Si è svolta questa mattina la quinta edizione dell’incontro “Noi, il Mediterraneo“, e dagli interventi di tutti i relatori sono emersi due punti cardine inequivocabili: Pasqualino Monti uomo dell’anno e che “il ministero ha bisogno di un’azienda a partecipazione pubblica, con “golden power” e tutte le garanzie, per sburocratizzare e snellire le procedure”, come affermato dallo stesso Monti.
Tutte le parti presenti, e che hanno rappresentato, attendono quindi la riforma del sistema portuale, e la partecipazione del viceministro delle infrastrutture e dei trasporti Edoardo Rixi è stata la traduzione dell’impegno che questa maggioranza di governo intende profondere fino al varo in parlamento.
Al Marina Convention Center, nel contesto del fresco di inaugurazione Palermo Marina Yachting che ha celebrato le doti del manager Pasqualino Monti, non si è assistito a un dibattito ma a una sequenza di testimonianze che condividevano le stesse necessità e i medesimi problemi.
L’imperativo è stato il dover snellire la burocrazia, stringente, che rallenta o impedisce la messa in opera di infrastrutture necessarie allo sviluppo del paese. La stessa burocrazia frutto di decenni di spregiudicatezza nell’impiego di risorse pubbliche e che oggi ha immobilizzato l’evoluzione italiana per infrastrutture e ogni sorta di appalto pubblico.
Gli interventi dei relatori di “Noi, il Mediterraneo” hanno quindi messo in luce aspetti solo in apparenza molto distanti, ma che in realtà attengono tutti alla medesima esigenza nazionale di adeguarsi alla crescita e ai cambiamenti, inclusi quelli dettati della più recenti crisi globali con le fisiologiche variazioni di assetti commerciali internazionali.
L’attesa riforma del sistema portuale, sponsorizzata dal ministro Matteo Salvini e dal viceministro Edoardo Rixi, è parsa a tratti un documento – dal contenuto ancora riservato – redatto con la consulenza di quel Pasqualino Monti per il quale al Marina Convention Center di Palermo si è udito l’unico corale e scrosciante applauso questa mattina. Papabile manager al quale affidare la bacchetta da direttore d’orchestra per dirigere le diverse AdSP e coordinare tutti gli enti territoriali grazie a poteri attualmente non previsti.
Questo soggetto, centrale per il coordinamento delle Autorità di Sistema Portuale, si affiancherebbe al Polo per le Infrastrutture che il presidente di RFI Daniele Lo Bosco ha definito l’idea dei “visionari Salvini e Rixi” di costituirla all’interno di RFI. Un piano da 180 miliardi di euro nei prossimi dieci anni ripartiti in 120 miliardi per le infrastrutture ferroviarie, 55 miliardi per infrastrutture stradali e 5 miliardi in altre società dello stesso Polo.
Due soggetti a monte, quindi, mediante i quali mettere in più stretto rapporto ai tavoli di servizio gli enti locali come i ministeri, per progettare e cantierare opere infrastrutturali capaci di velocizzare e rendere molto più competitiva la logistica. Soprattutto, due Autorità capaci di andare incontro al mercato e, come affermato dal viceministro, “gestirlo invece di subirlo”. Per gestire il mercato, invece di arrancarvi dietro con una rete infrastrutturale obsoleta, potrebbe anche non essere sufficiente una “struttura centrale che governa i processi”, come l’ha definita Monti. Un’altra criticità si presenta all’orizzonte, e la prospetta proprio il presidente dell’AdSP per la Sicilia Occidentale: il tetto al reddito per i manager, che non incoraggia i manager più capaci ad accettare incarichi da uno Stato poco appetibile.