Palermo

Palermo, inaugurato in Corte d’Appello anno giudiziario 2024: “Attacco alla giustizia del governo pericoloso”

Si è tenuta questa mattina, nell’Aula Magna della Corte di Appello di Palermo, l’inaugurazione dell’anno giudiziario 2024. Di fronte alle massime autorità civili, militari e religiose e ad alcune scolaresche invitate all’evento, il Presidente della Corte d’Appello Matteo Frasca, dopo aver ringraziato Radio Radicale per il significativo e puntale supporto al tema dell’informazione, ha presentato la sua relazione. Anche l’arresto dell’ultimo superboss della stagione stragista della mafia corleonese è stato oggetto della sua relazione introduttiva e, a tal proposito, il Presidente Frasca ha dichiarato che “non è stato solo l’approdo di lunghi anni d’indagini delle forze di polizia coordinate dalla procura della Repubblica di Palermo, ma è stato soprattutto un punto di partenza perché ha aperto nuovi scenari al fine di individuare, mediante indagini sempre più complesse e articolate soprattutto quando investono le operazioni finanziarie, la rete di protezione che ha consentito la sua lunga latitanza”.

“Indipendenza del sistema giudiziario ha ruolo fondamentale”

L’indipendenza del sistema giudiziario – ha dichiarato ancora il Presidente Frasca – assume un ruolo fondamentale oggi sia per tutelare la legge sia i diritti. I giudici, proprio per questo, sono soggetti ad attacchi e al tempo stesso sono però garanti del sistema basato su pesi e contrappesi, fondamentale per il mantenimento e lo sviluppo delle democrazie”. Nella sua relazione ha inoltre fatto riferimento alle possibili modifiche legislative che il Ministero della Giustizia ha esso in essere negli ultimi mesi indicando che “le recenti riforme affrontate e approvate nel nostro paese, mirano a modificare il peso della componente laica creando, in tal modo uno squilibrio che snatura i principi costituzionali che reggono il nostro sistema democratico”. “Criticabile è – continua Frasca – l’attacco al reato di abuso d’ufficio che mira alla sua cancellazione. Non è un problema risibile, come si vuole fare credere e non si tratta nemmeno di un reato evanescente, come sostengono altri, ma di un sistema di garanzia nei confronti dei cittadini rispetto all’operato di quanti operano nella Pubblica Amministrazione”. Anche relativamente alle intercettazioni, il Presidente Frasca ha espresso una valutazione ribadendo che “la limitazione delle intercettazioni, la cui abrogazione verrebbe fatta invocando anche una necessità di maggior risparmio. Il costo delle intercettazioni è ampiamente ripagato da quanto, proprio grazie a loro, è sequestrato e, contestualmente, dallo sviluppo delle indagini che permettono di svelare aspetti che non sarebbe possibile i altro modo apprendere”.

