Nella giornata di ieri, su delega di questa Procura Distrettuale della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia, la Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata di Catania e il Commissariato di P.S. di Adrano hanno dato esecuzione a un’ordinanza applicativa della misura cautelare della custodia in carcere emessa dal Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Catania a carico di 4 esponenti dell’associazione mafiosa Santangelo – “taccuni”, operante in Adrano e costituente articolazione territoriale della associazione mafiosa Santapaola-Ercolano, famiglia catanese di Cosa nostra, ritenuti responsabili, in concorso tra loro, di due efferati omicidi commessi ad Adrano nel 2008 con l’aggravante di aver commesso il fatto avvalendosi delle condizioni di assoggettamento e di omertà connesse alla loro partecipazione al suddetto clan mafioso Santangelo – “taccuni” ed al fine di affermarne e ribadirne la supremazia sul territorio rispetto agli altri clan.
I 4 esponenti del clan Santangelo – “taccuni”, raggiunti dalla suddetta misura cautelare presso le strutture penitenziarie in cui erano già detenuti per altra causa, sono: Gianni Santangelo, Antonino Bulla, Salvatore Crimi e Alessio Samperi.
Le indagini hanno consentito di ricostruire la dinamica ed individuare gli autori dell’omicidio di Francesco Rosano avvenuto il 18 gennaio 2008 e dell’omicidio di Alfio Neri inteso “pasta rattata” avvenuto il 15 agosto 2008. Francesco Rosano era stato raggiunto al volto ed al torace da 13 colpi di pistola cal.9 la mattina del 18 gennaio 2008 mentre era alla guida della sua autovettura in via Bruno ad Adrano nei pressi della sua abitazione.
Sin da subito le indagini ipotizzarono che l’omicidio fosse da ricondurre ad una ritorsione attuata dal clan Santangelo – “taccuni” in risposta triplice omicidio di Daniele Crimi, Alfio Finocchiaro e Alfio Rosano avvenuto ad Adrano il 27 luglio 2006 e per il quale gli esecutori materiali erano stati individuati nei fratelli Antonino Liotta e Alfredo Liotta, intesi “trentalire”, e Vincenzo Mazzone, i quali avevano come obiettivo privilegiato Alfio Rosano, in quanto esponente di spicco della famiglia “Rosano” intesi “pipituni”, appartenente al clan Santangelo – “taccuni”.
Le indagini accertavano, in particolare, l’esistenza di stretti rapporti tra Francesco Rosano, vittima dell’omicidio del 15 gennaio 2008, ed i citati esponenti di vertice del gruppo Liotta-Mazzone responsabili del triplice omicidio avvenuto nel luglio 2006. Alfio Neri era stato raggiunto da 6 colpi di pistola cal.7,65 e cal.38 nella tarda mattinata del 15 agosto 2008 mentre, essendo alla guida del suo scooter, in via Cattaneo ad Adrano, tentava di fuggire ai sicari. Le circostanze dell’agguato indicavano, anche in questo caso, come l’omicidio fosse ascrivibile a contrasti sorti tra le organizzazioni mafiose operanti nel comprensorio adranita.
In particolare, le indagini accertarono, sin dal principio, come il movente dell’omicidio fosse da ricondurre ad una ritorsione attuata dal clan Santangelo-“taccuni” contro il gruppo di Francesco Coco, esponente di spicco dell’associazione mafiosa denominata clan Scalisi, articolazione adranita del clan mafioso catanese Laudani, al quale la vittima NERI Alfio era strettamente legato pur non essendo affiliato a quest’ultimo sodalizio mafioso.
Altresì, dalle attività d’indagine emersero forti contrasti tra il clan Santangelo-“taccuni” e il clan Scalisi, in cui Francesco Coco ricopriva all’epoca un ruolo centrale, maturati nell’ambito della riscossione delle estorsioni in pregiudizio di imprenditori e commercianti del locale mercato ortofrutticolo.
Alle risultanze investigative acquisite nelle indagini effettuate nell’immediatezza dei due omicidi si aggiungevano le dichiarazioni rese da diversi collaboratori di giustizia adraniti, tra cui Giovanni La Rosa, Vincenzo Rosano, Francesco Rosano e Valerio Rosano, sia in sede di interrogatorio che durante apposite audizioni svoltesi in sede di incidente probatorio.
Ne risultava un quadro probatorio che, oltre a confermare il movente di entrambi gli omicidi, faceva emergere, allo stato degli atti con riguardo alla fase processuale che non ha ancora consentito l’instaurazione del contraddittorio innanzi al Giudice, gravi indizi di colpevolezza a carico di Gianni Santangelo, Antonino Bulla quali esecutori materiali dell’omicidio di Francesco Rosano e a carico di Gianni Santangelo, Antonino Bulla, Salvatore Salvatore e Alessio Samperi quali esecutori materiali dell’omicidio di Alfio Neri.
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