Continua il braccio di ferro tra alcuni percettori del reddito di cittadinanza siciliani e il Governo Meloni. Nei giorni scorsi, a Palermo e a Catania, hanno manifestato contro le nuove misure che ad agosto prossimo metteranno un freno al Reddito. Alcuni percettori, adesso, minacciano lo sciopero della fame. A parlare a Qds.it Tony Guarino, uno dei leader dei percettori, in prima fila in questi mesi in tutte le manifestazioni e ospite spesso di trasmissioni televisive nazionali che parlano del tema.
“Siamo più agguerriti che mai – afferma Guarino – anno nuovo proteste nuove. Non accettiamo questo decreto che fa la guerra ai poveri, un decreto ingiusto e insensibile. In Sicilia non ci sono grandi fabbriche o aziende che cercano dipendenti e gli uffici di collocamento non funzionano da anni. Non molliamo – continua il percettore di reddito – ci faremo sentire con fermezza, non ci arrendiamo ai soprusi del governo Meloni. Metteremo i nostri diritti davanti a tutto, nel rispetto della Costituzione italiana e del nostro statuto siciliano. Dopo la manifestazione del 21 dicembre non è arrivata alcuna risposta dalla regione Sicilia e non è giusto che la gente stia vivendo queste festività con ansia, angoscia e disperazione. Il Governo Meloni non si rende conto della gravità di questo decreto contro i percettori. Siamo pronti, se è il caso, a fare lo sciopero della fame, non ci fermeremo”.
A fargli eco il presidente di “Basta volerlo” Davide Grasso, un’associazione palermitana composta da percettori del reddito di cittadinanza che negli anni scorsi ha portato avanti un’iniziativa volontaria lodevole. Il gruppo ha svolto lavori di pubblica utilità nella città di Palermo, per ripagare il precedente Governo dell’aiuto dato.
“Il 2023 non sarà affatto roseo per migliaia di siciliani che perderanno il diritto all’unica forma di sostentamento economico, senza che ci sia una valida alternativa – dichiara Davide Grasso -. Senza nessun lavoro assicurato. Infatti, sono soltanto 67 le offerte di lavoro presenti sulla piattaforma IDO (incrocio domanda offerta) della Regione siciliana, contro i 228 mila percettori nella stessa regione. Anche se tutte queste offerte di lavoro venissero occupate da percettori avremmo risolto il problema di una persona su 3 mila. Dalla Regione Sicilia ci hanno comunicato che stanno investendo sulla formazione e siamo assolutamente d’accordo su questo, ma non può essere sostitutivo ad un sostentamento economico – continua Grasso -. Grazie al RDC tante persone hanno ritrovato una dignità sociale, sono riusciti a sottrarsi dallo sfruttamento, dal lavoro in nero a volte anche dalla criminalità. Quello che chiedono i percettori è un lavoro e, se non dovesse essere garantito, si chiede alla Regione Siciliana che si faccia carico di un sostentamento economico fin quando non sarà fatta almeno un’offerta lavorativa nel proprio comune di residenza o al massimo in un paese limitrofe. Abolire il sussidio vorrà dire tornare al lavoro nero, con stipendi sottopagati. Vorrà dire emigrazione forzata perché tanti siciliani saranno costretti ad andare via dalla loro terra e negli ultimi 20 anni sono stati oltre 800 mila quelli che per ragioni di studio e/o lavoro si sono dovuti trasferire altrove. Sentendo diversi percettori presenti alle manifestazioni del 29 novembre e del 21 dicembre – conclude il presidente di Basta volerlo – mi hanno comunicato che se non dovessero avere una risposta concreta da parte del governo siciliani sono disposti a fare lo sciopero della fame”.