PALERMO – Ancora una volta la vertenza Almaviva manca l’appuntamento con una soluzione definitiva. L’ennesima pezza l’ha messa il recente accordo al ministero del Lavoro che prevede la Cassa integrazione in deroga per i 2.552 lavoratori della sede palermitana. Un’altra proroga (stavolta per quattro mesi) per guadagnare tempo e nel frattempo trovare il bandolo della matassa che tiene col fiato sospeso migliaia di famiglie ormai da quasi un decennio.
“L’accordo sottoscritto – si legge in una nota delle segreterie nazionali di Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil e Ugl telecomunicazioni – regolamenta l’utilizzo dell’ammortizzatore sociale in deroga (Cigd) per ulteriori quattro mesi, dal primo dicembre 2019 al 31 marzo 2020, è da considerarsi esclusivamente una misura tampone finalizzata a dare ulteriore tempo ai rappresentanti politici dei ministeri interessati, per individuare soluzioni strutturali per risolvere la vertenza Almaviva Palermo, sempre più simbolo della crisi di settore”.
“La Cassa integrazione in deroga – hanno aggiunto i sindacati – impatterà tutto il personale con riduzione verticale dell’orario di lavoro fino a una percentuale massima a consuntivo del 35%”. Il problema è sempre lo stesso: le commesse più importanti (soprattutto Tim e Wind) periodicamente rischiano di saltare e con loro migliaia di posti di lavoro, non solo in Sicilia.
“Il Governo – hanno concluso le parti sociali – è impegnato nel confronto con i committenti per offrire soluzioni tangibili e utili a una risoluzione positiva della vertenza. Le organizzazioni sindacali, preso atto degli impegni assunti dal Governo e in seguito confermati, auspicano che il prossimo incontro con i rappresentanti politici del Governo possa dare risposte concrete e durature per le lavoratrici ed i lavoratori di Palermo, diversamente questo ennesimo sacrificio risulterà vano”.
Stando al penultimo tavolo di lavoro, quello che si è svolto lo scorso 6 novembre, però, la posizione dell’azienda è sempre la stessa: se i committenti scappano i costi diventano insostenibili. Dopo il vertice del 6 novembre l’Adnkronos riportava che “secondo alcune indiscrezioni un player del settore delle telecomunicazioni, Comdata, avrebbe aperto due nuovi siti in Romania (di cui uno a Buzau) per lavorare volumi del 119 Tim”.
Anche i segretari Maurizio Rosso della Slc Cg Cgil Palermo, Eliana Puma della Fistel Cisl, Giuseppe Tumminia della Uilcom Uil, Aldo Li Vecchi dell’Ugl Tlc sottolineavano che in questi mesi “da Tim non sono pervenuti riscontri precisi” e “da Wind sono arrivate risposte negative, sia sul fronte delle tariffe che sul fronte dei volumi e tale riscontro potrebbe rendere insostenibile la prosecuzione del rapporto commerciale con questo committente. Almaviva ha precisato che in un simile scenario sarebbe compromessa la sussistenza dell’intero sito di Palermo”.
Le richieste avanzate dalle parti sociali non sono mai cambiate: oltre naturalmente al coinvolgimento dei committenti nel tavolo interministeriale anche norme sulle delocalizzazioni e regole contrattuali definite, un sistema di formazione continua, più investimenti sull’innovazione tecnologica (in un settore che soltanto in Sicilia vanta circa 20 mila occupati) e, nell’immediato, il recupero del credito di 14 milioni di euro che Almaviva vanta nei confronti di Alitalia. “Dopo otto anni di sacrifici, ammortizzatori sociali e deroghe contrattuali – hanno ricordato Rosso, Puma, Tumminia e Li Vecchi – rivendichiamo atti concreti, affinché ci possa essere la costruzione di una politica industriale di questo settore, fondamentale nel mondo dei servizi. La città di Palermo non può permettersi un disastro occupazionale di questa portata, che metterebbe in ginocchio l’intero tessuto economico della città”.
Un nuovo tavolo di confronto è stato convocato, proprio per la giornata di oggi, al ministero del Lavoro.