Economia

Pa, entro 2033 in pensione 1 milione di dipendenti pubblici: 1 su 3

La Pubblica amministrazione è chiamata ad assumere innanzitutto per mantenere l’operatività degli enti: entro il 2033 infatti oltre 1 milione di dipendenti pubblici saranno obbligati ad andare in pensione, circa uno su tre. Alcune amministrazioni dovranno sostituire più di metà del personale in servizio, ma in valori assoluti le uscite più significative saranno per scuola (463.257), sanità (243.130) e enti locali (185.345). Lo evidenzia l’indagine sul Lavoro pubblico realizzata da Fpa, società del Gruppo Digital360, presentata al Forum Pa 2023.

Dopo l’ennesimo calo registrato nel 2021, a fine 2022 tornano a crescere i dipendenti pubblici in Italia, che raggiungono 3.266.180 unità, il valore il più alto dell’ultimo decennio, +0,8% in un anno. Al 31 dicembre 2021 i dipendenti pubblici erano 3.239.000 e circa 178.000 ingressi avevano solo tamponato l’uscita di 184.000 persone. Le stime della Ragioneria dello Stato per il 2022 offre segnali più ottimistici: con 3.266.180 persone, l’incremento annuo è di circa 27.000 unità.

L’aumento interessa soprattutto il comparto Scuola con 14.400 unità in più (+1,2%) e Sanità con 9.000 persone (+1,3%). Nel 2022 cresce la spesa totale per i redditi da lavoro dipendente nella PA, circa 187 miliardi (contro i 177 del 2021), ma è in calo la spesa pro-capite per il reddito dei dipendenti (calcolata a prezzi costanti del 2022, depurata dall’inflazione): è di 57.200 euro, rispetto ai 59.000 euro del 2021 e risulta la più bassa dal 2015.

Nelle pubbliche amministrazioni nel 2021 l’età media del personale stabile è 50,7 anni (49,9 anni per gli uomini, 51,4 per le donne). Nel 2001 era di 44,2 anni. Negli ultimi due decenni l’età media di entrata è passata da 29,3 a 34,3 anni. Gli impiegati pubblici con meno di trent’anni sono il 4,8%, si riducono al 3,6% solo tra il personale stabile. Nei Ministeri, negli enti locali e nella scuola abbiamo solo due giovani di meno di trent’anni assunti stabilmente ogni cento impiegati. Il confronto con i dipendenti stabili che hanno più di 60 anni è impietoso: nei Ministeri abbiamo lo 0,7% di personale con meno di trent’anni, ma il 29,3% sopra i 60 anni. Nelle funzioni locali le percentuali sono all’1,8% di giovani contro il 20,8% di “anziani”, mentre nella scuola addirittura lo 0,3% contro il 22,8% di over 60.

Nel lavoro pubblico si segnala la crescita del lavoro a tempo determinato: su 100 contratti a tempo indeterminato ce ne sono 15 flessibili, ed inoltre la difficoltà di reclutamento di fronte a una vera e propria competizione sul talento con il settore privato e tra le stesse amministrazioni. Il 68% di questi è assorbito da Istruzione e ricerca, dove i precari sono 297.000 (il 30% del comparto), il 14% nella Sanità, circa 63.000, in forte crescita per il reclutamento della pandemia. Secondo i dati a consuntivo, nel 2021 il numero dei contratti a tempo indeterminato ha raggiunto il minimo storico di 2.932.529 persone, il livello più basso dal 2001. Mentre quelli flessibili sono oltre 437.000, 22.000 in più rispetto all’anno precedente.