L’intervento della Procuratrice Generale della CdA Lia Sava

Ha poi preso la parola, la Procuratrice Generale della Corte d’Appello Lia Sava che ha dichiarato “è mio obbligo ringraziare i Procuratori della Repubblica del distretto. Soprattutto i magistrati requirenti del distretto che hanno lavorato mantenendo il giusto equilibrio”. Ha inoltre lamentato i vuoti d’organico che oggi affliggono gli uffici giudiziari e ha ricordato che “la Procura Generale è centro vitale di meccanismi organizzativi che investono tutto il distretto e, proprio per questo, cardine della Giustizia che deve essere, innanzitutto, efficiente”. La salvaguardia della Giustizia di prossimità non può “essere affidata al super lavoro che ci viene richiesto” ma principalmente “ad un adeguamento della pianta organica” anche per poter fronteggiare al meglio le modifiche organizzative delle mafie e “a fronte di un sistema criminale mafioso che oggi utilizza sofisticati sistemi ad alta tecnologia e un massiccio utilizzo di cripto valute”. “L’infiltrazione mafiosa – ha proseguito Sava – continua e oggi, sempre più, reinveste capitale nell’economia sana e oggi si concentra sui grossi appalti e siede allo stesso tavolo con imprenditori, al fine di creare quel movimento di potere che determina il grosso accumulo di denaro. Non basta la legislazione. Le forze dell’ordine e la magistratura non possono essere lasciate soli ma hanno bisogno di una sinergia con tutti gli attori e con un’attività comune di formazione e prevenzione”. La Procuratrice Sava ha inoltre lamentato lo zoppicante iter del processo telematico e ha chiesto “maggiori investimenti sul fronte tecnologico al fine di tenere il passo con i sistemi criminali”. Ha dedicato, inoltre, una parte della sua relazione al problema del sistema carcerario, indicando che le situazioni emergenziali devono essere risolte definitivamente. “Degrado, incendi dolosi, sottosviluppo culturale – ha inoltre indicato Sava – sono il segnale di una società che ha bisogno di noi, come i ragazzi vittima del crack che sono tutti figli nostri. L’offerta deviante del crimine garantisce una sorta di welfare mafioso che diventa attrattivo per le nuove generazioni, vittime ancora una volta di un sistema che li sfrutterà”. “Nessuno deve rimanere indietro – ha concluso Sava – perché ognuno ha diritto al proprio posto nella società”.

Presente anche il Procuratore Capo di Palermo Maurizio De Lucia

È intervenuto poi il Procuratore Capo di Palermo Maurizio de Lucia che ha comunicato che “a Matteo Messina Denaro nel corso delle perquisizioni effettuate dopo l’arresto sono stati sequestrati 500mila euro in gioielli e 300mila in contanti, somme subito fatte confluire nel Fondo Unico per la giustizia“. Anche il tema delle intercettazioni è stato oggetto della relazione di De Lucia che ha detto che “è necessario difendere gli strumenti normativi che abbiamo e che, a mio avviso, sono irrinunciabili. Mi riferisco ad esempio alle intercettazioni. E’ certamente vero che hanno un costo, ma basta pensare che lo scorso anno la procura di Palermo vi ha investito 30 milioni a fronte di confische di beni alla mafia per 400 milioni. I risultati in termini investigativi dello strumento mi sembrano evidenti”. “Siamo impegnati in diversi piani di investigazione – ha proseguito il Procuratore di Palermo – che tengono conto della struttura di Cosa nostra: non dobbiamo mai darla per finita, ma al contempo non possiamo tenere conto che le risorse per combatterla sono limitate. Abbiamo colto le linee direttive di Cosa nostra, ma questa si sta riorganizzando per tornare a essere potente. Lo fa attraverso lo spaccio di stupefacenti e traffici illeciti soprattutto con la ‘Ndrangheta e le organizzazioni criminali albanesi. Cosa nostra vive un momento di crisi, momento che va colto. Non bisogna cedere all’idea che la mafia sia finita e si deve comprendere che le risorse a disposizione della giustizia sono limitate quindi l’azione di contrasto va pianficata e razionalizzata. La mafia – ha aggiunto – mira a tornare potente e per farlo deve potenziare la forza militare, obiettivo che richiede soldi e che prova a realizza col traffico di droga grazie a un rinnovato asse con la ‘Ndrangheta”. De Lucia è anche intervento sulla carenza di personale nei tribunali indicandolo come tema di “estrema gravità, oltre ai concorsi serve una revisione delle circoscrizioni giudiziarie. Le sedi piccole non possono funzionare e le risorse che richiedono dovrebbero invece essere redistribuite – prosegue De Lucia – per migliorare l’andamento degli uffici grandi. Insomma è necessaria una riforma della geografia giudiziaria perchè assicurare una giustizia di prossimità non significa dare al cittadino la possibilità di andare a depositare una denuncia vicino casa, ma garantirgli una risposta rapida“.

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