale di problemi”.

Tutelare la libertà di scelta

 “Un altro aspetto importante è quello della libera scelta, soprattutto per quanto riguarda giovani di 20 anni che – salvo pregresse e rare problematiche di salute – corrono rischi minimi di mortalità da Covid, che sono quantomeno equiparabili alle complicazioni da vaccino. Quale logica ha tutto ciò, visto che anche da vaccinati potrebbero contagiare il parente anziano? Vogliamo che questa pandemia duri per sempre? Oggi abbiamo strumenti che un anno e mezzo fa non esistevano. Penso ai test salivari, rapidi e poco costosi. E, infine, non va dimenticato che – secondo i più recenti aggiornamenti dell’Ema – la fine di tutte sperimentazioni e test sui vaccini anti Covid, è prevista a dicembre 2023”.

Dalla “piazza” al tribunale: protesta e proposta NO Green Pass

Quanto è ampio il movimento di opposizione al Green Pass? Non saprei quantificarlo numericamente, ma basterebbe vedere le adesioni raccolte da quella lettera, che nemmeno io so a quanto ammontino. Dopo tutto quello che è successo, infatti, non sono interessato a saperlo. Gli studenti, comunque, sono ancora disorganizzati, poiché è venuto loro a mancare l’appoggio delle associazioni studentesche esistenti. I professori contrari sono molti di più di quelli che firmano gli appelli, ho parlato con tanti colleghi che – pur dandomi ragione al 100% – hanno paura di esporsi.  Adire le vie legali per dare forza alle nostre rivendicazioni? Ad oggi ci sono tante iniziative in sede legale, alcune totalmente kamikaze e controproducenti da cui mi dissocio, come ad esempio l’impugnazione di un decreto legge al TAR. Ma ce ne sono altre serie e condivisibili, come quelle per ottenere la gratuità dei test o per evitare che il Green Pass assuma contorni discriminatori. Ci muoveremo quindi anche dal punto di vista legale, con il supporto dell’avvocato Giulio Marini, insieme al quale ho stilato la lettera appello al Consiglio d’Europa”.

Vittorio Sangiorgi