Palermo

E così anche Leoluca Orlando divenne Sardina

PALERMO – Il sindaco Leoluca Orlando, a nome dell’Amministrazione comunale, ha aderito al raduno del movimento spontaneo delle Sardine, svoltosi ieri pomeriggio in piazza Verdi, che “sulla scia dei recenti eventi di Bologna, Modena e altre città italiane promuove idee e contenuti multiculturali, aperti, tolleranti e pacifici”.

“Il movimento delle Sardine – ha detto il primo cittadino – è un segno importante di vitalità democratica e di voglia di partecipazione attiva che attraversa Paese. Un movimento che in modo significativo ribadisce l’importanza della difesa e della concreta applicazione dei valori democratici costituzionali, contro ogni deriva autoritaria, rigurgiti neofascisti e intolleranze populiste in Italia”.

“Aver posto al centro i diritti di tutti e di ciascuno – ha aggiunto Orlando – fa di questo movimento di cittadini, anche a Palermo, un’importante risorsa per proseguire un cammino amministrativo e politico che proprio ai più fragili ha indirizzato la propria attenzione. La nostra città ha scelto, con la sua Amministrazione comunale, di porre al centro della comunità i diritti, contro ogni espressione di odio, intolleranza, violenza e discriminazione contro i più vulnerabili”.

“Per questo – ha sottolineato ancora il primo cittadino del capoluogo siciliano – io, in qualità di sindaco, e tutta l’Amministrazione, abbiamo esercitato ed eserciteremo i nostri doveri e diritti di amministratori avendo come faro e riferimento la Costituzione, che troverà sempre piena applicazione, anche quando questo comporti la disobbedienza a decreti e norme incostituzionali e disumani”.

“Dalla Carta di Palermo – ha concluso Orlando – passando per il riconoscimento dei diritti, alla residenza per i cittadini stranieri e per i cittadini italiani, al contrasto a ogni forma di violenza, fisica, verbale o ideologica, questa Amministrazione non può che riaffermare il principio che ‘Io sono persona, noi siamo comunità’, contro chi disprezza esseri umani e regole democratiche in nome dell’appartenenza a gruppi, partiti o clan”.