Economia

Formazione, Fondi Ue per molti… ma non per tutti

PALERMO – Non sembra esserci pace per la formazione professionale in Sicilia. Dopo anni di stop dell’intero comparto, e un nuovo inizio piuttosto incerto con l’Avviso 2, ulteriori novità in arrivo sembrano minare le ormai poche certezze dei lavoratori del settore.

Quelli che possono sembrare dettagli amministrativi e contabili possono infatti portare a conseguenze non indifferenti. In questo caso, si parla del cambiamento del sistema di pagamento da parte della Regione agli enti di formazione professionale: le somme saranno prelevate da fondi europei e non più dal Piano di azione e coesione.

A causa di questo cambiamento, alcuni lavoratori rischierebbero di non essere pagati. Si tratta dei formatori storici, molti dei quali insegnano anche da un paio di decenni senza avere il titolo di studio ritenuto idoneo in sede europea, mentre per la Regione è bastata, finora, la competenza acquisita con l’esperienza sia didattica che professionale.

Una questione già affrontata in passato, anche con una legge all’Ars che ha blindato l’accordo offrendo una tutela a chi già insegnava. Questo provvedimento adesso deve fare i conti con l’Europa, che paga la formazione, e potrebbe avere da ridire sulle scelte finora operate in sede regionale. Una situazione di emergenza massima secondo gli enti datoriali, mentre l’assessore regionale alla Formazione Roberto Lagalla smorza le polemiche assicurando di poter provvedere a breve, e che il rischio sussiste soltanto per alcune decine di lavoratori; per gli enti di formazione e per i sindacati il problema è molto più grave poiché riguarderebbe centinaia di lavoratori che non avrebbero i titoli per insegnare.

Il primo campanello d’allarme arriva da Ninni Panzica, responsabile della Uil scuola Sicilia: “Il passaggio dai fondi Pac ai fondi europei sta tagliando fuori vari lavoratori. Gli enti non riceveranno i soldi per questo personale e dunque non pagheranno gli stipendi”. I sindacati, quindi, chiedono che l’assessorato si faccia garante dell’accordo che ha tutelato il personale storico dei corsi.

Intanto Lagalla cerca di tranquillizzare tutti: “Verificheremo le segnalazioni. A nostro avviso non c’è una emergenza ma solo la necessità di un soccorso istituzionale, che non mancherà”. L’assessore ha inoltre evidenziato che l’obiettivo della Regione è l’alleggerimento del settore avviando prepensionamenti e riqualificazioni, da affiancare ad altre manovre che verranno discusse in un vertice col nuovo ministro, Nunzia Catalfo.

Insomma, un altro macigno che si abbatte su un settore che vive già una profonda crisi, per il quale si discute da anni ormai di una riforma profonda e totale, ma che non sembra poter uscire dalle sabbie mobili nel quale è caduto. Mentre i sindacati sembrano aver ben chiaro quali siano i punti fermi dai quali non si può prescindere: la precedenza a favore dei lavoratori inseriti nell’albo con data di assunzione entro il 31/12/2008 rispetto alle nuove assunzioni, la riserva di quote percentuali consistenti di personale ausiliario e amministrativo opportunamente riqualificato in altri settori lavorativi finanziati dalla Regione, e lo snellimento delle procedure capace di assicurare l’assolvimento degli obblighi contrattuali, in particolar modo la regolare erogazione delle retribuzioni ai lavoratori.

“Per fare ciò non c’era bisogno di sostituire la L.r. 24/76 – scrivono dai sindacati – bastava modificarla nelle parti che si ritengono non più attuali. In generale una legge non si cambia perché datata soprattutto quando la legge in questione è una ottima legge”.