“Con Giulia Bongiorno (la sua avvocato ndr), pronto all’udienza in tribunale, accusato di ‘sequestro di persona’. Grazie per i tanti i messaggi, la vostra vicinanza vale tutto. Avanti a testa alta, convinto di avere da ministro servito l’Italia nel rispetto della legge”.
Lo ha scritto su Twitter, il capo della Lega Matteo Salvini, a Palermo per l’udienza preliminare davanti al Gup sulla richiesta del suo rinvio a giudizio per i ritardi negli sbarchi dalla nave Open Arms.
Ma la situazione, per Salvini, non è così brillante. Se, infatti, nell’analogo procedimento di Catania, per la vicenda della Gregoretti, la Procura ha ribadito la richiesta di non luogo a procedere – da sempre questa è stata la sua tesi, ribaltata poi dalla richiesta del Tribunale dei Ministri etneo che invece chiese e ottenne l’autorizzazione a procedere dal Senato – a Palermo la situazione è molto diversa.
“Giuseppe Conte ha riferito che mai in Consiglio dei Ministri si è discusso di singoli casi o della concessione di autorizzare attracchi a navi che avessero soccorso migranti”.
Nell’ultima udienza davanti al Gup palermitano, infatti, il procuratore di Palermo Francesco Lo Voi ha citato la deposizione dell’allora presidente del Consiglio, ascoltato a Roma dal Gup di Catania Nunzio Sarpietro per il caso Gregoretti, per spiegare la richiesta di rinvio a giudizio per Matteo Salvini per il caso Open Arms.
Salvini, a Palermo, è accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio, accuse per le quali, se dovesse essere prima rinviato a giudizio e poi condannato, sono punite con il carcere fino a quindici anni.
Per la Procura di Palermo – che il 20 marzo scorso ha chiesto di produrre agli atti la decisione del Comitato Onu dei Diritti umani del 29 gennaio del 2021 con cui Italia è stata condannata per non avere agito tempestivamente in relazione a un evento Sar al di fuori delle acque territoriali italiane -, la decisione di non far sbarcare a Lampedusa nell’agosto di due anni fa i 147 disperati soccorsi in mare dalla nave dell’Ong spagnola, è da attribuire esclusivamente all’allora ministro dell’Interno.
“La decisione la assunse Salvini – aveva detto Lo Voi – che informava poi i colleghi del Governo con cui condivideva solo le linee generali della politica in tema di migranti. Come quelle relative alla redistribuzione dei profughi e al pressing da esercitare sull’ Europa per superare le regole di Dublino”.
L’imbarcazione rimase davanti alle coste dell’isola fin quando il procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio, salito a bordo per controllare le condizioni dei migranti, ne ordinò lo sbarco.
E la scelta di trattenere a bordo i profughi per i pm costituì una violazione di legge.
Inoltre, secondo la Procura, non fu un atto politico: nessuna decisione condivisa, nessuna scelta collegiale.
L’udienza davanti al gup Lorenzo Jannelli prevede oggi l’arringa difensiva dell’avvocato Giulia Bongiorno, che, come si ricorderà, esordì diversi anni fa “salvando” Giulio Andreotti proprio in un processo palermitano.
L’avvocato Bongiorno ha ripercorso in aula le argomentazioni della memoria depositata nei giorni scorsi agli atti del procedimento.
Per la difesa, Salvini avrebbe deciso in accordo col Governo di cui faceva parte e in linea con la politica dell’esecutivo sulla gestione dei flussi migratori.
Inoltre, per la legale, la nave avrebbe rifiutato l’approdo offerto da Malta e dalla Spagna dirigendosi verso Lampedusa e le coste italiane.
Al termine dell’arringa il Gup dovrà decidere sulla sorte di Matteo Salvini.
E potrebbe farlo nella stessa giornata di oggi.