Palermo

Palermo, elezioni sotto i riflettori. Caos, fughe in avanti e tensioni

PALERMO – L’apertura di Silvio Berlusconi a un Musumeci bis. La candidatura di Francesco Cascio a sindaco di Palermo. E la resa nei conti nel partito con le dimissioni prima ventilate e poi seccamente smentite di Gianfranco Miccichè da coordinatore regionale. Quello di Forza Italia è stato un fine settimana campale, che potrebbe avere ripercussioni anche sulla coalizione di centrodestra nella corsa a Palazzo delle Aquile. Già, perché il parterre dei candidati, lungi dal trovare una sintesi, è sempre più affollato.

Mentre i berluscones si riunivano all’Ars per stabilire una strategia in vista dei prossimi appuntamenti elettorali, infatti, la Lega ufficializzava Francesco Scoma. “La candidatura a sindaco di Palermo da parte della Lega – ha commentato il deputato del Carroccio – mi onora e mi responsabilizza ancora di più nel percorso di servizio ai cittadini iniziato tanti anni fa e che negli ultimi due anni si è incentrato per impedire alla sinistra di continuare a mortificare i palermitani. Ringrazio il segretario regionale Nino Minardo e tutti gli altri colleghi della Lega che sostenendo con convinzione la mia candidatura offrono alla città e a tutto il centrodestra un progetto concreto per far ripartire Palermo”.

Nel frattempo Fratelli d’Italia sembra voler insistere con Carolina Varchi, attirandosi le critiche del deputato regionale leghista Vincenzo Figuccia: “Giorgia Meloni deve scendere dal piedistallo – ha detto – non può avere Carolina Varchi candidata sindaco a Palermo e Nello Musumeci candidato presidente della Regione, lei sta giocando la sua partita e non pensa al centrodestra unito”.

La faida interna a Forza Italia

In tutto questo andava in scena la faida interna a Forza Italia, innescata dalla riunione di sabato all’Ars (cui ha partecipato anche Berlusconi in collegamento telefonico) con la senatrice Licia Ronzulli, delegata dal presidente e responsabile per i Rapporti con gli alleati, in missione nel capoluogo siciliano per fare il punto sulle elezioni comunali e regionali. Alla riunione erano assenti gli assessori regionali Marco Falcone, Gaetano Armao (in questi anni le polemiche con il presidente dell’Ars non sono mancate) e Marco Zambuto e una parte dei deputati regionali. Un’assenza in palese contestazione con la linea politica del coordinatore Miccichè, che secondo l’assessore Falcone è stata “ondivaga” e all’origine degli addii di nomi di peso quali Totò Lentini, Nino Minardo, Giuseppe Milazzo, Salvo Pogliese, Marianna Caronia e lo stesso Scoma. Nel corso della riunione è stata decisa la candidatura di Cascio a sindaco: “È una fase molto delicata – ha detto all’Ansa l’ex presidente dell’Ars – gli equilibri al momento sono molto precari e ci sono mesi e mesi di lavoro, ma sono onorato e felice che Forza Italia abbia deciso di puntare sul mio nome per la candidatura a sindaco di Palermo. L’obiettivo di tutti è quello di portare avanti la candidatura con un centrodestra compatto”.

A indicare Francesco Cascio Micciché in persona

Secondo l’ala che contesta Miccichè, a proporre il suo nome sarebbe stato l’ex presidente del Senato Renato Schifani, scavalcando quello di Roberto Lagalla sponsorizzato dal coordinatore. Andrea Mineo, segretario cittadino di Forza Italia a Palermo e responsabile regionale del movimento giovanile, ha smentito questa ricostruzione: a indicare Cascio sarebbe stato Miccichè in persona. “Francesco Cascio – ha affermato – è il profilo ideale del candidato sindaco di Palermo, per vincere le elezioni. Lo ha proposto alla senatrice Licia Ronzulli, durante la riunione di sabato, Gianfranco Miccichè, dopo avere fatto un lavoro di sintesi con i parlamentari regionali, nazionali, la classe dirigente palermitana e avere ascoltato le varie sensibilità del partito. È vero che il senatore Schifani aveva insistito perché il candidato della coalizione alle prossime amministrative fosse espressione di Forza Italia, ma l’ex presidente del Senato è arrivato al tavolo con altri nomi, mai presi in considerazione perché poco popolari e sui quali non ci sarebbe mai stata la convergenza degli altri alleati della coalizione. Negli anni c’è stato un importante ricambio della classe dirigente del partito: sono andati via solo i guastatori, i cambiacasacca, gente che lavorava solo per il proprio tornaconto”.

“Al contrario – ha concluso Mineo – è entrata nel partito solo gente che ci ha fatto crescere in quantità e soprattutto in qualità. Non è il momento delle polemiche, bisogna ritrovare l’unità”. Miccichè, attorno al quale hanno subito fatto quadrato diversi esponenti azzurri, secondo alcuni rumors avrebbe anche pensato alle dimissioni, ipotesi però smentita nella serata di domenica.

Dal Centrosinistra neppure un candidato

Ma se Atene piange Sparta non ride, e se a destra i candidati sono ben tre (e Forza Italia sembra vittima di una lotta fratricida tra chi vuole una conferma di Musumeci e chi vorrebbe sostenere un nuovo governatore), a sinistra non ce n’è neppure uno. La scorsa settimana il candidato Franco Miceli, presidente del Consiglio nazionale degli architetti, ha sbattuto la porta: “Troppi conflitti nella coalizione, non ci sono le condizioni”. Miceli aveva ricevuto il via libera di buona parte del Pd e di Sinistra Civica Ecologista ma non piaceva ad alcuni pezzi del M5s.

La sinistra però non ci sta: durante l’ultima assemblea politica di sabato ha lanciato un appello a Miceli perché ci ripensi. “Facciamo appello a Franco Miceli – si legge in una nota – di cogliere la sfida di Palermo e nello stesso tempo chiediamo al Pd, al Movimento 5 Stelle e all’intera coalizione progressista di mettere da parte inutili tatticismi e svilenti personalismi al fine di definire una candidatura credibile, forte, di grande qualità politica e professionale, qual è quella di Franco Miceli”.