A novembre 2021, nel Palermitano, la quota di imprese che riscontra difficoltà nel reperire le figure professionali di cui ha necessità per far fronte all’incremento di domanda, si attesta al 26,8%, valore superiore di 7,9 punti a quello registrato a novembre 2019 (18,9%).
E’ uno dei dati che emerge, tra luci ed ombre, dall’ultimo rapporto di Confartigianato su imprese, mercato del lavoro e sfide future, riguardante il comprensorio del capoluogo siciliano. Sull’argomento abbiamo sentito i rappresentanti dei sindacati. “Il tema proposto dal report di Confartigianato, – afferma Monica Genovese, segretario Cgil Sicilia – pone al centro dell’attenzione tutta la situazione riguardante la formazione o meglio, la necessità che avvertiamo tutti del rilancio della formazione stessa perché è una delle più importanti leve di politica attiva che deve essere però ben declinata rispetto alle esigenze del mercato del lavoro e soprattutto dei mutamenti che stanno avvenendo in questi anni in termini di digitalizzazione e innovazione tecnologica.
Purtroppo, in Sicilia scontiamo tutti il crollo della formazione professionale; ricordiamo cosa avvenne durante il governo Crocetta quando numerosi enti avevano frodato l’Unione Europea piuttosto che erogare quella formazione che, allo stato attuale, soltanto da qualche mese si sta rilanciando per dare modo ai disoccupati e soprattutto ai giovani che escono dalla scuola di frequentare dei corsi utili alla loro crescita e al loro ingresso nel mondo del lavoro. Negli ultimi mesi – prosegue Monica Genovese – stiamo assistendo alla pubblicazione di numerosi bandi e avvisi da parte dell’Assessorato all’Istruzione e Formazione ma riteniamo che l’offerta formativa rivolta al territorio regionale non sia adeguata alle esigenze del mercato del lavoro e soprattutto di un mercato che cambia; per questa ragione serve un più stretto collegamento tra l’Assessorato all’Istruzione e Formazione e l’Assessorato al Lavoro e ci auguriamo che il programma Gol possa realizzarlo.
Noi tutti incorriamo nell’errore di ritenere che la formazione riguardi solo chi deve entrare nel mondo del lavoro, mentre invece riguarda soprattutto le imprese che dovrebbero sfruttare al meglio il dettaglio delle tipologie contrattuali che offrono al loro interno la possibilità di fare formazione. Vengono poco utilizzati – conclude il segretario di Cgil Sicilia – i contratti che prevedono la formazione, come per esempio l’apprendistato, come emerge dall’Osservatorio sul Precariato dell’Inps, così come i tirocini di “Garanzia giovani” che hanno una forte componente formativa ma che spesso non viene erogata dalle aziende, finendo per produrre nella maggior parte dei casi fenomeni di dumping contrattuale”.
“Questo dato sulle imprese che riscontrano difficoltà nel reperire le figure professionali di cui hanno bisogno – sottolinea Leonardo La Piana, segretario generale Cisl per Palermo e Trapani – conferma ciò che spesso affermiamo: c’è uno scollamento fra il mondo della formazione tutta, e quello delle imprese ed industrie con la conseguenza che spesso i nostri giovani sono poco aggiornati rispetto alle nuove professioni che le aziende cercano specie sulle filiere più evolute come quelle eco-sostenibili e della cosiddetta economia green.
Questo gap risulta più evidente se si considera che ormai le nostre imprese e quindi i nostri giovani concorrono con un sistema globalizzato dove la flessibilità della formazione e la possibilità di intercettare i cambiamenti sono fattori competitivi rilevanti. Nelle nostre regioni del Sud poi si sconta anche un divario considerevole con il Nord del Paese non tanto sulla formazione teorica ma spesso su quello che nasce dal rapporto azienda-università-scuola.
Riteniamo che il sistema formativo così come strutturato necessiti di una complessiva rivisitazione, che l’orientamento professionale dei giovani debba essere maggiormente sviluppato e soprattutto riteniamo che imprese e scuola “debbano darsi del TU e non del VOI”.
Si deve anche considerare – aggiunge La Piana – il tessuto economico e infrastrutturale in cui operano le nostre imprese che risulta penalizzante rispetto ad altre allocate in altre regioni di Italia, il dimensionamento delle stesse e quindi la loro capacità di stare sul mercato. Su questo anche il costo delle materie prime e financo della bolletta elettrica per molte diventa un elemento da non sottovalutare perché l’innalzarsi dei costi provoca colpi devastanti sulle tenute delle stesse. Ecco perché come Sindacato riteniamo che il governo debba assicurare interventi per ridurre gli effetti negativi delle condizioni strutturali ed economiche in cui versano le imprese del Sud del Paese; bisogna creare condizioni di fiscalità di vantaggio, bisogna intervenire per supportare quelle imprese che creano lavoro vero, sicuro, regolare e pulito. Bisogna anche smetterla con i contributi a pioggia ma si deve valorizzare chi investe sulla propria azienda per renderla competitiva nel mercato, chi applica i contratti collettivi di lavoro e anche quelle imprese che restituiscono al territorio un pezzo di quello che prendono in termini di servizi e compensazioni. Basta ai prenditori, sì invece agli imprenditori seri che vogliono creare lavoro per i nostri giovani.
E per finire serve guardare con attenzione alle politiche attive del lavoro per assicurare formazione e reimpiego per quelle risorse lavorative che senza adeguata formazione sulle nuove professioni e sui nuovi bisogni difficilmente, in una terra come la nostra, potranno ritrovare o trovare un lavoro.
La Cisl, – conclude il segretario generale del sindacato per Palermo e Trapani – quindi prova a guardare al mondo delle imprese con la logica della collaborazione nel rispetto dei ruoli e delle competenze. Serve una sinergia sana per il bene della nostra terra, con uno sguardo attento anche ai più deboli visto che in questo momento storico pandemico si rischia di aumentare ulteriormente divari e diseguaglianze che offendono la giustizia sociale e frenano la crescita”.
“C’è un estremo bisogno di riavviare realmente politiche attive del lavoro. – evidenzia Claudio Barone, segretario generale Uil Sicilia – Oggi in Sicilia non c’è incontro tra domanda e offerta e scaricarne la colpa solo sul reddito di cittadinanza è per lo meno una semplificazione.
Bisogna avviare un confronto, più volte richiesto, sull’utilizzo delle risorse Gol anche coinvolgendo la bilateralità con i fondi interprofessionali.
E’ importante – prosegue barone – inserire nella pubblica amministrazione personale qualificato, in primis navigator ed ex sportellisti e inoltre riconoscere ai centri regionali per l’impiego mansioni superiori”.
Roberto Pelos