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Palermo, disagio giovanile, un convegno su “Hikikomori e salute mentale”

Isolamento sociale, reclusione in una prigione che esclude gli altri, ma protegge dal senso di inadeguatezza sociale percepita, dalla paura dell’Altro, progetti terapeutici rivolti ai giovani colpiti dal disagio psicologico noto come Hikikomori.

Questo il focus del Convegno di studi “Hikikomori e salute mentale” che si è tenuto il 26 Ottobre scorso presso l’Istituto Regina Margherita di Palermo, organizzato dall’Afipres Marco Saura ODV, Associazione che da anni di occupa in Sicilia di sensibilizzazione sul tema del suicidio.

“L’obiettivo che ci siamo prefissati con questo XX Convegno Nazionale è di porre l’attenzione sul benessere psicosociale, nei termini di prevenzione del disagio e del suicidio, coinvolgendo il territorio che incontra il mondo giovanile nel quotidiano, quindi docenti, famiglie, istituzioni” rendono noto la Dottoressa Viviana Cutaia e la Signora Livia Nuccio, rispettivamente Coordinatrice Helpline Telefono Giallo, Presidente dell’Associazione Afipres.

Vari i partners presenti allo stimolante evento, in prima linea l’Università degli Studi di Palermo, nella figura del Professore Gioacchino Lavanco, Ordinario di Psicologia di Comunità presso la stessa Università.

“Dobbiamo occuparci degli Hikikomori in pandemia, poiché l’isolamento sociale della quarantena ha davvero peggiorato le condizioni dei potenziali hikikomori, come se prescrivessimo di fatto loro il sintomo. È necessario che la comunità venga supportata e aumenti la consapevolezza di un fenomeno in parte ancora sconosciuto in Italia, ma noto da tempo in Giappone”.

Sulla stessa linea il parere di Salvatore Varia, psichiatra, Vicepresidente della Società Italiana di psichiatria, “i giovani sono da attenzionare, aiutati, segnalati, soprattutto in pandemia e nel periodo post-pandemico, dove l’isolamento è stato in certi momenti per forza di cose imposto per ragioni sanitarie e gli strascichi psicologici si trascinano nel tempo in modo inarrestabile”.

Un aiuto globale che richiede la sinergia tra giovani, scuola, società e clinica, come puntualizza il Dirigente scolastico dell’Istituto che ha ospitato l’evento, Prof. Domenico di Fatta.

“La scuola non può restare indifferente, questo è un fenomeno sottovalutato. Auspico, in seguito a questo importante evento, che mi pregio di sostenere, un aumento della sensibilizzazione sul tema, e una migliore capacità di decodificare i segnali di rischio a beneficio dei giovani potenziali portatori di questo disagio e delle loro famiglie”.

Scuola, famiglia, servizi territoriali, psicoterapia, in un progetto terapeutico che consiste, tra i principali aspetti, in una psicoterapia individuale e di gruppo, che permetta di diminuire il senso di vergogna di queste persone e il desiderio “terapeutico” disfunzionale di reclusione “nella propria camera” e di aumentare le capacità relazionali carenti, condizione essenziale per una vita sociale appagante, apportatrice di benessere.

Angela Ganci