Lettera aperta a Giovanni Brusca.
Signor Giovanni Brusca, lo Stato Italiano, in forza di una legge del 1991, fortemente voluta da Giovanni Falcone, che lei ha massacrato l’anno seguente insieme alla sua compagna Francesca Morvillo, ed alla sua scorta, le concede dei benefici di pena. Per cui oggi lei è un libero cittadino.
Noi siciliani siamo persone perbene e, a parte lei ed i suoi sodali, rispettose della legge italiana, Stato di cui, non sempre e non per tutto, facciamo parte.
Ma l’orrore incommensurabile, che con la sua efferata e criminale condotta lei ha provocato in questa nostra terra, non consentono a questa comunità isolana di poterla accogliere fra i suoi residenti. E questo deve essere chiaro anche allo Stato Italiano.
Non possiamo avere tra noi uno che può ricominciare ad essere una belva criminale, con oltre 150 delitti riconosciuti, non possiamo veder circolare per le strade dell’isola uno che ha squagliato nell’acido un bambino innocente, non possiamo far coesistere nella terra di Falcone e Borsellino la sua presenza.
Lo Stato deve capire che la Sicilia o è nostra, di noi siciliani perbene, o è di Cosa Nostra.
Pertanto intanto chiediamo a lei, sig. Giovanni Brusca, di non risiedere o domiciliarsi in un comune siciliano.
Ci aspettiamo che nessun ente locale dell’isola accetti la sua domanda di residenza, e che il Parlamento Siciliano la bandisca con forza.
Ove questo non avvenisse chiediamo, con tutta la forza di cui noi siciliani siamo capaci, allo Stato Italiano di tenere lontano dalla Sicilia questo amaro calice. Perché noi lo abbiamo già bevuto con tutto il dolore di cui è costituito.
Giovanni Pizzo