Politica

Palazzotto: “Migranti, per la destra un elemento di propaganda più che di proposta politica”

PALERMO – Il Mediterraneo centrale epicentro di diverse crisi: da quella ecologica a quella politica e democratica di intere regioni come l’Africa subsahariana.
Erasmo Palazzotto, palermitano, già parlamentare, membro della Commissione esteri, presidente della Commissione d’inchiesta sulla morte di Giulio Regeni e oggi nel Partito democratico, ha spiegato al Quotidiano di Sicilia la sua “visione” del fenomeno migratorio come via di fuga da condizioni disumane che i governi occidentali “tollerano”.

Come racconterebbe la migrazione nel Mediterraneo?
“Il Mediterraneo è l’unica via di accesso ad un mondo fatto di diritti e libertà di cui noi tanto ci pregiamo. È via di fuga da condizioni disumane e da campi di concentramento gestiti dalle autorità libiche in combutta con i trafficanti. Chi riesce a pagare, fugge e ha solo quella strada per farlo”.

Decreto Ong. Da cosa partiamo?
“Non cambia se ci sono le Ong o se ci sono dei decreti che impediscono di salvare chi è in mare. In mare quelle persone ci sono, ci vanno. Il problema è che non c’è nessuno ad aiutarle. Se qualcuno non vuole che le Ong salvino vite umane, svolga lui quel compito. L’Ue disponga una missione navale per salvare chi si trova in pericolo di annegare nel Mediterraneo. Prima si salva, poi si discute di come dovrà essere gestito il fenomeno migratorio”.

Regolamento di Dublino e regola del primo approdo sono limiti ad ogni forma di gestione. Si può arrivare a una soluzione europea, superando le reticenze del blocco conservatore?
“L’Ue non è stata capace di elaborare una strategia sulla gestione dei flussi migratori che fosse all’altezza della sfida. Ha pensato bastassero barriere e accordi con Stati terzi che violano i diritti umani. Nella spinta nazionalistica e populista, a bloccare la riforma approvata dal Parlamento europeo sono stati Paesi di frontiera come l’Ungheria di Orban e la Polonia, alleati di chi oggi governa l’Italia. Hanno bloccato la possibilità di modificare il regolamento laddove obbliga lo Stato di primo approdo a farsi carico dell’accoglienza e la possibilità di redistribuzione più equa delle persone che arrivano in Europa tra tutti gli Stati europei”.

E i sovranisti di casa nostra?
“Per la destra, le migrazioni sono elemento di propaganda più che di proposta politica. Assegnare un porto a cinque giorni di navigazione è propaganda che non affronta e non risolve il problema. La maggior parte degli sbarchi dell’ultimo anno a Lampedusa vengono da un flusso proveniente dalla Tunisia su cui nessuna Ong è intervenuta. L’hotspot di Lampedusa esplode di persone che arrivano autonomamente”.

Il Pd è accusato di eccessiva timidezza. Si può parlare di diritti e consentire il Memorandum con la Libia o sistemi di accoglienza non dignitosi?
“Gli accordi con la Libia sono obbrobri giuridici. È arrivato il momento di chiudere la pagina delle politiche di Minniti. Il Pd a cui mi sono iscritto ha già fatto questo passaggio non votando il rinnovo del sostegno alla Guardia costiera libica. Oggi dobbiamo dimostrare di far corrispondere alle parole i fatti candidandoci a governare anche per ripristinare umanità e legalità nella gestione delle migrazioni”.

Adesso c’è il congresso del Pd. Si va anche su questo in ordine sparso?
“So che cosa pensa Elly Schlein di questa vicenda. È stata relatrice della riforma del Regolamento di Dublino e ha messo al centro della sua candidatura a Segretaria del Pd la chiusura di quella pagina oscena. Sono convinto che oggi nessuna persona che si definisca autenticamente democratica possa ignorare cosa quegli accordi hanno determinato sul piano della violazione sistemica dei diritti umani. Dobbiamo partire esattamente da qui se vogliamo ricostruire una credibilità per la sinistra”.