Animali

Orsa Amarena, uccisa a fucilate: il VIDEO degli ultimi giorni in giro con i cuccioli

L’Orsa Amarena è stata uccisa a fucilate a San Benedetto dei Marsi: era il simbolo del Parco nazionale dell’Abruzzo e purtroppo non c’è più. I suoi cuccioli sono rimasti orfani.

Sono in corso le indagini su quanto accaduto, un episodio che ha scatenato l’indignazione degli animalisti e dei cittadini. La Procura di Avezzano, nella persona del pm Maurizio Maria Cerrato, ha aperto un fascicolo d’indagine a carico di un 56enne, accusato di aver posto fine alla vita dell’animale.

L’Orsa Amarena uccisa a fucilate, shock in Abruzzo

Secondo una prima ricostruzione dei fatti, il 56enne avrebbe aperto il fuoco contro l’animale forse per “paura” dell’esemplare di orso bruno marsicano, che però pare fosse solito circolare in strada e convivere con la gente del luogo.

L’uomo adesso rischierebbe, per il reato 544bis del codice penale, dai 4 mesi ai 2 anni di reclusione. “Non volevo uccidere, è stato un atto impulsivo“, avrebbe dichiarato il 56enne.

Sui social sono innumerevoli i commenti sconvolti per quanto accaduto all’Orsa Amarena, i cui piccoli sono rimasti orfani. Sarebbero attivi 100 volontari e diversi droni per individuare i cuccioli e metterli al sicuro.

Enpa: “Inasprire pene”

Questo il commento dell’Enpa: “L’uccisione dell’orsa Amarena è un fatto di una gravità inaudita che ci riempie di dolore. L’uccisione a fucilate di un’orsa buonissima, amata da tutta la popolazione va purtroppo inserita in una stagione di odio e di paura ingiustificata contro i grandi carnivori, fomentata da certa politica, che attraversa incredibilmente il Paese da nord a sud”.

Queste le parole di Carla Rocchi, Presidente Nazionale dell’Enpa.

“Amarena era un simbolo – ha aggiunto Rocchi – un’orsa accettata da tutta la comunità del Parco, un esempio di sana e rispettosa convivenza tra uomo e animali selvatici. Una mamma, tra l’altro, con cuccioli. Contro l’autore di questo terribile biocidio Enpa presenterà questa mattina denuncia per uccisione di animali e si costituirà parte civile chiedendo il massimo della pena. Ma occorre rendere adeguata ai tempi la norma sul bracconaggio: le pene per i bracconieri sono insufficienti. Per questa ragione occorre immediatamente mettere mano alla norma e inasprire le pene: il bracconaggio deve diventare un delitto e prevedere sicuramente il carcere”.

“Infine: basta con questo clima diffuso di odio e di paura contro i grandi carnivori, primi fra tutti orsi e lupi. Gli insopportabili provvedimenti ammazza-orso del Trentino e la volontà di dare mano libera agli amministratori locali nella condanna a morte di orsi e lupi, in queste ore riecheggiano tristemente nelle valli dell’Abruzzo: solo ipotizzare di uccidere un selvatico perché lo si ritiene dannoso o pericoloso significa avallare culturalmente la possibilità (o peggio la necessità) di premere il grilletto”.

Fonte foto e video: Twitter – @boborock55