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Palermo dà il via al progetto “Dipendenze: no, grazie!”

Le immagini di repertorio che in questi giorni scorrono tra televisione, web e giornali di carta per ricordare la parabola artistica della grande Raffaella Carrà mostrano un’Italia che non c’è più.

Uno spaccato sociale che si fa presto a liquidare come ‘bacchettone’, caratterizzato da generi e quantità di eccessi imparagonabili con quelli attuali. Soprattutto sul fronte del gioco d’azzardo. Al tempo di quell’Italia, la fortuna si tentava con la schedina, una volta alla settimana e con il biglietto della lotteria, una volta all’anno.

Adesso invece – lo dicono le statistiche, purtroppo non ancora in grado di fotografare bene il fenomeno – il numero di persone anziane, spesso sole, che scommettono almeno 200 euro a settimana giocandosi molto più che l’intera pensione così come quello dei giovani, sempre più spesso minorenni, che puntano cifre ingenti tra i centri scommesse e i sempre più numerosi siti specifici presenti nell’ecosistema digitale, assume dimensioni che vanno ormai ben oltre l’allarme. Forme di schiavitù, al pari di quelle legate all’uso delle droghe. Ma, in questi casi, dipendenze senza sostanze.

Contrastare e prevenirne la diffusione è la finalità di ‘Dipendenze: No, Grazie!’, progetto promosso dalla Global Thinking Foundation, organizzazione che sponsorizza piani di educazione finanziaria per il miglioramento dell’inclusione sociale e economica in Italia e a livello internazionale mediante collaborazioni con istituzioni pubbliche e enti privati.

L’iniziativa è appena partita proprio da Palermo, in particolare da 4 tra i suoi quartieri più grandi e popolari: la Kalsa, il Borgo Vecchio, Montegrappa-Villaggio Santa Rosalia e Brancaccio, per dipanarsi successivamente sul territorio siciliano e nel resto d’Italia.

Il progetto funzionerà grazie a una erogazione liberale della Banca d’Italia, assegnata a seguito di una selezione (al bando hanno partecipato 250 progetti) e a una lunga filiera di partner, 19 in tutto, inclusi il Comune e l’Università di Palermo.

Centro direzionale nel capoluogo siciliano sarà la Casa di Paolo, il punto di aggregazione voluto da Salvatore Borsellino, fratello del giudice assassinato dalla mafia, che da 6 anni opera nei locali della omonima ex antica farmacia ubicata in via della Vetriera, a pochi passi dalla piazza Magione, dove per tanti anni lavorò la sorella Rita prima di scendere nell’agone politico.

Proprio la zona in cui Paolo Borsellino e Giovanni Falcone trascorsero infanzia e adolescenza è oggi una delle aree palermitane più problematiche per gli effetti derivanti da varie forme di ludopatia.

“Si tratta di situazioni aggravatesi in maniera particolarmente minacciosa nel periodo pandemico e vanno affrontate coinvolgendo quanti più protagonisti del sociale e attori economici del territorio – spiega Claudia Segre, esperta di dinamiche dei mercati e presidente della Global Thinking Foundation -. L’attuale conoscenza delle problematiche legate al gioco d’azzardo è quella offerta da situazioni già affrontate in passato, mentre è ancora molto nebulosa la visuale delle altre forme di dipendenza senza sostanze. Numeri datati e relativi a casi isolati non consentono ancora di mappare questo problema sociale che alimenta un vasto sistema di affari illeciti, a cominciare dall’usura, dannosi per la persona e la famiglia”.

La progettualità appena partita, presentata l’8 luglio a Villa Niscemi, punta a elaborare linee guida e buone pratiche non soltanto finalizzate a migliorare l’ascolto del bisogno manifestato da quanti patiscono queste dipendenze, ma soprattutto a concepire misure di prevenzione: “l’unica maniera di contenere il costo sociale di questi fenomeni che creano ulteriori esclusioni e disuguaglianze. Conseguenze che non possiamo permetterci in questo momento di emergenza sociale e di ripartenza necessaria”, sottolinea Segre.

Urgono dati precisi. Nell’ultimo anno falcidiato dalla pandemia, in Italia sono state 800 mila le persone dai 12 agli 80 anni che si sono rivolte agli specialisti in dipendenze patologiche delle Asp.  Un fenomeno trasversale per età, classi sociali, modalità d’espressione.  La ludopatia, la dipendenza dal gioco d’azzardo, è quella più diffusa. Ma aumentano i danni legati al trading on line e allo shopping compulsivo, ovvero il bisogno di spendere e comprare, senza controllo, senza un reale motivo. Gli operatori sanitari e del terzo settore non esitano a parlare di un quadro generale peggiorato a causa degli effetti psicologici della pandemia. Del resto lo scenario appariva già grave prima dei lockdown.

