Cronaca

Mafia e sanità: il concorso truccato e i nomi eccellenti svelati dal maxi blitz di Alcamo

L’operazione antimafia della Dda di Palermo che ieri ha portato anche all’arresto per voto di scambio politico-mafioso dell’ex senatore Nino Papania, ricostruendo le dinamiche all’interno della famiglia di Cosa nostra di Alcamo, proietta l’ennesima ombra sul mondo della sanità in Sicilia.

L’operazione antimafia di Alcamo e il legame con la sanità

La vicenda riguarda un concorso indetto dall’Asp di Trapani per la selezione di psicologi da inserire in una graduatoria da cui attingere per affidare incarichi negli ambulatori della provincia e avrebbe avuto tra i protagonisti l’ex direttore del Sert di Alcamo Guido Faillace.

Il medico, deceduto durante le indagini, avrebbe agevolato una delle persone interessate al concorso: si tratta di Manuela Fanara, 45enne professionista di Calatafimi-Segesta, centro di cui, tra il 2019 e il 2024, è stata assessora e vicesindaca.

In questa storia un ruolo lo avrebbe avuto anche Francesco Coppola, l’uomo che è ritenuto essere al vertice della famiglia di Cosa nostra alcamese.

La rivelazione delle domande del concorso

Secondo la ricostruzione dei magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Palermo, Faillace, che nel corso della propria carriera è stato anche presidente della Federazione italiana degli operatori dei dipartimenti e dei servizi delle dipendenze (Federsed), avrebbe dato a Fanara la possibilità di visionare in anticipo le domande che sarebbero state inserite nelle buste sigillate, tra cui ogni candidato avrebbe pescato il quesito su cui mettersi alla prova.

“Queste sono tutte le domande che verranno messe là dentro, poi uno acchiappa, quella che prende prende”, è la frase pronunciata da Faillace e intercettata dagli investigatori. Il direttore del Sert, rivolgendosi alla futura candidata, aggiungeva: “Non ti spaventare, te le guardi e al solito ti prendi gli appunti”.

Fanara, che all’epoca dei fatti era in carica nella giunta comunale a Calatafimi-Segesta, avrebbe beneficiato anche di altro. A specificarlo è il gip del tribunale di Palermo Alfredo Montalto: “Dopo aver sottolineato l’importanza di comprendere l’argomento di ogni domanda, Faillace – si legge nell’ordinanza – indicava all’interlocutrice anche quale sarebbe stato l’argomento oggetto della parte finale dell’esame”.

Per il giudice che si occupa dell’inchiesta antimafia, si sarebbe trattato della domanda che la commissione, presieduta dallo stesso Faillace, avrebbe sottoposto alla candidata a conclusione della prova. “In Sicilia è stata fatta una legge, un decreto sulla prevenzione, sul gioco d’azzardo… piglia e si dà una lettura”, suggeriva il medico.

Esito positivo

Nel corso delle indagini, gli investigatori hanno avuto accesso alla documentazione prodotta dalla commissione del concorso, visionando la valutazione del colloquio di Fanara. La professionista ha ottenuto un punteggio finale di 48 su 50, posizionandosi al 18esimo posto della graduatoria. “Risponde in modo ottimo”, è la dicitura che compare nel verbale dell’esame.

Per i magistrati, però, l’intera prova sarebbe stata viziata dal fatto che la donna aveva potuto prepararsi in maniera adeguata, sapendo in anticipo quali argomenti approfondire e quali invece tralasciare.

Il coinvolgimento di Coppola nel blitz antimafia

Dagli atti dell’inchiesta antimafia emergono diversi contatti tra l’allora direttore del Sert e Francesco Coppola, arrestato con l’accusa di essere il principale referente di Cosa nostra per il territorio di Alcamo. Coppola, che sarebbe un conoscente di Ignazio Arena, marito di Fanara e anche lui indagato, avrebbe avuto un ruolo fondamentale nel mettere in contatto Faillace con la professionista.

In cambio Coppola avrebbe ottenuto da Arena la disponibilità nel trovare un’impresa agricola che acconsentisse ad assumere fittiziamente il 64enne, con l’obiettivo di ottenere il pagamento dei contributi previdenziali. Inoltre, il capomafia sarebbe riuscito a fare ottenere al cugino Nicolò alcuni lavori di movimento terra.

Per i magistrati, l’intercessione di Coppola sarebbe avvenuta facendo valere il proprio peso mafioso. Una tesi che non è stata condivisa dal giudice per le indagini preliminari: “Non v’è alcun elemento che induca anche soltanto a ipotizzare che Faillace si sia indotto ad assecondare la richiesta del Coppola per timore del ruolo mafioso ricoperto – si legge nell’ordinanza – Anzi, vi sono agli atti elementi sia fattuali che logici che depongono in senso del tutto contrario”.

Il riferimento è alla richiesta che Coppola, nel corso di un incontro alla presenza dei coniugi Bianco-Fanara, aveva fatto al direttore del Sert. Il presunto capomafia di Alcamo aveva chiesto a Faillace la possibilità di fotocopiare le domande che sarebbero state fatte nel concorso. “No questo per cortesia, se ci sono problemi su una cosa di queste succede la fine del mondo”, aveva replicato Faillace.

Nell’ordinanza viene anche specificato che l’ex vicesindaca di Calatafimi-Segesta e l’esponente di Cosa nostra non ci sarebbero state conoscenze pregresse. Per il gip, Fanara sarebbe stata “estranea al rapporto tra il marito e Coppola”. Osservazioni che hanno fatto decadere l’aggravante mafiosa per tutti gli indagati.

Iscriviti gratis al canale WhatsApp di QdS.it, news e aggiornamenti CLICCA QUI