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“Oscar Wilde – The Process”, un contributo alla tolleranza

ROMA – “Un omaggio alla memoria di Oscar Wilde ed un contributo alla tolleranza”. Con queste parole, la scrittrice Anna Vento presenta ai lettori il suo libro “Oscar Wilde – The process” che raccoglie le fasi più salienti che il celebre scrittore irlandese subì quando la sua relazione con Alfred Douglas, rampollo di una delle famiglie aristocratiche più in vista dell’Inghilterra, divenne di dominio pubblico.

“I due grandi momenti della mia vita – scrisse Wilde – sono stati quando mio padre mi mandò ad Oxford e quando la società mi mandò in prigione”.
Per Wilde un’accusa “pesantissima” per quei tempi: si era macchiato della più grave delle colpe, l’omosessualità.

“Secondo voi, signor Wilde – gli fu chiesto in aula – un uomo può corrompere l’innocenza di un giovane?”. “Assolutamente no”, rispose lui. “Neanche lusingandolo (…), facendogli la corte, si può influenzare o corrompere la morale di un giovane?”. “Nessun uomo è in grado di influenzare o corrompere se l’altro non vuole”, fu la risposta di Wilde.

Il processo a suo carico iniziò proprio quando lo scrittore era all’apice del suo successo, grazie anche a capolavori come The Importance of being Earnest (L’importanza di chiamarsi Ernesto). Lo scandalo lo travolse e segnò l’inevitabile declino di un genio della letteratura.

Ritornò libero nella società civile nel 1897. Morì in esilio, in Francia, due anni dopo. Accanto agli atti del processo, il libro di Anna Vento contiene alcuni brani del De Profundis, opera nata proprio dall’esperienza di quei due anni di reclusione. Oscar Wilde morì in miseria in un alberghetto di Parigi. La sua ultima frase fu: “Muoio come ho sempre vissuto, al di sopra dei miei mezzi”.
Patrizia Penna