Si chiamava ‘Arab Zone 90133’ la banda criminale, formata da maggiorenni e minorenni, stranieri e italiani, che, tra il 7 gennaio e il 15 giugno, hanno messo in atto diverse aggressioni nel centro storico di Palermo.
Oggi la polizia ha dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare a carico nei confronti di 11 soggetti, 6 maggiorenni e 5 minorenni. Cinque maggiorenni sono finiti in carcere e uno agli arresti domiciliari, mentre per i minorenni sono state disposte due misure cautelari presso il Malaspina e tre collocamenti in comunità.
Brutali aggressioni, anche con bottiglie di vetro rotte e bastoni, eseguite prevalentemente nel fine settimana nei luoghi del centro storico dove sono soliti riunirsi i giovani. Le accuse, a vario titolo, sono di lesioni aggravate, percosse, minacce, resistenza ai danni di un agente della polizia libero dal servizio e rapina aggravata.
La banda era anche molto attiva sui social – Tik Tok, You Tube e Instagram – con un profilo denominato ‘arabzone90133’, attraverso il quale i suoi membri “goliardicamente” attestavano la propria appartenenza a un sodalizio di origine magrebina affermando il proprio dominio sul territorio. Il profilo è seguito da 1.385 follower, per lo più minorenni.
“Qua rispetti chi temi mica chi ti tratta bene”, oppure “Certi personaggi che ci portiamo dietro sono più terribili di quelli che abbiamo dentro”. Sono alcune delle frasi con cui sui social venivano commentate le ‘bravate criminali’ postate dalla gang.
“Il gruppo, o meglio il branco, di giovanissimi, alcuni maggiorenni altri minorenni, prevalentemente di origine maghrebina, seconda generazione di immigrati, parte dei quali nati a Palermo, esaltavano azioni criminali come rapine, furti e aggressioni senza motivo, tutte perpetrate in centro intorno a via Maqueda, e tutte perpetrate in branco in danno di altri giovani, anche disabili, dall’inizio dell’anno fino a qualche settimana fa, quando il cerchio degli investigatori della Polizia di Stato ha iniziato a stringersi attorno a loro – afferma il questore di Palermo Leopoldo Laricchia.
“Pretendevano con la violenza di ‘controllare il territorio’. Il loro profilo social annovera più di 1.400 follower. Sottocultura alimentata probabilmente da film e serie che esaltano le gesta criminali, rabbia sociale, emarginazione, uso di stupefacenti, molto probabilmente questo è il mix che sta facendo scivolare nel crimine le fasce più giovani ed emarginate delle nostre metropoli”.