PALERMO – Le tre regioni europee a più alta disoccupazione, secondo i dati diffusi da Eurostat lo scorso anno, sono tutte italiane: Campania (47%), Calabria (47%) e Sicilia (46%). Il Paese più virtuoso, invece, è la Finlandia con l’89,7% di occupati, seguita da Paesi Bassi e Svezia (entrambe con oltre l’85% di occupati). Alla classe dirigente, dunque, l’arduo compito di incrociare domanda e offerta, di colmare i loro gap, di sostenere i più deboli. L’assessora Nunzia Nuccia Albano, in un’intervista esclusiva al Quotidiano di Sicilia, fa dunque il punto della situazione sulle politiche attive in Sicilia.
Già l’anno scorso l’eliminazione del Reddito di cittadinanza. Ritiene giusta la decisione del Governo? Quanti erano i percettori del Reddito di cittadinanza in Sicilia? Le misure alternative sono state in grado di riassorbirli tutti?
“Qualcuno ha definito il Reddito di cittadinanza come l’arma di distrazione di massa creata per non affrontare temi più impegnativi sulle politiche per il lavoro. Consentitemi di dire che il Reddito di cittadinanza, così come inizialmente pensato, a oggi si è rivelato in Sicilia un vero e proprio intervento assistenziale. I dati del monitoraggio sono sconfortanti: da gennaio a ottobre 2022, secondo i dati Inps, ci sono stati 228.152 percettori del Rdc, il 17,7% del totale nazionale e secondo i dati Anpal, dal 2020 gli occupati Rdc in Sicilia sono pari a 21.000”.
Quali strumenti aggiuntivi sono messi a disposizione dalla Regione per chi non trova lavoro?
“Non mi sono mai illusa: il lavoro non si trova per legge. Abbiamo avuto la stagione trentennale del precariato per legge, che ormai è nella sua fase conclusiva e definitiva. Abbiamo provveduto alla stabilizzazione degli Asu e degli ex Pip. Bisogna, però, che i giovani guardino al lavoro come una meta e non cerchino né gli si offrano scorciatoie. Occorre che le generazioni ancora giovani, occupabili, pongano lo sguardo al mercato del lavoro, cioè a quella che è l’offerta di lavoro e non a quello che lo Stato può dare loro. Ogni giovane dovrebbe interrogarsi su questo aspetto e guardare a questi nuovi mondi per cercare una propria dimensione professionale che risponda ad un’offerta di lavoro. Non si può pensare di essere assistiti per tutta la vita. L’assessorato sta mettendo in atto misure di politica attiva del lavoro. Recentemente abbiamo istituito l’Osservatorio del mercato del lavoro, presso l’assessorato regionale della Famiglia, delle Politiche sociali e del lavoro attraverso cui analizzare le tendenze e i fenomeni relativi al mercato del lavoro in Sicilia e fornire supporto nella programmazione delle politiche occupazionali della Regione. Per la prima volta l’attività di studio e di pianificazione delle politiche formative e l’analisi delle richieste delle imprese in Sicilia avranno una reale sede di confronto. L’Osservatorio determinerà, in sinergia con l’assessorato della Formazione, un salto di qualità orientando così i corsi verso ciò che chiede realmente il mercato del lavoro. Soltanto avendo contezza delle esigenze delle imprese, quindi dell’offerta di lavoro, si può programmare una formazione specifica e, conseguentemente, riuscire a incrociarla con la domanda”.
Quali progetti sono in cantiere per aumentare i posti di lavoro nell’Isola e arginare la cosiddetta “fuga di cervelli”?
“Il lavoro lo creano le imprese attraverso il libero mercato. La società si è trasformata, siamo nell’era digitale da oltre un ventennio. Bisogna sapere cogliere dai fatti negativi le opportunità di lavoro. Le Istituzioni sono impegnate nella realizzazione di azioni di politica attiva focalizzate su percorsi di orientamento e accompagnamento al lavoro, per facilitare l’incontro tra domanda e offerta e l’attuazione di percorsi basati su principi di qualità, personalizzazione e focalizzazione sulle competenze ritenute strategiche per la ripresa dell’economia, per promuovere l’occupabilità delle persone. Tra le azioni, figura il programma Gol, che rappresenta il fulcro della riforma delle politiche attive del lavoro che, oltre Gol (4,4 miliardi), prevede il Piano per le nuove competenze, il potenziamento dei Centri per l’impiego (600 milioni) e il rafforzamento del sistema duale (600 milioni). L’orizzonte temporale del programma Gol è il quinquennio 2021/2025. I decreti di riparto delle risorse destinate al programma Gol (2022-2023) assegnano alla Regione Siciliana il 10,78% delle risorse disponibili annualmente a livello nazionale chiedendo il raggiungimento degli obiettivi. L’azione sul programma Gol vede già il pieno raggiungimento dell’obiettivo fissato per il 2022, relativo alla presa in carico per garantire le attività di valutazione che sono state garantite a circa 67 mila tra percettori del Reddito di cittadinanza e di Naspi, attività che i 64 Centri per l’impiego stanno proseguendo. I percettori di sostegno al reddito (Rdc e Naspi), inseriti nel programma Gol sono proprio le persone che appartengono ai nuclei familiari dove i problemi socio-economici-lavorativi incidono di più e rischiano di determinare quella ‘dispersione socio-lavorativa’ che non possiamo più permetterci. Per le situazioni sociali più disagiate si sta intervenendo con azioni formative di breve o lungo periodo che vedono coinvolti oltre i Centri per l’Impiego anche le Agenzie per il lavoro, gli Enti di Formazione e gli Enti del terzo settore. Io spero nei possibili ritorni di giovani in Sicilia, il mercato del lavoro nell’Isola non ha offerto loro la possibilità di trovare un’occupabilità. Sostengo che i giovani debbano partire, fare esperienze all’estero, essere competitivi in Europa e nel mondo ma devono tornare per far crescere la Sicilia”.