TRAPANI – Riqualificare zone abbandonate della Regione, far rivivere le storie e le tradizioni di un luogo, questo è il fattore cardine che fa la differenza in campo turistico. Questo quello che sta succedendo nell’isola di Mozia, dove partiranno una serie di restauri dei monumenti al fine di attirare l’attenzione di visitatori e far muovere ancor di più l’economia siciliana.
E’ un progetto nato dal sodalizio tra la Regione Sicilia e l’organo periferico del Ministero, la Soprintendenza dei Beni Culturali di Trapani. Nel dettaglio, è stato stipulato con la ditta aggiudicataria, si tratta della Ar Arte e restauro, il contratto per l’intervento di riqualificazione ambientale, di restauro archeologico e di valorizzazione dell’ex cittadina fenicia.
A questi lavori sono state destinate le risorse del Programma operativo Fondo europeo di sviluppo regionale 2014-2020 per più di un milione e seicento mila euro. Questo è un luogo di grande rilevanza storica, come ha più volte detto il presidente della Regione, Nello Musumeci: “Mozia rappresenta un unicum di eccezionale valore nel panorama mondiale dell’archeologia, come testimonianza ancora integra della civiltà fenicia, ma è anche allo stesso tempo uno dei contesti ambientali e paesaggistici meglio conservati. Qui la laguna, le saline, le vigne, la flora e la fauna di terra e di mare esercitano da sempre un fortissimo richiamo per i turisti provenienti da ogni parte del mondo. Si tratta, senza dubbio, di una delle tante perle naturali del nostro territorio che bisogna proteggere e valorizzare”.
Entrando nel vivo del progetto, i lavori prevedono interventi sui monumenti archeologici e sulle strutture murarie: dal “Luogo di arsione” al “Santuario di Cappiddazzu”, dalla zona di “Porta Nord” a quella delle “Fortificazioni”. E, ancora, la “Casa dei Mosaici”, la “Casermetta”, la zona di “Porta Sud”, le zone Zone A e B dell’isola e il “Kothon”.
Occorre fare un passaggio storico, non è la prima volta che la Regione investe soldi per Mozia. Infatti, in totale sono stati impiegati quattro milioni e cinquecento mila euro. I lavori, avviati dall’ex assessore (tragicamente scomparso) Sebastiano Tusa, sono adesso in fase avanzata di realizzazione e riguardano il rilevamento topografico, la sistemazione del verde e degli arredi esterni, nuovi sentieri in terra battuta e anche una rete dati wi-fi. Non solum sed etiam, è prevista la realizzazione di un archivio informatico su base cartografica per la gestione dei dati archeologici territoriali.
A questo si aggiungono anche una serie di servizi finalizzati a migliorare la gestione e a potenziare la capacità di attrazione turistica, tra cui la sistemazione di una rete geodetica, utile alla realizzazione di tutte le infrastrutture informatiche; l’esecuzione di un rilievo aerofotogrammetrico dell’intera isola; la creazione di un sistema informativo territoriale (Sit) ed il posizionamento in punti strategici di alcuni cannocchiali Focus, strumenti per l’osservazione naturale assistita con relativa banca dati ipermediale multilingue.
Non è stato, quindi, trascurato nessun aspetto, si va dalla conservazione tradizionale dei beni allo sviluppo tecnologico di tutta l’area.
E’ previsto, infine, un servizio di bike-sharing con due tipologie di mezzi: la classica bici a pedali e quella a pedalata assistita. Mozia ha rappresentato per secoli un punto d’approdo e una base commerciale per le vecchie popolazioni. Il nome antico in fenicio era Mtw o Hmtw come risulta dallo studio scientifico di alcune monete, mentre il nome greco Motye è riportato da Tucidide e da Diodoro Siculo. Un’antica importanza che bisogna traslare nel presente, al fine di rendere fiorente l’economia di una Regione votata al turismo.