Matteo Messina Denaro aveva già deciso da decenni. L’allontanamento dalla Religione dei suoi avi non è recente. Lui non vuole esequie religiose, non crede nella Chiesa di Cristo, anzi la considera peccatrice più di lui.
Lui aveva, come dice il Vangelo, scelto un altro Dio. Si chiama Mammona, la pecunia del diavolo, volgarmente detto denaro come il suo cognome. Faceva tutto per denaro, ammazzava, intimidiva, coerciva. Il suo scopo era moltiplicare, come pani neri di Castelvetrano e sardine di Selinunte, la sua ricchezza. Pur rimanendo solo, senza una famiglia, con una figlia conosciuta nelle sue ultime ore di vita. Si riempiva di cose, di lusso del piacere che donne fragili, bisognose, gli offrivano. Un piacere fine a se stesso senza alcun cedimento al sentimento. Una vita così spesa è lontana mille miglia da una spiritualità, per cui lui rifiuta più Dio che la Chiesa che accusa di essere peccatrice. Come se, nel suo narcisismo esasperato, potesse lui, Il Signore del trapanese, essere un pulpito da cui possano provenire parole di luce.
Se n’è andato, rimarrà senza esequie né perdono, senza finti pentimenti, né giudiziari né morali. Senza Dio e solo, estremamente solo, con Mammona. Così è se vi pare