I carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo del comando provinciale di Palermo, questa mattina all’alba, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Fabio Pilato del Tribunale di Palermo su richiesta dalla DDA di Palermo. L’operazione “Metus” ha riguardato 11 persone che, a vario titolo, sono state accusati di associazione di tipo mafioso, estorsione, consumata e tentata, con l’aggravante del metodo e delle modalità mafiose, nonché per il delitto di tentato omicidio aggravato.
Sotto la lente degli investigatori sono finite le famiglie mafiose di Partanna Mondello, Tommaso Natale e Zen-Pallavicino.
L’ordinanza emessa dal gip Pilato ha fatto scattare le manette per Michele Micalizzi, Gianluca Spanu, Domenico Caviglia, Amedeo Romeo, Rosario Gennaro, Matteo Pandolfo, Giuseppe Micalizzi e Carmelo Cusimano, mentre sono stati applicati gli arresti domiciliari con applicazione del braccialetto elettronico per Giuseppe Guida, Francesco Nappa e Vincenzo Garofalo.
I soggetti oggetto dell’ordinanza dell’operazione Metus sono accusati, a vario titolo, di avere, assieme ad altri associati, molti dei quali definitivamente giudicati, fatto parte dell’associazione mafiosa Cosa nostra, per poi assumere la reggenza della famiglia mafiosa di Partanna Mondello, ricompresa nel mandamento mafioso di San Lorenzo-Tommaso Natale, promuovendo, organizzando e dirigendo l’associazione, e, dunque, avvalendosi della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento ed omertà che ne deriva, per commettere delitti, per acquisire in modo diretto e indiretto la gestione e comunque il controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici, per realizzare “profitti e vantaggi ingiusti per sé e per altri e per impedire e ostacolare il libero esercizio del voto, nonché per procurare voti a sé e ad altri in occasione di consultazioni elettorali”.
Nello specifico Matteo Pandolfo, Amedeo Romeo e Rosario Gennaro sono accusati di aver costretto Nabli Abderraouf, titolare del ristorante ‘Sapori del Golfo’, al pagamento di una somma di denaro pari a 100 euro, quale corrispettivo per sottrarre la propria attività commerciale ad azioni predatorie e danneggiamenti.
Amedeo Romeo e Rosario Gennaro sono inoltre accusati di aver costretto sette ristoratori al pagamento del “pizzo“. Si tratta di: Giovanni Randazzo, titolare del ristorante “Da Giannò e figlio Marco”, con il pagamento periodico di una somma di denaro pari a 150 euro; Emanuele Caminita, titolare del ristorante “Da Emanuele”, al pagamento periodico di una somma di denaro pari a 200 euro; Andrea Costa, titolare del ristorante “Da Marianna e Andrea”, al pagamento periodico di una somma di denaro pari a almeno 100 euro, quale corrispettivo per sottrarre la propria attività commerciale ad azioni predatorie e danneggiamenti; Cesare Spina e Maria Siragusa, titolari del ristorante “La Piazzetta ristorante pizzeria”, al pagamento periodico di una somma di denaro pari ad almeno 100 euro; Angelo Enea, titolare del ristorante “La Perla del mare”, al pagamento periodico di una somma di denaro pari ad almeno 100 euro; Simone Cammarata, titolare del ristorante “Sea Fruit’s”, al pagamento periodico di una somma di denaro pari ad almeno 100 euro; Angela Cucina, titolare assieme al padre dell’attività “Enzo Cucina”, al pagamento periodico di una somma di denaro pari ad almeno 100 euro.
Rosario Gennaro e Gaetana Mulieddo sono anche accusati di avere costretto, con espresse minacce di morte e reiterate percosse, Alfano Vito, da loro sospettato di essere l’autore di un furto avvenuto ai danni del ristorante “Da Giannò e figlio Marco”, a recuperare e a restituire loro parte della refurtiva. Rosario Gennaro è inoltre accusato di aver imposto il “pizzo” a Puccio Antonino, titolare della macelleria “Carni Puccio”.
Micalizzi Michele, Micalizzi Giuseppe e Garofalo Vincenzo sono accusati di avere, mediante esplicite minacce di morte e reiterate percosse, costretto un soggetto non ancora identificato, da loro sospettato di avere sottratto un’automobile in uso a Riccobono Margherita, a restituire detta automobile. Cusimano Carmelo – altro indagato nell’ambito dell’operazione Metus – è invece accusato di aver provocato la morte del fratello Anello, colpendolo con almeno tre fendenti all’addome e al fianco.
Gennaro Rosario, Guida Giuseppe e Nappa Francesco sono invece accusati di aver minacciato D’Anna Loredana al fine di ottenere un cosiddetto “cavallo di ritorno” pari a 320 euro, per un’automobile che le era stata rubata.
Ad Amedeo Romeo, inoltre, è stato contestato di aver incontrato e aver intrattenuto rapporti di frequentazione diretta e indiretta abituale con Calogero Lo Piccolo, Rosario Gennaro e altri soggetti pregiudicati nonostante fosse soggetto alle prescrizioni inerenti alla sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno.