Politica

“Ora la politica riconquisti credibilità” ma la crisi ha radici ben più profonde

“La politica deve riconquistare la sua credibilità”, un auspicio che gira a vuoto già da un po’. In effetti, non ci sembra che gli sforzi compiuti vadano nella direzione giusta. E a dirla tutta, la crisi dei partiti ha radici molto più profonde. Basti pensare che nel 2021 solo l’1,73% dei contribuenti siciliani ha destinato il 2 per mille ai partiti (cioè 49.620 su 2.865.575 contribuenti nel 2021, 45.469 nel 2020, 44.460 nel 2019, secondo i dati del ministero Economia e Finanze).

Ma torniamo al “disastro” Quirinale: i numeri della rilevazione condotta da Alessandra Ghisleri per “La Stampa” testimoniamo che a eccezione di Matteo Renzi (+4.2%) e Giorgia Meloni (+2.7%), tanti leader politici escono malconci dall’elezione del presidente della Repubblica.

Nell’indice di fiducia rilevato dalla Euromedia Research, giù Matteo Salvini (-5.3%) e Giuseppe Conte (-5.2%) che perdono in un mese circa il 5. Nel confronto con il dicembre 2021 vanno un po’ meno peggio Enrico Letta (-1.5%) e Luigi Di Maio (-1.1%), mentre il ‘ritiro in corsa’, costa a Silvio Berlusconi il 2.1% delle preferenze.
Le otto votazioni necessarie per nominare Mattarella, costano caro anche a Mario Draghi che, pur rimanendo in testa alla classifica rispetto a dicembre 2021, perde il 3.7% e il suo governo il 3.5%.

Ma nel complesso tutta la politica a perdere di credibilità e di consensi: il 70.4% del campione intervistato dichiara partiti e leader escono sconfitti da questa vicenda; il Il 32.3% si è sentito preso in giro, mentre il 21% ha avuto la percezione di assistere ad una ‘sceneggiata’.

Fdi passa all’incasso e guadagna il 2.2% arrivando al 21.1% e diventa il primo partito a scapito della Lega di Salvini che perde l’1.8% registrando il 16.7% dei consensi. Nel centro destra anche Forza Italia (7.4%) paga lo scotto lasciando quasi un punto percentuale nel campo del non voto. Anche nell’area del centro sinistra il Pd di Enrico Letta perde lo 0.8% attestandosi al 20.8%. Non meglio il M5s che nella confusione generale riesce a mantenere il 14.2% perdendo solo lo 0.2%.

Uno scenario, quello descritto dal sondaggio, che lascia il tempo che trova perché inevitabilmente soggetto a mutamenti che potrebbero finire per condizionare in Sicilia perfino gli esiti delle elezioni regionali attese per la f ine del 2022.
E in effetti la Sicilia non è immune dal rischio di un effetto tsunami che potrebbe finire con l’inasprimento dei conflitti (vedi il centrodestra), con pesanti scossoni alle alleanze (vedi l’asse Pd-M5s) o con la rottura di equilibri già instabili e precari.