Per quanto riguarda il gioco d’azzardo, secondo il Libro Blu del Gioco 2019 pubblicato dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, sempre a livello nazionale la cifra complessiva scommessa dagli italiani era aumentata del 5% rispetto all’anno precedente, attestandosi a 106,8 miliardi di euro, su un bacino tra gli 8 e i 10 milioni di italiani.

Il dato relativo alla Sicilia indicava un volume di gioco ammontato complessivamente a oltre 4 miliardi e mezzo di euro, mentre dai rilievi dell’Asp di Palermo si apprende che, sempre fino a tutto il 2019, sono stati 5.871 i pazienti seguiti da psichiatri e psicologi per addiction gambling, la dipendenza patologica da gioco d’azzardo.

Per quanto riguarda il trading online, in Sicilia cresce e preoccupa il numero degli intermediari finanziari autorizzati, dai 132 del 2018 ai 242 registrati nel 2019 (Fonte Sole24 Ore). Ma è nel contempo salito anche quello dei siti di broker abusivi oscurati dalla Consob.

Gli assistenti sociali del Comune hanno rilevato una crescita dell’utenza sui siti di scommesse spinta da una sempre più diffusa convinzione di trovarvi soluzioni a problemi di disagio economico. Soprattutto durante i mesi del lockdown è aumentato in maniera esponenziale il numero di quanti si sono avvicinati alla spirale del gioco d’azzardo e del trading online sulla spinta della noia, del maggior tempo a disposizione e del timore della perdita del posto di lavoro.

Ferma restando la presenza di persone adulte dentro questo scenario, a inquietare è il sempre maggiore coinvolgimento di individui molto giovani, tra gli 11 e i 19 anni.

Ancora arduo invece – informano dalla Global Thinking Foundation –  è dimensionare il fenomeno dello shopping compulsivo, in quanto azione socialmente diffusa e quotidianamente incoraggiata dal sistema pubblicitario.

Il progetto ‘Dipendenze: no, grazie’ punta a coinvolgere ancora di più il mondo delle associazioni, solidaristiche e di utilità sociale: “Il terzo settore è un pilastro fondamentale nella lotta contro tutte le forme di dipendenza”, ha detto Cinzia Mantegna, assessore alla cittadinanza solidale a Palazzo delle Aquile nel corso della conferenza di presentazione svoltasi l’8 luglio a Villa Niscemi.

“La pandemia ha accelerato pericolosamente l’attrazione verso i giochi con vincite in denaro.  Una sponda che appare accattivante ma finisce per diventare schiavizzante. Il vizio del gioco, che è diffuso soprattutto in ambienti segnati da crescente povertà economica, è purtroppo anche uno degli emblemi della povertà educativa. Non sottrae solo denaro, ma amore, serenità e prospettive di sviluppo della persona”.

‘Isolamento’ è una delle parole della pandemia. “I giovani sono sempre più soli e disumanizzati dentro il web, mentre sono innegabili le grandi responsabilità degli adulti nei loro confronti” – sostiene Concetta Di Benedetto, assistente sociale e responsabile per le pari opportunità e il contrasto alle discriminazioni presso il Comune di Palermo.

“In una realtà come Palermo – riprende Di Benedetto – abbiamo più volte osservato gruppi di minorenni radunati davanti a alcune agenzie di scommesse, diventate numerose proprio lungo le strade dei quartieri più popolari: non essendo autorizzati a entrarvi affidano le loro somme da scommettere agli amici di maggiore età. Importi spessi alti, anche ottenuti a seguito di violenze familiari”.

Tocca adesso anche al legislatore: “Sebbene si stiano cominciando a applicare misure specifiche con il Decreto Dignità, per esempio quella del divieto alla pubblicità dei giochi d’azzardo e i provvedimenti previsti nella Legge di Bilancio per porre sotto controllo gli apparecchi elettronici legati a attività di vincite in denaro, va però rilevata la mancanza di una visione di insieme di questi fenomeni e di una riforma complessiva del settore – riprende Segre -. I provvedimenti adottati dalle regioni, con differenze significative l’una dall’altra, rappresentano senz’altro dei significativi passi in avanti, ma occorre fare di più. Manca un preciso quadro del settore, con dati attuali proprio perché si tarda a convertire in normative i tanti disegni di legge ancora in discussione. Lo scopo del progetto ‘Dipendenze: no grazie’ è spingere anche in questa direzione”.

Antonio Schembri