Palermo

Palermo, Commissione Bilancio, molto rumore per nulla

PALERMO – Soluzione gattopardiana per la Commissione Bilancio. Dopo quasi tre settimane di impasse, l’organismo è stato azzerato e ricomposto esattamente per com’era, previo accordo tra maggioranza e opposizione.

Giunge così a conclusione una vicenda ingarbugliata, che aveva impantanato i lavori d’Aula mettendo a repentaglio l’approvazione del Bilancio consuntivo 2022 e congelando di conseguenza assunzioni e investimenti. Tutto è iniziato quando, durante la discussione del Bilancio di previsione 2023, il consigliere del gruppo Oso Ugo Forello, vice presidente della Commissione, ha fatto ostruzionismo (insieme alla collega Giulia Argiroffi) con centinaia di emendamenti contro la creazione di un fondo da mezzo milione a disposizione della Presidenza del Consiglio comunale per finanziare i patrocini onerosi e le iniziative socioculturali. Il fondo, istituito da un emendamento del centrodestra, sarebbe stato foraggiato da 350 mila euro prelevati dall’imposta di soggiorno e il resto dal fondo di riserva, previa approvazione di un regolamento ad hoc.

Alla fine la strategia di Oso ha funzionato e il fondo è stato ridotto a “soli” 150 mila euro. La maggioranza però se l’è legata al dito: i quattro esponenti del centrodestra della Commissione Bilancio si sono dimessi subito dopo il via libera al Previsionale con il chiaro obiettivo di far decadere la Commissione e silurare Forello. La manovra però si è rivelata un boomerang per il centrodestra perché Forello, insieme al collega di Commissione Carmelo Miceli del gruppo Misto (tra l’altro entrambi avvocati), ha scatenato una battaglia legale a colpi di diffide, pareri ministeriali, precedenti giuridici e addirittura un esposto in Procura.

Le interpretazioni sulle dimissioni, infatti, erano diametralmente opposte: per il centrodestra erano più che sufficienti per far decadere in automatico la Commissione Bilancio, mentre per Forello non si poteva parlare di decadenza ma di surroga e i consiglieri dimissionari andavano semplicemente sostituiti. Un vero guazzabuglio giuridico che ha rallentato i lavori d’Aula bloccando di fatto il Rendiconto 2022, che già viaggia con un certo ritardo, tant’è che la Regione Siciliana ha nominato un commissario ad acta. Anche la Segreteria generale, gli uffici e l’Avvocatura comunale si sono affannati in cerca di una soluzione, senza venirne a capo. E così, dopo settimane di riunioni della capigruppo, confronti tra maggioranza e opposizione e richiami del sindaco Roberto Lagalla (preoccupato perché la Commissione di fatto non poteva esprimere il proprio parere sugli atti più urgenti), alla fine tutto è cambiato per non cambiare niente: in virtù di un accordo raggiunto tra centrodestra e opposizione, il presidente del Consiglio Giulio Tantillo ha annunciato a Sala Martorana che tutti e sette i componenti della Commissione si sono dimessi e che subito dopo la Commissione è stata ricostituita con gli stessi esponenti. Si tratta di Giuseppe Milazzo (Fdi), Forello (Oso), Gianluca Inzerillo (Forza Italia), Domenico Bonanno (Nuova Dc), Salvatore Di Maggio (Nuova Dc), Mariangela Di Gangi (Progetto Palermo) e Miceli (Misto). Inoltre Milazzo e Forello sono stati confermati nel ruolo rispettivamente di presidente e vice presidente.

Una squadra che a breve potrebbe cambiare (stavolta per davvero) perché Di Maggio (che a marzo era subentrato in Consiglio dopo le dimissioni di Marianna Caronia) di recente ha lasciato la Lega per aderire al partito di Totò Cuffaro, che in questo modo si ritrova con due rappresentanti in Commissione. Il posto di Di Maggio potrebbe essere preso da Dario Chinnici della lista del sindaco Lavoriamo per Palermo. Al momento i cuffariani possono contare su quattro elementi in Consiglio: Di Maggio, infatti, si aggiunge a Domenico Bonanno (capogruppo), Salvatore Imperiale e Viviana Raja.

Tutti contenti, dunque: Forello ha mantenuto il suo ruolo di vice presidente della Commissione Bilancio, l’opposizione ha segnato un punto a proprio favore e il centrodestra è riuscito a uscire dal vicolo cieco in cui si era cacciato, vittima della sua stessa strategia.