PALERMO – Il Parco della Favorita diventerà un “quartiere vegetale”. Il sindaco Roberto Lagalla ha nominato un pool di esperti presieduto dall’ex docente universitario Giuseppe Barbera, assessore al Verde ai tempi di Leoluca Orlando nonché botanico e paesaggista di fama internazionale.
Il “gruppo di lavoro multisettoriale” dovrà redigere un piano complessivo di fattibilità per la conservazione, gestione e valorizzazione del Parco della Favorita. La nomina del pool di esperti segue di pochi giorni l’incontro (vedi Quotidiano di Sicilia del 12 gennaio) tra il Comitato per la Tutela del Parco della Favorita e l’assessore all’Ambiente Pietro Alongi, che si occuperà invece della bonifica delle zone più degradate.
Il team di Barbera sarà composto da Paola Di Trapani (dirigente alla Rigenerazione urbana), Giuseppina Liuzzo (dirigente del settore Ambiente), Claudio Cimò (dirigente ai Fondi extra-comunali), Sergio Sparacio (settore Sport), Alessandro Carollo (dirigente alla Mobilità), Mario Miceli (delegato della Soprintendenza), Giovanni Provinzano (rappresentante dei Rangers), Francesco Picciotto (dirigente regionale del servizio Aree Naturali protette, Rete Natura 2000 e Sviluppo sostenibile) e Aurelio Sanguinetti (delegato di Legambiente Palermo).
L’obiettivo dell’Amministrazione è realizzare un mega parco integrato (naturalistico, sportivo e ricreativo) che, oltre alla Favorita, includa anche viale del Fante e viale Duca degli Abbruzzi, sulla base delle Direttive Generali del Piano Urbanistico Generale approvate dalla Giunta a dicembre. Il Pug prevede la creazione di un polo unico che colleghi “le aree di pregio naturalistico con le aree attrezzate, gli impianti sportivi esistenti (si pensi, per esempio, allo Stadio delle Palme, nda) e le aree monumentali con le aree limitrofe per estenderne la funzione legata alle attività all’aria aperta.
Il polo integrato dovrà includere l’ex campo nomadi, il parco di Villa Castelnuovo e il Teatro di Verdura, la Palazzina Cinese e Villa Niscemi, la Città dei Ragazzi e il Museo Pitrè, fino a includere la valorizzazione delle cisterne progettate da Pier Luigi Nervi alle falde di Monte Pellegrino entro un grande progetto di parco urbano in cui coesistano la protezione dei valori paesaggistici ed agricoli, la valorizzazione dei giardini storici e la fruizione del tempo libero compatibile. Le preziose aree agricole dei mandarineti della Favorita, in particolare, dovranno offrire, eventualmente differenziandosi, funzioni culturali di testimonianza del paesaggio storico e didattico-ambientali collegate a una nuova agricoltura urbana.
Anche le attrezzature sportive comprese nell’area dovranno trovare una integrazione complessiva che miri alla migliore accessibilità e fruizione dello stadio di calcio, dello stadio per l’atletica leggera e dell’area per le attività all’aperto collocati lungo viale del Fante anche inserendo ulteriori attrezzature sportive e ricreative più leggere (percorsi-vita, piste di pattinaggio, percorsi equestri, palestre di arrampicata, skateboard acrobatico, yoga, tai chi chuan, pilates, ginnastica dolce, ecc…).
Particolare attenzione dovrà essere data alla riorganizzazione e all’incremento delle aree a parcheggio e alla viabilità con adeguata differenziazione delle modalità e delle velocità (ciclovie in sede propria, zone 30, sentieri pedonali, funivia) nonché alla realizzazione di adeguati punti di ristoro, di informazione, di educazione ambientale e di servizi per rendere più attrattiva e performativa tutta l’area, facendone una grande centralità vegetale della città”.
Questo, dunque, il futuro del parco: sport, agricoltura tradizionale, mobilità dolce, storia, cultura, tempo libero, attività ricreative. Nulla di nuovo: già durante l’era Orlando a lungo si dibatté sul futuro del parco, che, parola dell’ex primo cittadino, doveva diventare “come il Central Park di New York” ma l’unico tentativo concreto di rilancio dell’area fu un fallimentare esperimento di pedonalizzazione che si tramutò in un buco nell’acqua. Barbera ha un’idea di più ampio respiro: il futuro della Favorita passa dal recupero dei suoi tesori, dal rilancio dei giardini storici, dal restauro delle ville e delle aree monumentali, dalla rinascita degli agrumeti.
“Ho accettato con gioia e piena responsabilità – ha detto – la richiesta del sindaco di coordinare il gruppo di lavoro che in pochi mesi porterà alla redazione del Piano di fattibilità del Parco della Favorita. Consapevole dello straordinario valore dell’area mi affido all’esperienza maturata a partire dalla redazione, nel 2000, del Piano di Utilizzazione approvato dalla Regione. Forte di altre occasioni (Valle dei Templi, Pantelleria, Kolymbethra) e anni di studio e di partecipazione ad iniziative su ciò che resta della Conca d’oro e sui paesaggi culturali mediterranei, mantengo salda l’idea che funzioni ambientali, produttive e culturali vadano tenute insieme”.
“Quanto prima – ha aggiunto – avvierò una serie di incontri con gli esperti e i portatori di interessi che negli anni hanno lavorato, immaginato, proposto una Favorita diversa da quella che si stava avviando ad un irrecuperabile degrado. Lavoreremo a mantenere un’agricoltura sostenibile, a recuperare e valorizzare i giardini storici, a difendere la biodiversità e le funzioni ambientali, a recuperare aree degradate ed edifici e manufatti storici, a sviluppare attività culturali, ricreative, sportive compatibili. Certamente affronteremo il tema della viabilità”.
“Lo faremo – ha concluso il docente – non chiudendoci in un ufficio ma nel confronto con la città e con esperti di caratura nazionale e internazionale consapevoli di affrontare un’area che non ha pari e che, rigenerata, può rappresentare momento fondamentale per il futuro della città”.