Società

Palermo a luci rosse, il sesso e la prostituzione nella città antica

Di solito si pensa che solo perché si è nati in una città e si abbia percorso le sue strade ogni giorno della vita fino alla nausea la si conosca in tutto e per tutto. Un po’ come quando abbiamo la presunzione di conoscere a fondo le persone che ci stanno accanto, conviventi o meno, solo perché le conosciamo da sempre. Ma Palermo è molto di più che un agglomerato di balate, è a tutti gli effetti un iceberg di cui vediamo solo la punta. Ci sono tante storie, miti e leggende che l’uomo di oggi ignora e sconosce sulla Palermo antica, sui suoi vizi, svaghi e tribolamenti. Non c’è più l’attenzione o l’interesse per il folklore e le storie, cadute nel dimenticatoio perché non è rimasta una traccia scritta a causa della trasmissione a voce. E se ci sono delle tracce bisogna sapere dove cercarle, a chi rivolgersi.

Palermo ha tanti argomenti di cui non vuole parlare, in perfetto stile “Iu nenti sacciunenti vitti e nun c’eru e si c’eru durmivu!”. Ha sempre avuto questo atteggiamento di omertà nei confronti di argomenti scomodi, considerati tabù per i tempi antichi, andando a collocarsi nel clichè in cui tutti sanno ma nessuno dice niente perché “si affrunta” (si vergogna).

Tabù per eccellenza è il sesso. Diverse storie orbitano nella via di mezzo tra questo argomento e le vie di Palermo, come la “Trimmutura”, il cinema Orfeo, le veneri ericine e compagnia bella.

Non a caso esiste il detto “Unni ci su i campani un ponnu mancari i buttani”, ovvero dove ci sono le chiese ci sono anche le prostitute.

Veneri ericine: qual è la storia delle Veneri ericine? Da che parte questa usanza? Per scoprirlo dovremmo fare prima un salto indietro di molti secoli, risalendo ai fenici e agli antichi greci. Pare infatti che questi popoli, che adoravano rispettivamente Astarte e Afrodite ‒ entrambe i corrispettivi della dea della bellezza e della sessualità ‒ fossero inclini ad accettare e addirittura incoraggiare la cosiddetta prostituzione sacra, che poteva essere di tipo occasionale, ovvero le donne venivano fatte prostituire nel santuario dedicato alla dea come rito iniziatico e poi il compenso rimaneva al santuario o in alternativa rimaneva a loro stesse; oppure regolare.

Ma la prostituzione sacra non era una prerogativa esclusivamente ericina, era bensì molto diffusa in tutto il litorale mediterraneo, ciononostante l’appellativo delle veneri ericine si tramandò nel corso del tempo.

Corsa delle Bagasce lungo il Cassaro (1500): uno spettacolo grottesco e al tempo stesso esilarante che vedeva come protagoniste le bagasce, cioè le prostitute, correre lungo il Cassaro e sfidarsi a una prova di velocità e resistenza per ottenere un corsetto di raso messo in palio dal re stesso. Per gli uomini del tempo era uno spettacolo godereccio: accorrevano in tanti per vedere queste donne che correvano con i capelli al vento, le gambe nude e i seni in bella vista. Luigi Natoli nel suo “Storie e leggende di Sicilia” racconta di questa singolare usanza.

Case chiuse o di tolleranza: venivano gestite dalle maitresse, abili nelle capacità gestionali e nel controllare che tutto fosse in ordine nella casa, dalle stanze allo “staff”. Non era raro che le più anziane spesso iniziassero alle arti amatorie le più giovani e le nuove arrivate, istruendole su trucchi per stimolare il piacere del cliente, chiunque egli fosse. A Palermo vi erano circa 100 di queste case, stagliate tra piazza San Domenico, Politeama, Borgo degli Amalfitani, Calndelai, Corso Vittorio, via del Celso, piazza Marina, via dei Lungarini. Le più rinomate erano Casa Valido, Casa Igiea, Casa delle Rose e ovviamente c’erano sia case per i più ricchi che per i più poveri, ma nonostante i prezzi variassero, la vita delle prostitute era pressochè uguale per tutte: una relativa povertà e indipendenza quasi inesistente. Poi ogni mese le case si scambiavano le donne per favorire il girare dei soldi ed evitare che i clienti si affezionassero troppo a qualcuna in particolare. Vi erano sia prostitute giovani ‒ ripudiate dalla famiglia, abbandonate dal fidanzato o violentate ‒ che anche in età più avanzata, soprattutto durante o dopo la guerra, in quanto dovevano provvedere a sfamare la famiglia.

Trimmutura (in palermitano Tre motori): si tratta di una prostituta leggendaria che ha camminato per le vie di Palermo, ma le diverse versioni rendono difficile collocarla in un posto o in un tempo ben precisi. Ci sono diverse dicerie sul suo nomignolo d’arte: alcuni sostengono che fosse perché ebbe un incidente e quindi, dotata di una protesi alla gamba, aveva un’andatura lenta, “a tre”; chi sosteneva che fosse dovuto alla sua stazza abbondante. In realtà il termine trimmutura viene affibbiato per identificare qualcosa che funziona bene, nel suo caso specifico era dovuto alla disponibilità dei tre orifizi del corpo, che per quei tempi era avanguardia pura! Ad ogni modo, Maria detta la Trimmutura, fu una delle prime prostitute da strada che diede il via a questo nuovo modo di svolgere il “mestiere”, soprattutto in seguito all’entrata in vigore della Legge Merlin.

Legge Merlin: fu emanata nel 1958 e prevedeva che le case di prostituzione venissero chiuse e la prostituzione abolita a favore dell’introduzione dei reati di prostituzione e favoreggiamento della stessa. Fino ad allora infatti la prostituzione non solo era permessa, ma addirittura c’erano delle vere e proprie case di piacere in cui periodicamente venivano effettuati controllo sanitari per evitare che ai proprietari delle case venisse tolta la licenza per la gestione dell’attività. Questo disegno di legge fu proposto in quanto dannoso per la dignità della donna e al tempo stesso fonte di corruzione per l’uomo, che si crogiolava nell’ebbrezza delle avventure di una notte dimenticando l’autodisciplina.

Cinema Orfeo: il cinema a luci rosse più famoso della storia di Palermo. A due passi dalla Stazione Centrale, era considerato luogo di sollazzo per “pervertiti” e “maniaci sessuali”. Ma in realtà non ha sempre proiettato film porno, all’inizio era una normale sala cinematografica che proiettava i film più in voga del momento: Ulisse, Maciste contro Ercole e tanti altri. Non era inusuale che si recassero lì intere famiglie ad assistervi.

La fontana della Vergogna: Fontana Pretoria è anche conosciuta come Fontana della Vergogna a causa delle 48 statue che la compongono, tutte rigorosamente nude. Si dice che rappresentassero alcuni personaggi abbastanza discutibili della vita palermitana, tra cui la regina Giovanna d’Angiò, famosa per il suo grande appetito sessuale.

Questo è solo un piccolo assaggio della sessualità palermitana ai tempi antichi, ma vi sono delle associazioni che fanno dei veri e propri itinerari guidati sui piccoli e peccaminosi segreti della città portuale, come Tacus, un’associazione culturale a capo di cui sono le sorelle Flavia e Carmela Corso, e Alternative Tours Palermo, in cui Virginia Glorioso ed Enrica Bruno fanno da cicerone.

Rossella Azzara