PALERMO – “Accelerare le procedure per la modifica dell’articolo 5 delle norme di attuazione del piano di programmazione urbanistica del settore commerciale che fino ad oggi ha impedito l’insediamento delle medie strutture di vendita nel centro storico, contribuendo in maniera decisiva al declino della vocazione commerciale del centro cittadino e in primo luogo di via Roma”.
È con questo obiettivo che nei giorni scorsi si sono incontrati l’assessore alle Attività Produttive Giuliano Forzinetti e quello all’Urbanistica Maurizio Carta, che puntano, in particolare, all’abolizione del tetto dei 200 metri quadri per favorire l’arrivo delle grandi griffe nel salotto buono del capoluogo. “Con l’assessore Forzinetti e il suo staff – scrive Carta su Facebook – abbiamo fatto un proficuo incontro di lavoro per affrontare in maniera sinergica problemi di qualità della vita e dell’impresa in centro storico che necessitano dell’azione congiunta di più forze e di più strumenti attuativi. Anche qualche regolamento dovrà essere aggiornato per renderlo adeguato ai tempi che viviamo e alle sfide da affrontare per riattivare il dinamismo economico di Palermo”.
Un grattacapo amministrativo di lunga data che anche il Consiglio comunale uscente ha provato di tanto in tanto ad affrontare senza mai approdare ad un accordo. Il perché lo spiega uno degli attuali inquilini di Sala delle Lapidi, Fausto Melluso di Sinistra Comune: “L’articolo 5 del Piano Urbanistico Commerciale ha regolato e regola non solo le strutture di media vendita di via Roma, come spesso appare dai discorsi che si fanno, ma in tutto il netto storico cittadino: nella norma vigente, in sostanza, si afferma che non possono aprirsi nel netto storico e nella ‘città murata’ strutture di media e grande vendita ‘fatte salve quelle autorizzate entro il 31 dicembre 1999’.
Un arnese certamente vecchio, questo vincolo”, che però, secondo Melluso, “un ruolo lo ha svolto nel determinare un equilibrio commerciale in città” perché se, da una parte, “ha determinato anche dei comportamenti elusivi, in cui tanti locali commerciali sono di fatto bloccati e non possono essere messi sul mercato”, dall’altra “questo vincolo, se ha ostacolato degli interessi, ne ha protetti altri: ad esempio, quelli di chi oggi opera economicamente in quei contesti e domani si troverà più concorrenza; più offerta di medio e grande commercio significa naturalmente anche penalizzare il resto del commercio, già messo in crisi dal cambiamento dei nostri consumi e da un certo tipo di sviluppo turistico in città. Per questo – ricorda Melluso – abbiamo fatto tante discussioni, in questi anni, che non hanno portato ad una decisione da parte del vecchio Consiglio comunale”.
Chi modificherà questo articolo, insomma, “dovrà stare attento a limitare possibili speculazioni: levarlo senza direzione, senza ulteriori regole che proteggano e governino, significherà certamente accelerare in direzione di uno sviluppo turistico sostanzialmente predatorio, lasciare che chi ha di più possa determinare l’offerta commerciale”.
Un equilibrio difficile da raggiungere, dunque, tra la necessità di tutelare la piccola bottega o il negozio di quartiere e quella di rilanciare assi come via Roma che in questi anni hanno visto calare decine di saracinesche.
A ribadirlo è anche la neoconsigliera Mariangela Di Gangi: “Il tema del rilancio del commercio e delle attività commerciali nel centro storico della città – sostiene – non può essere affrontato con provvedimenti parziali o estemporanei che non tengano conto delle tante esigenze e dei tanti interessi in gioco, inclusi quelli dei residenti e dei piccoli commercianti, come delle botteghe storiche. Certamente quello del commercio in città è uno dei temi da affrontare con urgenza nel prossimo Consiglio comunale ma senza spalancare le porte ad una totale deregolamentazione che avrebbe effetti ancor più devastanti sul tessuto economico, a partire dai mercati storici che vanno rilanciati e non posti in competizione con la grande distribuzione.
“Per questo ben venga l’apertura di un dibattito – aggiunge – ma senza dare per scontata aprioristicamente alcuna soluzione che non punti a bilanciare tutti gli interessi in campo e soprattutto senza dare per scontato che la priorità della città sia quella di rafforzare la presenza delle griffe nel nostro centro storico a discapito delle imprese e dei commercianti più piccoli”.
Forzinetti e Carta auspicano comunque che “in tempi brevi possa essere sottoposto al nuovo Consiglio comunale un provvedimento che ponga fine all’anacronistica norma che sino ad oggi ha impedito in città l’insediamento dei marchi più prestigiosi, contribuendo in tal modo al rilancio economico di aree della città ormai commercialmente degradate”.