Consumo

Obesità e sedentarietà, salute dei siciliani a rischio

PALERMO – Lo stile di vita dei siciliani non sembra essere tra i più salutari, e le conseguenze si vedono nei dati, raccolti ed elaborati dall’Istat nel rapporto “Bes 2021” sul benessere equo e sostenibile in Italia.

La speranza di vita alla nascita

La speranza di vita alla nascita si rivela essere, insieme alla Campania, la più bassa tra le regioni della penisola, e si ferma a 80,9 anni, contro la media nazionale che sale a 82,4. In pratica in tutte le categorie analizzate, l’isola rimane al di sotto della media nazionale: l’indice di salute mentale si ferma al 67,8% contro il 68,4% nazionale, mentre la mortalità infantile arriva al 3,3%, contro il 2,5% nazionale.

Solo il 13,2% dei siciliani ha una alimentazione adeguata

Le motivazioni sembrano essere indicate dagli stessi dati: solo il 13,2% dei siciliani ha una alimentazione adeguata, contro il 17,6% degli italiani; più della metà degli isolani, il 51%, svolge una vita sostanzialmente sedentaria, mentre la media nazionale scende al 32,5%. D’altra parte, i siciliani dai 14 anni in su non fumano più degli altri, con una percentuale del 19,1% contro il 19,5% degli italiani, e bevono meno alcool, appena l’8,9% contro il 14,7% degli italiani.

L’eccesso di peso riguarda il 49% dei siciliani

D’altra parte, l’eccesso di peso riguarda il 49% dei siciliani, contro il 44,4% del resto della penisola. Tutto questo porta ad una terza età non sempre serena: la speranza di vita senza limitazioni nelle attività sopra i 65 si ferma all’8%, mentre in media in Italia tale valore arriva al 9,7%, mentre le multicronicità e le limitazioni gravi dai 75 anni in su riguardano il 59,8%, contro una media nazionale del 47.8%. I dati, asettici, in realtà mostrano prospettive complesse, che implicano non poche conseguenze dal punto di vista sociale e anche economico, in una condizione che può trasformare il ciclo di vita e il rapporto tra le generazioni.

E ancora non è stato possibile costruire un quadro più chiaro su ciò che la pandemia da Covid-19 ha provocato dal punto di vista della salute pubblica, con i suoi effetti diretti, ascrivibili ad esempio a quelli del long Covid, o indiretti, ad esempio per la maggiore difficoltà di accesso con la posticipazione delle cure: è già risaputo come questa seconda condizione ha determinato in molti casi la diagnosi ritardata di problemi di salute non indifferenti, così come ha portato a trascurare la prevenzione, per cui è possibile che si determini una eccessiva esposizione al rischio di malattia negli anni futuri, compromettendo i guadagni di salute e di anni di vita in autonomia, conseguiti in questi decenni.

Se al contrario si recuperassero in un breve arco temporale gli anni di vita persi e in migliori condizioni di salute si evidenzierebbe un altro scenario ipotizzato per il post Covid, ossia che l’impatto della pandemia abbia avuto sì un effetto dirompente, ma abbia colpito soprattutto la popolazione più fragile, preservando profili di popolazione anche anziana, ma maggiormente resilienti.

I siciliani sono tendenzialmente meno soddisfatti della propria vita

Se da una parte ci sono i dati, dall’altra c’è anche la percezione che le stesse persone hanno dell’andamento della propria vita: i siciliani sono tendenzialmente meno soddisfatti della propria vita (43,2%) rispetto alla media italiana (46%); anche lo sguardo verso il futuro non riesce ad essere segnato dalla positività: solo il 29,1% dei siciliani riesce a guardare al futuro con ottimismo, mentre la media italiana sale al 31,9%; d’altra parte, la resilienza siciliana sembra venir fuori: soltanto l’8,1% dei siciliani è convinto che tutto possa solo andar male, contro il 10,2% degli italiani.